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La crisi idrica è finita ma i “nasoni” sono ancora chiusi

12 gennaio 2018 - Le piogge insistenti di questi giorni hanno di fatto risolto il problema della crisi idrica ma le fontanelle di Roma sono rimaste irrimediabilmente chiuse. Sono sei mesi che “i nasoni” non distribuiscono più acqua e ironicamente ci chiediamo se siamo in ritardo sulla loro riapertura o siamo in anticipo sulla prossima emergenza idrica. Nella capitale di questo strano Stato non c’è nulla di più definitivo di un provvedimento temporaneo. È così i celebri “nasoni” della capitale sono stati mandati in pensione anticipata, dopo oltre un secolo di funzionamento continuo, senza considerare che tante persone indigenti sono state messe in difficoltà per l’accesso negato all’acqua pubblica. Eppure sarebbe bastato il ripristino di un rubinetto o di un meccanismo a rotella per evitare sprechi e al tempo stesso lasciare disponibile l’acqua per tutti.
Ricordiamo poi, che i nasoni rappresentano solo l’uno per cento dello spreco di acqua a Roma, contro il 50 per cento delle falle nelle tubature. Ma è più facile e meno costoso chiudere un rubinetto che riparare i guasti.
In questa città almeno diecimila persone vivono per strada per scelta o per necessità. Individui soli ma anche famiglie, anziani, bambini. Tutte persone che non hanno la fortuna di vivere con un tetto sulla testa, che sbancano il lunario quotidianamente e che, soprattutto, hanno come unica fonte idrica l’acqua erogata dalle fontanelle pubbliche. Acqua per bere, per refrigerare il corpo, per lavare vestiti, per cucinare.
Tra i danneggiati da questo provvedimento ci sono poi gli animali che hanno perso la possibilità di bere quando ne sentono il bisogno dopo una lunga passeggiata.

Che cosa sono i nasoni (fonte wikipedia)

Sono chiamati nasoni le fontanelle pubbliche di Roma che distribuiscono acqua potabile gratuita. Questo nome prende spunto dal tipico rubinetto ricurvo di ferro, la cui forma ha richiamato l'idea di un grande naso. Nel 1874 il Comune realizzò, su iniziativa del primo sindaco della capitale unitaria, Luigi Pianciani e dell'assessore Rinazzi, una serie di fontanelle, per uso pubblico e gratuito, in ghisa, di forma cilindrica, alte circa 120 cm. e provviste di tre semplici bocchette da cui l'acqua precipitava direttamente nel condotto fognario, attraverso una grata sulla base stradale. L'unico decoro era costituito dalle teste di drago che ospitavano i cannelli di uscita.
Ben presto le teste di drago scomparvero dai modelli successivi, e rimase semplicemente un unico tubo metallico ricurvo che suggerì ai romani il nome di “nasone” con cui ancora oggi sono conosciute queste fontanelle. Una delle più antiche è ancora funzionante in piazza della Rotonda (Pantheon), a un paio di metri dall'omonima grande fontana, mentre una ricostruzione molto più moderna si trova, con tutt'e tre le bocchette, in via delle Tre Cannelle, che ha preso appunto il nome dalla fontana antenata dei nasoni.
Nel tentativo di contenere lo spreco di acqua (che in effetti tutt'oggi corre liberamente e continuamente), poco dopo il 1980 il Comune modificò molti nasoni con l'applicazione di un meccanismo (una rotella metallica o un pulsante) su un cannello di ottone, posto più in alto del cannello originale, che venne asportato. Il consumo idrico venne in effetti drasticamente ridotto, ma la caratteristica fontanella perse così il principale elemento caratterizzante, e inoltre l'innovazione si rivelò antiestetica e poco pratica; il Comune rinunciò presto al progetto, ma complice anche l'opera dei vandali, il danno era ormai fatto.
Nel territorio del comune di Roma i "nasoni" sono circa 2.500, dei quali 280 all'interno delle mura; a questi si aggiungono altre 114 fontanelle che distribuiscono gratuitamente acqua ai romani, ai turisti e agli animali di Roma.

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