1
febbraio 2018 - La relazione tra aumento delle patologie
tumorali e inquinamento atmosferico continua ad essere materia
di dibattito perché difficile da dimostrare. Per molti
anni l'impatto dell'inquinamento atmosferico sulla formazione
dei tumori, in particolare di quello al polmone, è
stata materia controversa. Gli studi epidemiologici portati
avanti nei diversi Paesi davano infatti risultati discordanti.
Misurare l'impatto di un fattore complesso come l'inquinamento
atmosferico sulla salute di un singolo individuo, in particolare
quando si tratta di malattie a lenta formazione come i tumori,
è molto difficile dal punto di vista metodologico:
ogni volta che emerge una relazione, bisogna verificare la
presenza di eventuali altri fattori (come il fumo e le altre
abitudini di vita, l'alimentazione e persino le caratteristiche
genetiche di una certa popolazione) che possono confondere
i dati poiché a loro volta possono essere all'origine
di un aumento dei casi di cancro. Ma quando si estende il
rapporto all’ambiente intero (roghi tossici, diossina, amianto,
etc), in qualche modo il risultato può essere differente.
Ma in Italia non è così semplice dimostrare
una relazione tra i due fatti, vuoi per la scarsità
dei rilievi effettuati sull’ambiente, vuoi per l’indifferenza
istituzionale a questo tipo di analisi, vuoi per la facilità
con cui vengono archiviate le denunce dei cittadini, fatto
sta che i reati ambientali non vengono perseguiti con la serietà
che la materia richiede. Purtroppo da noi non esiste un’eroina
come Erin Brockovich, interpretata sul set cinematografico
da una splendida Julia Roberts, che spinta da curiosità,
intraprendenza e senso della giustizia, indaga sulla Pacific
Gas and Electric Company, che ha contaminato le falde acquifere
di Hinkley, una cittadina californiana, provocando tumori
ai residenti. Da noi è molto più semplice chiudere
gli occhi di fronte alla tragedia di tanti individui che accertare
una verità scomoda per il potente di turno. Nemmeno
autorevoli interventi come quello di Patrizia Gentilini, oncologa
dell’ISDE, l’Associazione Internazionale dei Medici per l’Ambiente,
che sostengono che l’aumento dei tumori a partire dal dopoguerra
non si giustificano con il cambiamento degli stili di vita
o con gli strumenti diagnostici più potenti, “non spiegano
compiutamente l’aumento dell’incidenza di specifiche forme
tumorali (testicolo, tiroide, mammella, colon retto, prostata)
e, soprattutto, dei tumori nei bambini e nei giovani. È
necessario pertanto ipotizzare un ruolo eziologico sostanziale
anche di fattori ambientali”.
Tra
i fattori ambientali che stiamo combattendo a Roma Est da
anni, ci sono i roghi tossici contro i quali sono state spese
tante parole a fronte di pochi fatti. Ormai anche l’ARPA ha
trovato la presenza di diossina su campioni di terreno analizzato
nella periferia romana e perfino il ministro Minniti ha chiesto
di usare l’esercito contro questo sopruso ai danni dei cittadini
romani. Ma ancora solo parole, soltanto parole!
La
pericolosità di questi fumi per la salute dei cittadini
è stata
segnalata dall'ASL Roma B già dal 2010 e completamente
ignorata da chi aveva il potere e il dovere di proteggere
i cittadini.
Per
questo associazioni e comitati del territorio hanno indetto
per sabato 3 febbraio dalle ore 9, in piazza dell'Esquilino,
un presidio ad oltranza al fine di ottenere
l'immediata attuazione delle misure di contrasto ai roghi
tossici nei campi nomadi, annunciate mesi fa dal ministro
Minniti e mai attuate.
Antonio
Barcella
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