Cassonetti dei rifiuti dati alle fiamme – Una forma di
protesta che danneggia solo i cittadini |
25
giugno 2019 - Dalla Tiburtina alla Portuense, da
Tor Bella Monaca alla Garbatella, sale la protesta dei cittadini
per una gestione dei rifiuti in continua emergenza. Che il
servizio di raccolta funzioni male è sotto gli occhi
di tutti: cassonetti strapieni e cumuli di rifiuti ovunque.
Scelte politiche sbagliate alla base di tutto ma la forma
di protesta usata da alcuni è quantomeno demenziale
e illegale. Dare alle fiamme un cassonetto significa produrre
diossina a stretto contatto con le abitazioni con i rischi
per la salute di tutti. È molto peggio che respirare
i miasmi prodotti dalla spazzatura non raccolta. Per essere
chiari, senza usare mezze parole, chi produce roghi
è un piromane e va perseguito in base alla legge in
vigore. Oltretutto bruciando i cassonetti si crea
un danno economico all’amministrazione della città
che verrà ripagato unicamente dai contribuenti e si
procura un alibi a chi da fornisce un disservizio al posto
di un servizio strapagato. La rabbia dei cittadini deve trovare
altre forme di protesta più civili e democratiche e
soprattutto bisogna spingere le istituzioni a trovare soluzioni.
Si può cominciare da una serie di esposti prodotti
dai vari comitati e associazioni sul territorio da consegnare
alla ASL, ai Carabinieri Tutela Ambientale e alla Procura.
Se il “diritto” è ancora un insieme di norme e leggi
che devono far funzionare uno Stato allora qualcuno si sentirà
in dovere di intervenire per dare seguito alla denuncia dei
cittadini.
Intanto sarebbe auspicabile che l’amministrazione capitolina
fornisse quantomeno un segnale alla gente sulla volontà
di voler risolvere definitivamente il problema dei rifiuti
nella nostra città.
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