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agosto 2018 - Prima di scrivere quest’articolo ho
atteso il giusto tempo per smaltire quella rabbia che ha indignato
tutti noi tranne quelli che, per partito preso, difendono
un sistema indifendibile. Questi giorni abbiamo scoperto,
ma in realtà lo sapevamo già, i due volti dell’Italia:
quello subdolo della corruzione e dell’affarismo e quello
splendido identificato dai vigili del fuoco, dalle forze dell’ordine,
dal personale medico e paramedico che con abnegazione e a
rischio della propria vita intervengono ogni giorno sui disastri
causati, solo in alcuni casi, dalla fatalità ma molto
più spesso attribuibili alla superficialità
di politici e imprenditori senza scrupoli. In questa società
dove impera la collusione e il malaffare mancano del tutto
i controlli e non perché “controllare costa” ma perché
in questo modo nessuno va a ficcare il naso dove non deve.
Controllare invece è un modo per generare lavoro che
si ripaga da solo con opere e servizi migliori e, soprattutto,
queste verifiche causerebbero meno “disgrazie” che, grazie
ad una informazione veicolata, spesso vengono attribuite alla
sfortuna e alla casualità. I fatti di Genova sono solo
la punta di un immenso iceberg che ormai ogni giorno produce
vittime e invalidi. A chi importa se l’asfalto steso sulle
strade non risponde ai capitolati delle gare di appalto o
se una buca viene riempita con una leccatina di asfalto pronta
a disintegrarsi al primo passaggio di un’auto? A chi importa
se i cittadini pagano salati pedaggi autostradali a società
che pensano solo ad incassare e ridurre le spese per la messa
in sicurezza di ponti e cavalcavia? A chi importa se decine
di palazzine vengono costruite sotto un’autostrada contro
tutte le norme di sicurezza? A chi importa se tanti alberi
cadono al suolo per il mancato monitoraggio delle piante?
A chi importa se le strade si allagano perché non si
eseguono i controlli degli impianti di fognatura e la manutenzione
di tombini e caditoie?
Tutti noi ricordiamo ancora quelle risate ripugnanti di quell’imprenditore
che a fronte del devastante terremoto pensava ai benefici
che avrebbero avuto i suoi affari per le opere di ricostruzione.
Questo è il volto peggiore di questa nazione.
Eppure a fronte di ripetuti crolli ben poche contestazioni
formali per gravi inadempienze sono state emesse dalla pubblica
amministrazione verso quella parte disonesta della nazione
e pochi di noi si domandano i motivi di tutto questo. Non
tutti sanno che le opere di rifacimento del terrazzo di un
edificio scolastico devono essere garantite dalle imprese
per ben dieci anni mentre nella maggior parte dei casi bisogna
rimetterci mano prima che sia trascorsa meno della metà
di questo tempo? Tanti casi sono accaduti sul nostro territorio
senza che l’amministrazione si sia mai rivalsa sui costruttori.
Per non parlare della idoneità dei materiali usati
nelle costruzioni: dal famigerato amianto portatore di cancro
allo scarso cemento nelle strutture edili.
Le carenze dei controlli, in molti casi, sono dovute a semplice
inerzia delle amministrazioni pubbliche ma anche a collusioni
o timore di reazioni. Tutto viene lasciato nel dubbio senza
mai arrivare ad una condanna penale.
Sotto quei terrazzi, su quelle strade, sotto quegli alberi,
sopra e sotto quei ponti ci siamo noi e i nostri figli con
la nostra dose di rischio quotidiano.