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novembre 2016 - 12 miliardi di lire di investimento del Comune
di Roma spesi in passato per l’acquisizione dei manufatti della Cervelletta
stanno andando in malora a causa dello scarso interesse istituzionale
per quei beni storici del territorio quali il Casale del XVII secolo
e la Torre Medioevale. Patrimoni pubblici che dovrebbero essere tutelati
dai Beni Culturali non solo a parole ma con fatti concreti. Invece
assistiamo alla completa latitanza da parte di chi dovrebbe conservarli
e valorizzarli. Mentre i cittadini con i loro voti al FAI posizionano
la Cervelletta al quarto posto tra i monumenti di Roma indicati
come “Luogo del cuore”, Municipio e Comune continuano a snobbare
la questione. Del resto, il suo proprietario ossia il Patrimonio del
Comune di Roma non ricava nulla da questo bene e di conseguenza non
è interessato a fare investimenti per la sua conservazione.
Ma questo tipo di comportamento pone almeno una domanda: “Perché
il Comune di Roma ha investito un fiume di denaro sull’acquisto di
questo bene, attraverso la permuta con appartamenti e terreni di sua
proprietà, per poi abbandonarlo al suo destino?”. Una
domanda senza risposta sulla quale dovrebbe quantomeno indagare la
Magistratura per capire se dietro questa acquisizione possa celarsi
qualche tipo di reato o qualche interesse più o meno lecito.
Alcuni studenti della facoltà di architettura dell’Università
Roma 3, nei giorni scorsi, sono andati in visita studio al Casale
della Cervelletta per imparare tecniche di restauro e si sono trovati
l’ingresso sbarrato. Hanno visivamente costatato che le porte interne,
che affacciano lungo la stradina di entrata, erano tutte spalancate
al punto che animali e persone possono entrare liberamente al suo
interno e distruggerne il contenuto. Le porte aperte fanno sospettare
che qualcuno si sia già intrufolato dentro il Casale e inoltre
rappresentano per il futuro un grosso rischio di occupazione abusiva.
Peraltro, nel Casale, ci sono alcuni reperti che sono stati dati in
prestito dai cittadini a chi curava in precedenza l’area e queste
persone sono in attesa della restituzione dei beni, sempre che non
siano stati già depredati con la collaborazione di chi ha abbandonato
questo bene della comunità al suo destino.
Il Coordinamento di associazioni e cittadini “Uniti per la
Cervelletta” ha bussato a tutte le porte istituzionali per
salvaguardare il Casale e l’area protetta ma ha trovato in risposta
un autentico muro di gomma dove il solito scaricabarile rinviava le
persone da un ente responsabile ad un altro. Il Casale della Cervelletta
sembra diventato un argomento tabù con assessori
e consiglieri municipali che fuggono solo al sentirla nominare. Eppure,
nell’ultima consiliatura era diventato un cavallo di battaglia dell’attuale
maggioranza che governa questo territorio ed ora è lasciato
scientemente nel dimenticatoio. Che c’entri qualcosa il risentimento
verso chi ha denunciato i misfatti di una Determinazione Dirigenziale
quantomeno sospetta che a furor di popolo è stata ritirata?
Una volta percorse tutte le strade di Municipio, Comune e Regione
non ci sarà altra opportunità che elevare il livello
della protesta attraverso un presidio davanti al Municipio o rivolgersi
alla Magistratura con un esposto che evidenzi le eventuali ipotesi
di reato. Le azioni verranno decise nel prossimo direttivo del Coordinamento
in base al contributo di tutti.
Un'ultima
considerazione è doveroso farla. Nel caso di occupazione abusiva
o peggio ancora di crolli, che cosa diremo ai ragazzi dell' Istituto
Tecnico per il Turismo “Livia Bottardi” che già dal 1995 hanno
aderito al progetto “La scuola adotta un monumento”, scegliendo
il Parco e il Casale della Cervelletta fra mille altri monumenti
della città? Una scelta dovuta al suo straordinario interesse
storico, culturale ed ambientale e al desiderio di promuovere attivamente
la salvaguardia e la tutela di un lembo rimasto ancora intatto della
Campagna romana, minacciato da interessi speculativi conseguenti all’inarrestabile
processo di espansione urbana. Interessi speculativi che non sono
mai cessati e minacciano ancora una volta l'esistenza stessa di questo
bene della comunità.
Antonio
Barcella
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