28
marzo 2019 - Il dibattito sulla rimozione delle
alberature pericolose si è improvvisamente acceso a
Colli Aniene dopo il taglio di un grosso Cedro in via Pietro
Campilli da parte del Servizio Giardini. Da una parte i sostenitori
della sicurezza della comunità dall’altra i difensori
ad oltranza del patrimonio arboreo. Due posizioni che hanno
entrambe le loro ragioni e che non avrebbero senso di esistere
se, prima del taglio di un albero, fosse consultato un agronomo
in grado di stabilire la vera pericolosità della pianta.
Ma in scarsa presenza di questa figura nell’organico del Dipartimento
del Verde, Roma Capitale ha deciso che, in caso di dubbio
sulla stabilità delle piante, queste siano rimosse.
Premesso che siamo perfettamente consapevoli dell’importanza
degli alberi nel processo di riconversione dell’anidride carbonica
in ossigeno, ossia l’ultimo baluardo contro il proliferare
dell’aumento delle temperature sulla terra e dei conseguenti
fenomeni atmosferici estremi, occorre considerare il quadro
complessivo dello stato degli alberi nel quartiere. Probabilmente
non tutti sanno che negli ultimi dieci anni a Colli Aniene
si sono abbattuti al suolo oltre cento alberi e che la caduta
di alcuni di questi hanno coinvolto veicoli posteggiati sotto
le piante. Alcune alberature di alto fusto sono cadute perfino
nei giardini delle scuole o nei parchi accanto alle aree ludiche
dove giocano i bambini mettendo a rischio l’incolumità
di grandi e piccini. Anche se il territorio del quartiere
è piuttosto vasto, solo per fortuna, fino ad oggi,
non abbiamo avuto persone coinvolte da questi “incidenti”
dovuti soprattutto agli inesistenti controlli del territorio.
Da parte dell’amministrazione capitolina c’è sempre
l’alibi delle scarse risorse disponibili a fronte di tasse
fra le più alte d’Italia che i cittadini romani versano
all’erario.
Nella “città ideale”, molto lontana dalla realtà
romana, esisterebbe un’opera di prevenzione in grado di valutare,
attraverso controlli periodici, lo stato del suo patrimonio
arboreo consentendo in questo modo la tutela delle persone
e delle piante. In questo quadro utopico, se si rendesse necessaria
la rimozione di un albero, automaticamente se ne pianterebbe
un altro in grado di sostituire in breve tempo quello rimosso
nella sua funzione ambientale. L’importanza del verde pubblico
è ben conosciuta da noi che abitiamo un territorio
ricco di vegetazione e l'arredo del verde va certamente tutelato
come va garantita la sicurezza delle persone. In una
città che funzionasse veramente un dibattito come questo
non avrebbe neanche motivo di esistere ed è
proprio un nuovo modello di tutela e prevenzione dell’ambiente,
nel funzionamento generale della “cosa pubblica”, è
ciò che dobbiamo “pretendere”. È utopia?
Per
ora, nello scenario attuale, il cittadino ha tutto il diritto
di segnalare un albero pericoloso all'amministrazione pubblica.
È dovere dell'amministrazione locale
stabilire le operazioni da fare per assicurare la sicurezza
sul territorio in base alle leggi vigenti.