Il fallimento della raccolta rifiuti a Roma tra disservizi
e progetti incomprensibili |
7
gennaio 2019 - La raccolta differenziata è
nata a Roma nel 2008 con una sperimentazione “porta a porta”
sul quartiere di Colli Aniene. Per circa 8 anni, possiamo
asserire che ha funzionato in maniera decente e la collaborazione
dei residenti ne ha decretato il successo. La fase successiva
è stata quella di estendere il servizio al resto della
città senza però valutare bene le risorse occorrenti
in termini di personale, mezzi di trasporto e aree di smaltimento.
Le mancate ed impopolari scelte sull’utilizzo di termovalorizzatori
o inceneritori ha fatto il resto decretando di fatto il “fallimento”
della raccolta differenziata a Roma e soprattutto il tracollo
di un servizio essenziale alla cittadinanza in termini di
sicurezza igienico sanitaria. Ormai sul discorso rifiuti a
Roma l’ironia viaggia sul web e quasi tutti hanno visto lo
spassoso filmato “La
grande monnezza” realizzato dalle note attrici Angela
Finocchiaro e Maria Amelia Monti sulla raccolta differenziata
a Roma. Nel video traspare tutta l’ironia di chi vorrebbe
comportarsi da cittadino modello ed eseguire correttamente
la ripartizione dei rifiuti e si trova di fronte ad una situazione
incresciosa che vanifica tutti i propri sforzi. Altri invece
hanno realizzato immagini in cui le montagne dei rifiuti superano
l’altezza di un uomo, battezzate “tre metri sotto i rifiuti”,
e altri ancora hanno filmato i poco simpatici roditori che
proliferano a ridosso di queste cataste disgustose e, in qualche
caso, hanno raggiunto le abitazioni dei piani bassi. Ma anziché
parlare di soluzioni idonee al problema arrivano dal Campidoglio
incomprensibili progetti per scaricare sulla cittadinanza
il problema. Nei prossimi giorni la Sindaca Virginia Raggi
e l'Assessora Pinuccia Montanari vogliono approvare una delibera
che chiederà ai cittadini romani di pulirsi i marciapiedi
davanti le proprie abitazioni e non solo. L'ennesima proposta
cervellotica che tende solo a prendere tempo senza affrontare
il vero problema. Questa idea di usare i cittadini al posto
degli operatori ecologici segue quelle precedenti delle pecore
al posto dei giardinieri comunali e i militari del Genio al
posto degli operatori AMA. Un modo poco corretto per chiedere
ai cittadini di sostituirsi alle mancanze comunali con un
obbligo di legge. Un tentativo per nascondere mancanze di
idee ed incompetenze da rispedire al mittente con procedura
d’urgenza.
Del resto, proprio dai cittadini in passato e in maniera spontanea
sono partite iniziative di decenza e di decoro come la cura
del verde pubblico, mai incentivata dall’amministrazione capitolina,
e che ora rischia
il fallimento. La cura della città deve essere
"condivisa” ma ognuno faccia la propria parte visto che
in quanto a balzelli siamo già molto tartassati. Evitiamo
quantomeno di scaricare sui cittadini le responsabilità
di una classe politica e dirigente, quantomeno incompetente,
che oggi e nel passato ha ridotto la “città
eterna” ad una immensa pattumiera.
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