19
marzo 2019 - La “patata bollente della Cervelletta”
è l’esatta definizione che ha dato la Presidente della
Commissione Cultura Eleonora Guadagno quando ha capito che
il “cerino acceso” passava nelle mani dei
dipartimenti e degli assessorati senza che nessuno si assumesse
la responsabilità sul destino di questo bene pubblico.
Tutto questo accadeva ieri in sede congiunta di Commissione
Cultura e Patrimonio di Roma Capitale, luogo che avrebbe dovuto
quantomeno chiarire questa vicenda e risolvere almeno l’urgenza
del salvataggio della Torre Medievale. Ma quello che ha più
colpito l’uditore è il pressappochismo dimostrato dai
dipartimenti sulla materia. I dipartimenti presenti non erano
nemmeno al corrente se in passato fosse stato approntato un
progetto di messa in sicurezza del Casale della Cervelletta
e neppure il motivo per il quale i finanziamenti del 2014
e del 2015 (rispettivamente di 2 milioni di euro e 1 milione
e ottocentomila) non si sono concretizzati nei lavori ma non
sono neppure stati riproposti negli anni successivi. Sono
arrivati alla riunione senza neppure documentarsi. Se una
riunione del genere fosse stata effettuata da un’azienda privata,
il giorno stesso l’amministratore delegato avrebbe dato il
benservito a tutti i dirigenti. Il paradosso più eclatante
è arrivato quando il rappresentante del SIMU ha evidenziato
una carenza di organico che non permetteva neppure di approntare
un progetto di urgenza per la sistemazione della Torre per
un valore di circa 40.000 €. Ne deriva che un organico di
ventiquattromila persone impiegate nel Comune di Roma e relative
consulenze non è in grado di adempiere ai doveri di
tutela e conservazione del proprio patrimonio. Per di più,
esiste già un progetto relativo agli interventi da
mettere in campo per salvare la Torre, elaborato dal prof.
Zampilli dell’Università Roma Tre, che lo ha messo
a disposizione.
Per sintetizzare la riunione, siamo arrivati al punto che
il Dipartimento Patrimonio possiede il bene solo come presa
in carico di Roma Capitale e che lo mette a disposizione dei
dipartimenti per l’utilizzo. Ma nessuno dei dipartimenti presenti
all’incontro si è reso disponibile per assumerne la
responsabilità e questo ha fatto scaturire la battuta
della Presidente Eleonora Guadagno: “ È
una patata bollente che nessuno vuole!”. Una
situazione talmente allucinante che ha fatto risentire perfino
il Vice Presidente del IV Municipio Stefano Rosati che è
sbottato lanciando una provocazione: “Datemi 2 milioni
di euro e ce ne occupiamo noi del IV Municipio!”. Poi
ha proseguito: “Qui dobbiamo parlare a nome di un’unica
amministrazione.”
In conclusione dobbiamo per forza sostenere che questa
riunione è stata un fallimento completo e
che non è stata neppure in grado di individuare l’ente
che deve occuparsi di questo bene pubblico prima ancora di
qualsiasi richiesta di fondi.
Giudicate voi se questo è il modo di amministrare la
città più importante d’Italia.
Dal Coordinamento Uniti per la Cervelletta abbiamo ricevuto
poche righe che confermano quanto abbiamo già esposto:
“Tra i rappresentanti del Coordinamento Uniti per la Cervelletta
c’è un sentimento diffuso di delusione e di rabbia
per l'atteggiamento superficiale e approssimativo soprattutto
degli uffici ma anche da parte di quanti non sono stati in
grado di proporre tempi e soluzioni: hanno fatto il giuoco
del cerino che alla fine non si sa a chi è rimasto
in mano. Ma qualcuno stavolta si scotta. Si caldeggia infatti
il livello legale: sia sul piano amministrativo (finanziamenti
scomparsi, omissioni amministrative, omissioni di atti di
ufficio ecc.) sia sul piano delle responsabilità (mancata
manutenzione, abbandono del bene, danneggiamento patrimonio
storico culturale, danno erariale). Ce n'è per la magistratura
ordinaria e per la Corte dei Conti; l'urgenza della situazione
di degrado del casale e il rischio imminente crollo della
torre lo pretendono. Come si diceva una volta "ce n'est
qu'un debut, continuons le combat".