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maggio 2019 - Pochi giorni fa sulla via Tiburtina
è accaduto un incidente mortale che ha visto coinvolto
un ciclista investito da un Tir all'altezza dello svincolo
del Raccordo Anulare. Il fatto è avvenuto il 17 maggio
e per l’uomo in bicicletta non c'è stato nulla da fare.
Questo tragico episodio ha portato in tanti a riflettere sulla
pericolosità di una strada che da un decennio è
un autentico cantiere dai lavori interminabili. Anche un nostro
lettore ha voluto esprimere il suo punto di vista sulla vicenda
e noi volentieri lo ospitiamo.
«Il presidente di Codacons, riguardo all’investimento
del ciclista, rimasto ucciso, il giorno 18 maggio sulla Tiburtina,
a Roma, ha dichiarato: "Chiediamo alla magistratura di
accertare se la morte del ciclista sia stata in qualche modo
riconducibile ai restringimenti di carreggiata e ai cantieri
stradali presenti ormai da anni su via Tiburtina, per lavori
che non sembrano avviarsi a conclusione”.
Riguardo a quei cantieri, trascrivo parte di una mia lettera
pubblicata su un noto quotidiano il 25 ottobre del 2016: “Siete
mai stati sulla Tiburtina? Da diversi anni (non mesi, anni)
è un continuo cantiere. La popolazione è rassegnata,
la prende come una calamità naturale. Cantieri eterni.
Provate a passarci la mattina e fate caso a quanti operai
vi lavorano. Alle volte due o tre. Spesso nessuno. C’è
il cantiere, ma non c’è l’operaio. Di tempo per osservare
ne avrete quanto ne volete, giacché le macchine procedono
a passo d’uomo. Una volta ho allungato la mano dal finestrino
e ho colto fiori di acacia e li ho offerti alla figlia che
in questa città non ci vuole più vivere perché,
riferisce, vivere in questa città è sempre più
difficile”.
I cantieri sono ancora là. Mia figlia si è trasferita
in un’altra città.
Carmelo D.»
Antonio
Barcella
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