“Fuga oltre le colonne d’Ercole” (A. Barcella) - Il parere
dello scrittore Maurizio Stasi |
2
marzo 2020 - Parlare di un romanzo, perché
“Fuga
oltre le colonne d’Ercole” è un romanzo,
non è cosa semplice se non si vuol cadere in una specie
di sunto o di analisi critico-letteraria. Certamente stiamo
parlando di una storia inventata, scritta molto bene,
di facile lettura, avvincente; con personaggi principali e
collaterali ben definiti. Ma è solo finzione
narrativa quella di Antonio Barcella?
Abbiamo un Francesco (giovane, aitante, amante dell’avventura),
abbiamo un Guglielmo Chambonet (maestro dei templari, custode
dei più profondi segreti del tempio, gran maestro dell’ordine
di Sion) un frate Stefano (arrivista, assetato di potere a
cui il delitto non fa paura pur di raggiungere il suo scopo),
ed i personaggi femminili quali Isabella e Maddalena (le due
donne importanti nel cuore di Francesco).
La storia si dipana tra amore sconsolato, tradimento, agguati
e scontri feroci.
Molte sono le storie che si intersecano quali quella di Jounay
e la gelosia per Kamila che porterà ad uno scontro
tra il nostro eroe ed il predestinato Jounay (duello oltremodo
cavalleresco) e che già ci fa sorgere il dubbio che
questo inserimento non voglia invece essere la scusa per renderci
edotti su un’antica usanza (il giudizio di Allah) arrivata
a noi come “giudizio di Dio”. Divulgazione storica
allora?
Dubbio che ritorna nella storia di Simplicia e la violenza
subita, che ci proietta in quell’epoca (reale) in cui lo stupro,
scarsamente perseguito delle autorità (come specificatamente
attestato dal Barcella), era all’ordine del giorno, o nel
processo contro Firmina (accusata di stregoneria) in cui vengono
descritte sia le fasi e le motivazioni (recondite) delle accuse
sia il processo e la pena del rogo.
Allora romanzo sì ma connotato in una ambientazione
talmente accurata da divenire quasi uno squarcio di vita reale
medievale.
Ritroviamo quindi quell’Ugo
Pays, Goffredo di Saint-Omer e gli altri 7 cavalieri che
nel 1120 fondarono l’ordine dei Templari sotto l’egida di
Bernardo da Chiaravalle; un ordine che prevedeva il voto di
Povertà, Obbedienza, Castità, diviso in milites
ed inservientes (in cui solo i primi erano sottoposti all’osservanza
totale delle regole dell’ordine). Veniamo messi al corrente
dell’interesse di Filippo il Bello di ripianare i suoi debiti
impossessandosi del tesoro dei Templari; della Bolla di Clemente
V sugli ordini monastici; delle accuse fantasiose per
distruggere l’Ordine come quel Baphomet (creatura diabolica
che sarebbe stata adorata dai cavalieri templari). Citazioni
storiche come la caduta del castello d‘Acri (grande fortificazione
templare in terra islamica), o la grande flotta del Tempio
di stanza a Cipro!
Tutto un escursus che permette all’autore di parlarci dei
Nabatei
e della loro fiorente civiltà, connessa alle carovaniere
dei beduini, di San Francesco accusato di eresia (fatto storicamente
attestato) del santo Graal (derivato da tradizioni medievali).
Uno spaccato storico del tempo (come quando l’autore ci parla
di elezione del pontefice come puro atto politico), del diritto
dell’epoca (come nel caso di adulterio in cui era lecito uccidere
la moglie e l’amante), del sistema economico (come quando
viene citata la tassa per l’ingresso delle merci in città
o quella di iscrizione ai tornai).
Una fotografia che ci si dipana davanti agli occhi quando
leggiamo della bettola con dormitori promiscui uomo-donna
ricchi-poveri (in cui la copula era fatta sotto gli occhi
di tutti), delle greggi di pecore sulla via Sacra a Roma,
del tempio di Apollo adibito a dormitorio pubblico; degli
animali venduti vivi per evitare il deterioramento delle carni.
Sono anche informazioni curiose come la citazione di come
si faceva il sapone facendo bollire l’olio d’oliva assieme
alla potassa per poi metterlo a raffreddare negli stampi,
o come quando, per bocca di una serva, veniamo a conoscere
gli usi servili: “la serva deve sottostare alle voglie del
padrone”
Sono spunti in cui l’autore si avventura in considerazioni
sue personali: “L’uomo prepara il futuro solo conoscendo
la sua origine” ed anche “Io do una cosa a te e tu
la dai a me è il commercio che ora si chiama politica”
e che ci trova perfettamente in linea con il suo pensare.
C’è poi il discorso oltre le colonne d’Ercole e qui
troviamo Platone
con la sua Atlantide; che è lo spunto con cui l‘autore
apre la stura per parlarci della Stele di Westford con lo
stemma di James Gunn (luogotenente di Sain Clair di cui ci
è giunta la cronaca della sua impresa); dello Scheletro
rinvenuto nel Fall River abbigliato in maniera medievale e
del Ritrovamento armi del XIV secolo rinvenuti sulla costa
orientale degli Stati Uniti; interrogativi a cui la scienza
ufficiale non ha ancora saputo fornire una esauriente spiegazione.
Un romanzo quindi, ribadiamo, ma che può e deve essere
letto con mente ed occhi attenti a tutto il mondo storico
narrato perfettamente ricostruito da Antonio Barcella, non
nuovo a simili imprese in quanto questo è solo l’ultimo
dei suoi romanzi dati alle stampe a cui speriamo non debbano
mancare le sue successive opere. (Maurizio Stasi - Scrittore
e Poeta)
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Il
libro Fuga oltre le Colonne d'Ercole di Antonio
Barcella, acquistabile anche con la “carta
del docente” o con il “bonus
cultura”, può essere ordinato sui seguenti
circuiti on line ed è prenotabile nelle principali
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