15
maggio 2019 - Continuano le conferenze sul territorio
del IV municipio e sul Casale della Cervelletta, promosse
dal Coordinamento "Uniti per la Cervelletta" formato
da associazioni (Italia Nostra, WWF, Arci, Vas, Salviamo il
Territorio ), comitati locali (Vivere a Colli Aniene, la Chiocciolina
Onlus, Agenzia Tor Sapienza, il Grillo parlante, C.d.Q IV
e V municipio, Cngei - Associazione Scout Laica, Centro Culturale
M.Testa, il Foro, Comitato Caserme, er Gazebo, l’Anfiteatro,
ecc.), e da cittadini che insieme promuovono la tutela e la
valorizzazione del patrimonio storico-culturale della Cervelletta.
Nel quarto incontro, con il professore Carlo Travaglini, docente
ordinario di Storia economica, università Roma Tre,
si approfondiranno le trasformazioni economiche e sociali
del suo territorio, con particolare riferimento alla storia
dell’agricoltura e alla storia del lavoro, tra latifondo e
sfruttamento della classe contadina.
L’appuntamento è per venerdì dalle ore
17:00 alle 19:00 presso la Biblioteca Comunale della Vaccheria
Nardi in via Grotta di Gregna 37.
Roma, eterno centro di grandezza e di splendore, fin dalla
sua origine, per oltre due millenni, fu contornata dal più
romantico, selvaggio e pittoresco territorio che si possa
immaginare, sul quale si diramavano le trionfali vie consolari.
Una distesa sterminata, solitaria e ricca di folte boscaglie,
dove, qua e là, brucavano sparute mandrie di buoi e
greggi di pecore.
Questa immensa plaga , al di là delle mura aureliane
costituiva l’antico Agro Romano, Il suo stato di desolazione,
il suo aspetto privo di vita, riempivano di tristezza pur
formando uno scenario di bellezza unica al mondo. Dovunque
silenzio, odori agresti, la vista di ville romane in rovina,
di colonne, templi, acquedotti si succedevano lungo l’incolta
pianura.
«Bella era quella muta, deserta campagna romana, sparsa
dei ruderi degli antichi templi e, nell’ineffabile pace diffusa
intorno, ardente dell’oro di fiori gialli o accesa dalla bragia
rovente dei papaveri selvatici» (Nikolaj V. Gogol).
Una terra, per di più , battuta dalla malaria e caratterizzata
dall’ abbandono, regnavano sovrani i pantani e gli stagni.
Ma su quelle tenute si sono esercitate i grandi potentati
prima ecclesiastici e nobiliari dopo con un avvicendarsi,
spesso rapido, talvolta violento, delle proprietà.
Certamente le torri che punteggiavano nel medioevo Roma e
molto di più l’Agro Romano erano il simbolo del diritto
feudale, per diventare il modello d'abitazione più
diffuso per la nobiltà (la casatorre) e affermarsi
in fine, dal XV secolo in poi, come palazzo gentilizio sul
modello toscano.
Ma quale era la vita e l’economia di questo agro romano? Di
cosa vivevano gli occasionali abitanti o di quanti calavano
stagionalmente dai monti dell’Abruzzo, dell’Umbria e dalla
Ciociaria?
Quali e quanti gli interessi e i tornaconti dei capitoli papalini,
della feudale aristocrazia romana fortemente intrecciata con
la Chiesa sul piano dei rapporti economici e di potere.
Quali gli affari dei mercanti di campagna che costituirono,
sul piano economico, il nascente ceto medio trovandosi ad
essere coloro che potevano gestire e metterne in circolazione
la rendita fondiaria e, le entrate fiscali di cui erano appaltatori.
E ancora, completata con Roma l’Unità d’Italia, come
si cominciava a trasformare l’Agro Romano con le nuove figure
di affittuari e con le trasformazioni che le bonifiche determinavano?
Uno spazio di ricerca e di analisi delle vicende economiche
che hanno attraversato la campagna intorno a Roma sono certamente
elemento fondamentale per comprendere i modelli sociali e
le trasformazioni che hanno accompagnato le tante tenute e
i tanti casali quali parte di un processo di espansione della
città.
Dr.
Elio Romano
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