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gennaio 2019 - Puntualizziamo subito che Colli Aniene
è tutt’ora uno dei quartieri più belli e più
vivibili di tutta la Capitale ma, nel passato e nel presente,
ci sono stati progetti quantomeno discutibili messi in campo
dalla pubblica amministrazione i cui fondi potevano essere
utilizzati in maniera diversa. In alcuni casi si sono rivelati
come autentici sprechi e in altri le opere sono state lasciate
al proprio destino di incuria e abbandono. Lavori realizzati
solo per spendere il denaro del contribuente attraverso un
sistema burocratico composto da scatole chiuse dove i dipartimenti
non si parlano e non si passano le consegne relative alla
manutenzione e alla gestione dei beni. E, se non si parlano
tra di loro, figuratevi se parlano con le organizzazioni presenti
nel quartiere che certamente conoscono il territorio molto
meglio di loro. Colli Aniene poteva trasformarsi da crisalide
in farfalla ma il suo volo è stato frenato da una serie
di “errori” da parte delle amministrazioni pubbliche di turno.
Ciclabile
di viale Bardanzellu – Un progetto che fu ostacolato
fin dall’inizio da parte dei residenti per come era concepito
e non certo per la sua utilità. I cittadini dimostrarono
che per arrivare da viale Togliatti all’ingresso del Parco
Naturale della Cervelletta potevano essere disegnati percorsi
meno invadenti e pericolosi. Prima di questo progetto esistevano
già problemi di viabilità e sicurezza concentrati
nella prima inversione di marcia su viale Bardanzellu e nell’incrocio
di viale Bardanzellu con via Balabanoff. La costruzione della
ciclabile avrebbe accentuato questi problemi aumentando notevolmente
la pericolosità per la viabilità. Un progetto
che arrivava dopo il fallimento della pista ciclabile di viale
Palmiro Togliatti poco frequentata a causa delle continue
interruzioni del percorso e per la mancanza di servizi di
custodia nel punto di arrivo alla Stazione Metro di Ponte
Mammolo. Alla fine il progetto della ciclo-pedonale di viale
Bardanzellu fu modificato creando scivoli e punti di accesso
sui marciapiedi laterali affinchè il denaro pubblico
già stanziato arrivasse alla ditta appaltatrice dei
lavori. In questo modo ci ritroviamo un moncone di opera che
un giornale ha definito “la
pista ciclabile più corta del mondo”.
Illuminazione
Parco Baden Powell - L’impianto fotovoltaico realizzato
nel parco Baden Powell nell’anno 2002 con tecnologia ecologica
sperimentale e finanziato con il denaro pubblico attraverso
un progetto della giunta Veltroni non è mai stato preso
in carico dal Patrimonio di Roma Capitale e, quindi, la sua
manutenzione non rientra nella responsabilità di alcun
ente. Una storiaccia
di sprechi e “mala gestione” in cui un bene pubblico fu
abbandonato all’incuria e al degrado fino al suo spegnimento
pressoché totale. Tanti incontri ci sono stati su questa
materia tra le rappresentanze territoriali (2011, 2013 e 2015)
e i dirigenti di ACEA e del Municipio per ottenere l’unica
risposta che si tratta di un IMPIANTO ELETTRICO DI DIFFICILE
GESTIONE che non può essere ripristinato per le pessime
condizioni in cui è ridotto. Inutile rammentare che
le vaghe promesse di sostituirlo con un altro impianto più
efficiente si sono risolte con un nulla di fatto.
Percorso
ginnico attrezzato nei pressi del Casale della Cervelletta
– Era il 2013 quando ci fu segnalata una nuova storia di spreco
di denaro pubblico nell’area naturalistica della Cervelletta.
Ci riferiamo al percorso ludico-ginnico attrezzato posto sotto
l’area degradata delle stalle che pochi mesi dopo la sua costruzione
era già completamente invaso da sterpi ed erbacce visto
lo scarso uso da parte dei residenti. Ricordiamo che quando
l’area fu “attrezzata” rimasero sorpresi anche i membri dell’associazione
che custodiva il Casale e l’area dell’oasi naturalistica perché
si faticava a capirne le possibilità di utilizzo per
la sua locazione lontana dal quartiere e di difficile impiego.
Dopo pochi mesi dalla realizzazione
le panchine finirono soffocate da un groviglio di rovi ed
erbacce che impedivano perfino il tentativo di raggiungerle.
Abbandono
del parco di piazzale Loriedo – Fiore all’occhiello
di Colli Aniene e uno dei pochi progetti in cui aveva funzionato
l’affido del parco pubblico ad una società privata
che lo curava e gestiva al meglio. Prati curati, pulizia dell’area,
manutenzione generale del verde e degli spazi sono ormai solo
un lontano ricordo e il parco da luogo di aggregazione e incontro
è diventato una landa desolata con l’erba alta come
le savane, gli alberi caduti a terra e le fontane che non
funzionano più. Da diverso tempo il parco non è
più accessibile agli utenti a causa di un contenzioso
in essere di carattere Penale al quale l’amministrazione capitolina
ha risposto con una rigidità e una prova muscolare
che non è stata adottata per casi molto più
gravi dove i cittadini stanno ancora pagando i mutui accesi
da imprenditori senza scrupoli su aree verdi assegnate in
adozione. La
storia parte l’8 agosto 2017 ossia dal provvedimento di
sequestro della struttura in gestione al Bar Dolce e Salato
eseguito dal IV gruppo della Polizia Locale in esecuzione
della D.D. 1046/2016 del 20-7-2016 e della D.D. 1099/2016
del 5-8-2016 del IV Municipio. Il destino dell’area verde
di piazzale Loriedo appare sempre più fosco e tutto
questo grazie alla rigidità di un’amministrazione locale
che mette i suoi principi perfino davanti al bene e agli interessi
della comunità. Quello che non comprendiamo è
che questa area verde non rientra nel provvedimento di chiusura
che ha interessato il manufatto del Bar Dolce e Salato e quindi
non si capisce perché risulti chiusa. Questo stato
di abbandono e di disfacimento compromette tutto l’investimento
fatto a suo tempo dall’amministrazione capitolina nell’ambito
del progetto delle 100 piazze e si rivela come un autentico
spreco del denaro della comunità. Anche quando sarà
finito il contenzioso, difficilmente la piazza tornerà
al suo splendore perché occorreranno stanziamenti piuttosto
gravosi per riportarla ai fasti di un tempo. La piazza inaugurata
il 29 febbraio 2008 doveva diventare uno dei fulcri della
socialità del quartiere, luogo di svago per adulti
e bambini ma, grazie alla miopia di chi avrebbe dovuto amministrare
questo territorio a vantaggio dei residenti, ci ritroviamo
con “una selva oscura” al posto di un magnifico parco. Ultima
considerazione, ma molto importante, è che l’esistenza
di un contenzioso ancora non concluso potrebbe portare i giudici
a dare ragione al gestore del bar. In questo malaugurato caso
l’amministrazione capitolina (e pertanto i cittadini romani)
sarebbe costretta a versare un cospicuo risarcimento
danni alla parte avversa.
L'articolo
prosegue al link: Sprechi
e cattiva gestione di alcuni progetti pubblici a Colli Aniene
(Seconda parte)
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