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dicembre 2017 - A chi non è mai capitato di
alzare gli occhi verso i cieli di Colli Aniene e osservare
gruppi di Parrocchetti dal collare, pappagalli originari dell’Africa
sub sahariana che hanno invaso la periferia della nostra città?
Chi non è stato mai punto dalla zanzara tigre che oltre
a diffondere la chikunguya, può trasmettere diverse
malattie tra cui la febbre del Nilo e la febbre gialla ? È
un po’ più difficile osservare il Ratto nero, originario
dell’Asia e vettore di diverse malattie pericolose per l’uomo,
o la Nutria portatrice di numerosi parassiti e altre infezioni,
o la Testuggine dalle guance rosse, diffusa in molti laghetti
delle città italiane, o il Pesce gatto striato e la
Cozza Zebrata. Tutte queste sono specie
aliene invasive, ossia non native, che si sono
insediate nel nostro habitat causando perdita di biodiversità
e minacciando l’esistenza di moltissime specie autoctone.
Alcune di loro sono state introdotte in Italia dalla superficialità
di persone che hanno portato nella loro abitazione o nei giardini
alcuni di questi animali per poi disfarsene liberandoli nell’ambiente,
altri sono arrivati a causa dei cambiamenti climatici che
hanno favorito l’invasione delle nostre terre e dei nostri
mari.
Ma
la diffusione di specie aliene non si limitano al mondo animale.
Proprio alcuni giorni fa mi è capitato di osservare
alcune immagini prese nella valle naturale dell’Aniene in
cui venivano ritratte piante che nulla hanno a che vedere
con la flora naturale dei nostri territori e possono rappresentare
un pericolo sanitario, per l’uomo e per le altre specie animali
e vegetali a causa della trasmissione di allergie o malattie.
Ad esempio l’introduzione dell’Ambrosia, una pianta erbacea
di origine nordamericana, causa rilevantissimi impatti sanitari
per l’elevato effetto allergenico. In Italia sono state rilevate
più di tremila specie aliene, introdotte a volte volontariamente
a volte accidentalmente dall’uomo, di cui oltre il 15% invasive,
ovvero tali da causare impatti significativi.
Solo
da alcuni giorni, su proposta del ministro dell’Ambiente Gian
Luca Galletti, il Consiglio dei ministri «ha approvato
in via definitiva il provvedimento che adegua la normativa
nazionale alle disposizioni europee del regolamento Ue n°
1143/2014 sulle “specie esotiche invasive”. Un provvedimento
quantomeno tardivo che non risolve i danni già apportati
al nostro habitat naturale ma tenta almeno di frenare le invasioni
future. Il regolamento europeo definisce le norme necessarie
a prevenire, ridurre al minimo e mitigare gli effetti negativi
sulla biodiversità causati dall’introduzione e dalla
diffusione, sia deliberata che accidentale, delle specie esotiche
invasive all’interno dell’Unione. Il provvedimento si articola
in tre azioni: la prevenzione, la diagnosi precoce e l’eradicazione
rapida, la gestione delle specie invasive.
Il provvedimento approvato dal Consiglio dei ministri prevede
«l’obbligo di denuncia per i soggetti che detengono
esemplari di specie esotiche invasive inclusi nell’elenco
unionale e nazionale e nei loro successivi aggiornamenti,
definendo allo stesso tempo i divieti: introduzione, trasporto
o transito nel territorio nazionale; detenzione anche in confinamento;
allevamento o coltivazione anche in confinamento, vendita
o immissione sul mercato, utilizzazione, cessione o scambio,
rilascio nell’ambiente. Per le violazioni più gravi
sono previste sanzioni penali, mentre per quelle minori sono
individuate sanzioni amministrative».