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agosto 2016 - "Il comune di Roma dimostri coraggio
e volontà politica per uscire dal caos e la Regione Lazio approvi
il piano rifiuti”. Con queste parole inizia un comunicato stampa
di Legambiente che fa alcune proposte per uscire con celerità
dalla morsa dei rifiuti che degrada la Capitale. Aumentare la differenziata
con l’estensione della raccolta porta a porta a tutta la città;
costruire gli impianti di trattamento e riciclo dell’organico con
la tecnologia della digestione anaerobica per produrre compost e biometano
(ne servono 15 da 30mila tonnellate all’anno); realizzare centri di
raccolta e di riuso per ognuno dei 15 municipi; pianificare l’attivazione
della tariffa puntuale come già fatto a Parma da un anno. Sono
questi per Legambiente i quattro punti fondamentali sui quali il Comune
di Roma deve scommettere e puntare se vuole veramente uscire dall'ennesima
situazione critica sui rifiuti, riducendo ai minimi termini
lo smaltimento negli inceneritori e nelle discariche e l’esportazione
fuori regione. Per farlo è fondamentale che il Comune
e la Regione concretizzino le scelte in tale direzione che fino ad
oggi sono mancate, e in particolare dopo la chiusura di Malagrotta
ottenuta grazie alle forti pressioni dell’Europa.
“La
situazione che vive oggi Roma – dichiara Stefano Ciafani, direttore
generale di Legambiente – è il risultato di una "non
politica" dei rifiuti che ha contraddistinto le amministrazioni
comunali e regionali degli ultimi 20 anni. Una situazione critica
che deve essere affrontata una volta per tutte. Dopo la tanto agognata
chiusura di Malagrotta, non è stato fatto un granché
per diffondere la raccolta differenziata domiciliare a Roma e per
costruire nuovi impianti di trattamento e riciclo dell’organico nella
Capitale e nel resto della regione Lazio. I rifiuti romani continuano
a viaggiare su gomma in tutta Italia. Ogni giorno escono da Roma 160
Tir pieni di organico differenziato che vanno negli impianti di compostaggio
e digestione anaerobica in provincia di Padova e Pordenone, mentre
almeno due terzi dei rifiuti romani vanno fuori regione in discarica,
in primis in Emilia Romagna, e negli inceneritori, soprattutto a Colleferro
(Rm) e San Vittore (Fr). A causa dell’assenza degli impianti di riciclo
a Roma si raddoppiano i costi e alimentiamo una follia economica
ed ambientale, che produce immensi consumi di gasolio e un pesante
inquinamento, facendo spendere inutilmente agli abitanti di Roma,
che pagano la tariffa sui rifiuti, tanti soldi che arricchiscono
la categoria degli autotrasportatori e che potrebbero essere utilizzati
più utilmente per realizzare gli impianti di riciclo”.
“A
Roma non esiste un sano ciclo integrato dei rifiuti, per avviarlo
subito porta a porta dovunque e tariffa puntuale – aggiunge Roberto
Scacchi, presidente di Legambiente Lazio - Grazie alla sacrosanta
chiusura di Malagrotta che chiedevamo da anni, siamo faticosamente
usciti dalla dittatura delle discariche e del sistema Cerroni che
aveva condizionato negativamente il ciclo dei rifiuti in tutta la
regione, ma siamo passati a quella degli autotrasportatori che si
è aggiunta a quella già consolidata dei produttori di
cassonetti stradali. Ora la sindaca Virginia Raggi indichi, con la
partecipazione della cittadinanza, i luoghi dove realizzare entro
due anni tutti gli impianti necessari adottando una politica sana
del riciclo, per affrontare nel breve e lungo periodo la complessa
vicenda e fermare la girandola nazionale dei rifiuti romani. Intanto
c'è un processo in corso per il disastro di Malagrotta e sono
passate appena due settimane dal rinvio a giudizio della proprietà
per disastro ambientale secondo la nuova legge sugli ecoreati: chi
ha inquinato deve pagare e l'amministrazione comunale non deve avere
mai più niente a che fare con le società che ha portato
al grave inquinamento della Valle Galeria. Al presidente della Regione
Lazio Nicola Zingaretti, oltre a sottolineare la positività
e il nostro forte sostegno per l'inserimento della tariffa puntuale
obbligatoria nel collegato, attualmente in discussione in Consiglio
regionale, chiediamo di definire una volta per tutte il nuovo piano
regionale dei rifiuti per avviare le politiche di riduzione, riuso
e riciclo virtuoso di ogni frazione, velocizzando anche l'analisi
dei progetti dei nuovi impianti, in primis di quelli necessari a trattare
l'organico, ai fini di autorizzare o meno gli impianti nel più
breve tempo possibile, evitando che i progetti giacciano in Regione
per troppo tempo”.