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gennaio 2018 - Nella notte di ieri un denso e acre
fumo si è diffuso in buona parte del tiburtino, ennesimo
rogo di un luogo degradato sul territorio. L’incendio ha colpito
i locali dell'ex fabbrica di penicillina di via Tiburtina,
un dormitorio per persone senza fissa dimora che in passato
è stato sgomberato varie volte. Erano da poco passate
le 21 quando sono intervenute alcune squadre del Comando di
Roma dei Vigili del Fuoco. Il fuoco è stato alimentato
soprattutto dai rifiuti accumulati nell’edificio e, solo per
fortuna, nessuno è rimasto ferito o intossicato dalle
fiamme o dal fumo.
Un fatto facilmente prevedibile per una struttura, spesso
definita come un mostro ecologico, dove i progetti di riconversione
e gli impegni politici sono sempre rimasti solo sulla carta.
Le risoluzioni e gli OdG del Consiglio del IV Municipio, con
le loro belle intenzioni, si sono rivelati come impegni mai
concretizzati e quella specie di bomba ecologica è
rimasta a ricordare come affarismo e speculazione lasciano
i loro disastri sul territorio dopo aver concluso il ciclo
industriale.
Solo qualche giorno fa il Nodo Territoriale Tiburtina aveva
pubblicato un comunicato che chiedeva l’esproprio e la bonifica
dell’ex Fabbrica di Penicillina chiedendone un utilizzo a
scopo socio abitativo: “Questa mattina il Nodo Territoriale
Tiburtina e la Carovana delle Periferie hanno segnalato, come
già fatto molte volte in questi anni, l'ex fabbrica
di Penicillina LEO PHARMA, abbandonata da decine di anni.
Denunciamo con forza le responsabilità delle amministrazioni
locali e statali di fronte a questo ennesimo scempio del quadrante
tiburtino: gli sgomberi dello stabile degli ultimi anni sono
solo un modo per lavarsi la coscienza e fare campagna elettorale.
Una volta fiore all’occhiello dell’industria farmaceutica
italiana, la fabbrica della LEO (inaugurata nel 1950) fu ceduta
nel 1971 alla ISF s.p.a. che vi continuò la produzione
fino al definitivo abbandono a metà anni 90. Un abbandono
che scongiurò per questo immenso edificio anche il
tentativo di speculazione con un progetto di hotel a quattro
stelle, mai andato in porto e finito nello stesso oblio in
cui versa la struttura tutt’oggi.
In una città strozzata da un mercato degli affitti
tra i più alti d’Europa, in una capitale in cui a fronte
di 50mila famiglie in totale emergenza abitativa ci sono oltre
200mila alloggi sfitti sacrificati all’altare della speculazione
edilizia, in un paese con oltre 7 milioni di case vuote (pari
a oltre il 22% del totale nazionale), i cittadini pretendono
un investimento di riqualificazione e requisizione di un immobile
la cui parabola discendente getta fango sull’intera città.
Chiediamo con forza una sistemazione dignitosa per coloro
che lì dentro vivono in condizioni di estrema difficoltà,
l'esproprio e la bonifica dell'area, la sua conversione a
scopo socio-abitativo: solo per fare un esempio, in quella
metratura si potrebbero fare mille case popolari!”
Antonio
Barcella
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