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gennaio 2019 - Quando l’amico Luigi Matteo, presidente
dell’Associazione Anton Rubistein, mi disse di aver scritto
una poesia in dialetto ho pensato al solito sonetto in cui
un po’ tutti ci siamo cimentati ma, solo quando ho visto lo
splendido
filmato pubblicato su Youtube, mi sono reso conto della
grandezza di questa poesia che ho definito un vero capolavoro.
Invito tutti a dare uno sguardo a questo filmato
che oltre al poema, offre stupende immagini dell’epoca accompagnate
da un bellissimo sottofondo musicale di Sara Matteo, artista
del nostro territorio. Un cocktail eccezione per un vero capolavoro
da consegnare alla “storia”. La Ballata di Robert Capa e zi
Mnguccj alla Radicosa 4 gennaio 1944 è stata scritta
per il 75° Anniversario della liberazione di S. Vittore
del Lazio e presentata nell'Aula consiliare dello stesso Comune
il 12 gennaio 2019. È dedicata al reporter di guerra
Robert Capa considerato universalmente il caposcuola dei fotografi
di guerra. E’ sua la celebre foto del miliziano ferito a morte
in Spagna. Documentò tutti i conflitti del Novecento,
la guerra civile spagnola (1936-1939) (dove scattò
la sua fotografia più famosa, quella del miliziano
ferito a morte), la seconda guerra sino-giapponese (che seguì
nel 1938), la seconda guerra mondiale (1941-1945), la guerra
arabo-israeliana (1948) e la prima guerra d'Indocina (1954).
Capa giudicava la guerra come «un inferno che gli uomini
si sono fabbricati da soli» Fu alla Radicosa nel 1944
e scattò importanti foto delle battaglie e della liberazione.
La notte del 3-4 gennaio 1944, a S. Pietro Infine, si unì
ai soldati della Forza d’assalto della FSSF (First Special
Service Force) canadese. Dopo una notte infernale di combattimenti,
giunse alla Forcella del Moscuso per poi passare alla Radicosa
(una sperduta frazione montana di San Vittore del Lazio, FR).
Qui conobbe Domenico Matteo (Zi Mngùccj) (1878-1944),
abitante del luogo, un tempo emigrato in Russia a S. Pietroburgo,
fotografo anche lui, con cui entrò in confidenza tanto
che degli scatti che si conservano di quel giorno molti lo
raffigurano in diverse situazioni: all’arrivo della Forza
Speciale canadese, nella sua casa che cura l’amico ferito
Michele Bucci, alla testa di un manipolo di soldati, sotto
un muro a secco con un soldato della FSSF. Anche sua moglie
Carolina (1882-1966) fu fotografata più volte. Altri
due scatti celebri sono quelli delle donne sfollate sui monti
(Concetta Martino moglie del bidello Benedetto Masecchia nonna
del tenore Giuseppe Vendittelli e Luisa Vendittelli dodicenne,
più nota in paese come Lisa Caparr) che in quel frangente
si trovavano proprio nel bel mezzo del fronte tra tedeschi
e americani impegnati in acerrimi combattimenti. E gli uni
dagli altri erano distanti solo poche centinaia di metri.
Il terrore di quelle donne tra due fuochi è visibile
sui loro volti. Quelle foto, attualissime, sono rimaste come
simbolo e pianto di tutti gli sfollati e rifugiati del mondo.
Capa restò un giorno alla Radicosa. Poi tornò
via per documentare, venti giorni dopo, lo sbarco di Anzio
(24 gennaio 1944) e in Normandia (6 giugno 1944).
Domenico Matteo (che è nonno dello scrivente quantunque
nella poesia venga detto zizì o zì Mnguccj),
il 18 gennaio 1944, solo quattordici giorni dopo quegli eventi
morì per lo scoppio di una mina. Aveva 66 anni.
Dieci anni dopo, Capa morì in Indocina (Vietnam) per
lo scoppio di una mina il 25 maggio 1954, accomunato a Domenico
“amico sconosciuto per un giorno” nella stessa morte. La moglie
di Domenico, Carolina Cascarino (zì Carlina), sopravvisse
per altri 22 anni fino al 1966. Fu lei a raccontare allo scrivente,
ancora bambino, alcune circostanze di quei giorni.