28
aprile 2016 -
“Ultimo Banco” è il nuovo rapporto dell' Associazione
21 luglio sul rapporto tra scuola e bambini rom a Roma dal quale emergono
forti critiche verso una classe politica che spende tanto denaro pubblico
con risultati alquanto deludenti soprattutto per uno scarso controllo
sulla qualità degli interventi. Vi forniamo un estratto del
Comunicato stampa emesso dall’Associazione.
Dal 2002 al 2015 il Comune di Roma ha investito nel “Progetto
Scolarizzazione Rom di Roma Capitale” circa 27 milioni di euro, coinvolgendo
un numero compreso tra i 500 e i 2000 minori rom residenti negli insediamenti
formali della Capitale. Nonostante il forte investimento di risorse
e l’estesa durata del “Progetto”, in questi anni non sono
mai stati prodotti dati ufficiali relativi alla valutazione
dei risultati e alla qualità degli interventi. Considerata
tale carenza, Associazione 21 luglio ha condotto un’accurata analisi
del “Progetto Scolarizzazione Rom” con uno specifico focus sul periodo
2009-2015, e ha elaborato i risultati nel report “Ultimo Banco. Analisi
dei progetti di scolarizzazione rivolti ai minori rom a Roma”. Il
quadro che emerge dal rapporto è allarmante. Secondo i dati
relativi al periodo analizzato, nella città di Roma 9 minori
rom su 10 non hanno frequentato la scuola con regolarità, un
minore rom su 2 è in ritardo scolastico e frequenta quindi
una classe non conforme alla sua età anagrafica, infine, sulla
media dei 1.800 bambini rom iscritti a scuola solo 198 hanno frequentato
almeno i tre quarti dell’orario scolastico. Nell’ultimo anno scolastico
monitorato, quello del 2014-2015, nella baraccopoli istituzionale
di Castel Romano, la frequenza regolare ha raggiunto il suo valore
più basso attestandosi al 3,1%.
Da
questi elementi emerge come le politiche di scolarizzazione rivolte
ai minori rom residenti nella Capitale siano state negli anni del
tutto insufficienti. Le responsabilità di tale insuccesso
sono imputabili a diversi soggetti e fattori: all’impianto
politico e istituzionale, alle competenze e risorse di cui hanno potuto
disporre gli enti affidatari del “Progetto”, alla risposta dei minori
rom e al loro contesto socio-economico, alle politiche abitative e
di sgombero.
Dal
rapporto emerge come anche il corpo docente non sembra mostrarsi adeguatamente
preparato nel fornire risposte concrete alla questione. Ai minori
rom vengono spesso assegnati programmi didattici semplificati rispetto
a quelli del resto della classe, aumentando di fatto il loro ritardo
scolastico che è destinato ad accumularsi nel corso degli anni.
Già all’interno della Strategia Nazionale di Inclusione delle
comunità Rom, Sinti e Camminanti - documento ufficiale pubblicato
nel 2012 - veniva evidenziato come in Italia la percentuale di minori
rom con un handicap certificato toccava percentuali allarmanti (30-40%).
Il dato indicherebbe un uso improprio del sostegno scolastico, assegnato
in modo indiscriminato per fronteggiare i ritardi scolastici interpretati
come cognitivi.
Nel
report presentato da Associazione 21 luglio viene sottolineato come
– alla base di tutto - la segregazione abitativa all’interno
delle baraccopoli, isituzionali e non, incida in maniera determinante
sulle possibilità di successo delle politiche di scolarizzazione
adottate. Un bambino nato e cresciuto in un contesto di emergenza
abitativa inizia il proprio percorso scolastico in una condizione
di oggettiva penalizzazione. Non dispone di servizi igienici adeguati
e di spazi di studio per i compiti; quasi sempre i suoi genitori sono
privi di strumenti e capacità per sostenerlo nello svolgimento
dello studio; il trasporto scolastico – effettuato con mezzi riservati
esclusivamente a minori rom – è riconosciuto istituzionalmente
insufficiente tanto che l’alunno della baraccopoli è giustificato
ad entrare anche un’ora dopo dall’inizio delle lezioni e ad uscire
anticipatamente rispetto al normale orario scolastico.
«Gli
impietosi numeri della ricerca rivelano il fallimento di una politica
abitativa segregazionista, condotta su base etnica, dispendiosa e
lesiva dei diritti fondamentali, quale quella adottata dalle diverse
amministrazioni che si sono succedute nella Capitale» - ribadisce
Associazione 21 luglio - «È dal superamento delle baraccopoli
romane che il nuovo sindaco che uscirà dalle urne dovrà
ripartire per salvaguardare un’infanzia il cui futuro appare già
gravemente compromesso».