30
agosto 2019 - “Altri quattro mesi di emergenza,
poi sarà il caos. – riportano sul proprio sito
i Gruppi Ricerca Ecologica Lazio - Tanto ha accordato
la Regione Lazio a Roma Capitale in materia di gestione rifiuti.
Dopodiché, senza soluzioni strutturali che punteranno
all’autosufficienza, sarà crisi. Ma almeno da qui a
gennaio gli impianti del resto della Regione dovranno accollarsi
i rifiuti prodotti nell’Urbe. Facciamo un passo indietro,
esattamente al 5 luglio, quando a fronte di una Roma sommersa
di rifiuti il Presidente della Regione Lazio emise un’ordinanza
valida fino al 20 settembre con cui obbligava Ama a 'mettere
in campo mezzi e risorse straordinarie per togliere i sacchetti
di immondizia dalle strade', quasi commissariandola. Subito
dopo, il 9 luglio, la cabina di regia costituita dal Sindaco
di Roma, dal Presidente della Regione e dal Ministro dell’Ambiente
aveva individuato nell’invio all’estero la principale via
d’uscita alla crisi: premesso che questa opzione è
di per sé una follia economica, Ama non ha trovato
nessuno (o quasi) disposto a siglare contratti. La risposta
dal resto d’Italia è stata anche peggiore: dopo il
no di Abruzzo ed Emilia, che si è aggiunto a quello
interno della Rida di Aprilia ed allo stop del Tmb di Ama
di Rocca Cencia per manutenzione, le speranze residue sarebbero
legate alle Marche (ma solo per il trattamento di 5mila tonnellate
al mese, per giunta senza alcuno smaltimento, quando Roma
produce ogni giorno una tale enorme quantità di rifiuti).
L’azienda capitolina per il trattamento dei rifiuti è
in enorme ed ingiustificabile ritardo anche rispetto ad altri
'obblighi': come dotarsi di altri impianti mobili di trattamento
(i tritovagliatori, di cui è operativo solo quello
di Ostia per giunta a scartamento ridotto per l’ostilità
della popolazione e degli amministratori municipali), attivare
centri di trasbordo e individuare stazioni di trasferenza.
Ed anche la situazione nei due impianti privati di Malagrotta
getta benzina sul fuoco: dovevano essere in manutenzioni fino
a metà settembre, ci resteranno fino a metà
novembre (almeno) per motivi giudiziari.
Sul fronte raccolta va anche peggio: grazie ad un’ordinanza
della Sindaca del 5 agosto, al rientro dalle vacanze agostane
i romani hanno dovuto fare i conti con il divieto di conferire
la frazione multimateriale leggero (plastica e metalli) e
la frazione indifferenziata/secco residuo in sacchi non trasparenti,
ciò sia al fine di facilitare i controlli di Ama sia
per favorire una maggiore coscienza ambientale dei cittadini
dal momento che la differenziata langue. Le prime multe (dai
25 ai 500 euro) hanno scatenato il panico tra i troppo riottosi
abitanti della Capitale, infastiditi dall’obbligo ma anche
dalla necessità di procurarsi nei supermercati i sacchetti
idonei (trasparenti o semi-trasparenti, come la Direzione
Rifiuti ha annunciato che chiarirà a breve con una
circolare).”
I
SACCHETTI TRASPARENTI VIOLANO LA PRIVACY ? – Lasciamo
per un attimo da parte la polemica che, a fronte del caos
rifiuti vede l'amministrazione rispondere con ordinanze
quantomeno discutibili e che poco incidono sui problemi strutturali.
Osserviamo invece come stanno reagendo i romani ad un provvedimento
poco condiviso. Per prima cosa dobbiamo evidenziare che il
Garante della Privacy ha espresso nella sentenza del 14 luglio
2015 in materia di raccolta differenziata dichiara quanto
segue: "Le modalità di raccolta differenziata,
allo stato prospettate a questa Autorità, appaiono
correlate alle finalità cui sono preordinate, che mirano
ad una soluzione ecologicamente compatibile della gravosa
questione dei rifiuti solidi urbani. Esse potrebbero tuttavia
comportare, in caso di misure sproporzionate e di eventuali
abusi, seri inconvenienti alle persone interessate, le quali
conferiscono i rifiuti nella fondata aspettativa che gli effetti
personali da esse inseriti nei sacchetti o negli altri, analoghi
contenitori (es., corrispondenza, fatture telefoniche con
i numeri chiamati), che sono a volte relativi ad informazioni
sensibili concernenti la sfera della salute (farmaci, prescrizioni
mediche, ecc.) o politico-religioso-sindacale, siano oggetto
solo di eventuali controlli proporzionati di cui i cittadini
siano adeguatamente informati, e non anche di indebita visione
ed utilizzazione da parte di terzi."
A
giudicare dai commenti dei social network appare evidente
che sulla questione rifiuti si sta creando una spaccatura
tra i cittadini e l'amministrazione locale che deve assicurare
il servizio di raccolta e smaltimento. Come spesso accade
sono arrivate prima le multe e poi l'informazione ai romani.
Per questo nei quartieri ci si sta attrezzando per soddisfare
la richiesta (seppur di malavoglia) o per rispondere all’ordinanza
della sindaca di Roma nel tentativo di tutelare i propri diritti.
Ad esempio, il CDQ di Settecamini e dintorni ha avviato una
petizione
on line che chiede alla sindaca l’annullamento dell'
ordinanza n 153 sui sacchetti della discordia.