7
agosto 2018 - Una questione mai risolta, e spesso
affrontata male, è quella della fabbrica abbandonata
di penicillina di San Basilio meglio conosciuta come il "mostro
della tiburtina". Una vera bomba ecologica,
per la presenza di prodotti chimici mai bonificati, che é
diventata nel tempo una bomba sociale a causa dell'occupazione
della struttura da parte di circa 600 stranieri soprattutto
di origine nord africana. Tanti sgomberi si sono succeduti
nel tempo senza che ne sia poi seguita una soluzione definitiva
come l'abbattimento o la riconversione. Ora ci prova di nuovo
l'attuale amministrazione e dobbiamo necessariamente augurarci
che ci sia un finale migliore. La polizia locale del IV gruppo
ha affisso lungo il perimetro dell'ex fabbrica una serie di
cartelli in diverse lingue dove si dichiara che l'edificio
è inagibile e chiunque permane all'interno è
responsabile per la propria ed altrui incolumità. Gli
occupanti dell'immobile per eseguire le azioni di censimento
della fragilità sono invitati a recarsi presso gli
sportelli del PUA del IV Municipio entro il mese di agosto.
Tutto questo fa prevedere a breve l'ennesimo sgombero utilizzando
le risorse di Roma Capitale senza un progetto definitivo sulla
destinazione finale della struttura e senza il coinvolgimento
della proprietà che è la responsabile in primis
dei danni arrecati alla comunità.
Ma vediamo cosa ne pensa della questione la Presidente del
IV Municipio Roberta Della Casa in base ad una dichiarazione
del 3 agosto scorso su Facebook: “ Facciamo chiarezza!
La ex fabbrica di penicillina di Via Tiburtina 1040 è
in stato di abbandono da 27 anni ed a Roma, come nel Municipio,
si sono alternati Sindaci e Giunte di diversi schieramenti
politici. Questa amministrazione per la prima volta affronta
il problema seriamente pretendendo bonifica e messa in sicurezza
e non solo costose azioni di Polizia per lo sgombero degli
occupanti che puntualmente, dopo ogni tentativo, sono rientrati
nella struttura due ore dopo l’intervento. Ricordiamo che
è uno stabile privato e proprio sulla proprietà
si sta tentando di intervenire.
Siamo riusciti comunque a far inserire lo stabile nelle quattro
priorità della prefettura per lo sgombero ma prima
si sta procedendo al censimento degli occupanti, passaggio
necessario ad evitare che tante persone si disperdano in altri
immobili o per le strade; le fragilità saranno prese
in carico mentre per tutti gli altri verranno applicate le
misure previste dalla legge. Inibire qualsiasi accesso alla
struttura e la bonifica sono azioni che dovranno essere contestuali
alla liberazione diversamente tutto sarebbe vano. Ci vorrà
ancora qualche mese ma la soluzione sarà definitiva!
Ormai vanno di moda gli striscioni ma chi oggi manifesta non
ha saputo fare di meglio quando governava. Se le opposizioni
hanno proposte e soluzioni ai tanti problemi di Roma li condividano
in favore della cittadinanza piuttosto che fare sfilate armati
di bandiera.”
A
leggere questa dichiarazione, non vediamo nulla di nuovo:
la solita ricetta nella quale si parla solo di sgomberi senza
indicare il futuro della ex fabbrica. Appare come un modo
per prendere tempo e lasciare la patata bollente a qualcun
altro. Del resto ci sono altri esempi di questioni complesse
le cui soluzioni continuano ad essere rimandate nel tempo
per mancanza di idee e soprattutto di fondi (Il Casale della
Cervelletta, il parco di piazzale Loriedo, il prolungamento
della metro B a Casalmonastero, etc.).
Per
concludere – Se l’amministrazione capitolina non avesse idee
su come gestire in futuro la ex fabbrica di penicillina, la
invitiamo ad evitare i costi del nuovo sgombero perché
nel giro di qualche giorno verrebbe di nuovo occupata da altri
disperati.