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Emergenza Coronavirus - Una opportunità di riflessione che non dobbiamo perdere!

14 marzo 2020 - Oggi vogliamo ospitare una riflessione sull'emergenza Coronavirus redatta dallo scrittore e poeta Maurizio Stasi: "Errare umanum est, perseverare diabolicum! Vorrei iniziare da qui il mio ragionamento!
Ogni fatto che, nella nostra vita, ci accade è da considerare come una esperienza atta ad insegnarci qualcosa da memorizzare per poi affrontare conseguentemente un’analoga situazione in cui ci si dovesse trovare; l’esperienza del Coronavirus pertanto deve essere utilizzata per rimarcare quegli errori e quelle manchevolezze che non dobbiamo più ripetere in avvenire.
La domanda è allora cosa dobbiamo imparare da questo evento?
Per rispondere a questa domanda dobbiamo analizzare quali sono state le carenze messe in evidenza da questa crisi!
Tutti abbiamo constatato come la maggiore pericolosità di questo contagio sia stata la difficoltà di avere un numero sufficiente di posti di terapia intensiva (per far fronte ai casi più gravi del contagio); di non avere un sufficiente numero di strumenti di tutela (mascherine, tute sterili, tamponi, ecc.) essendo soggetti ad acquisti provenienti dall’estero; di non avere un sufficiente numero di dottori, infermieri e tecnici per rendere idonea la risposta all’esigenza e per finire la stessa carenza strutturale (posti ospedalieri) per garantire l’attività sanitaria corrente.
La risposta più ovvia sarebbe quella di aumentare il numero dei posti letto, l’assunzione di dottori, infermieri e tecnici, di costituire una riserva di strumenti di tutela, ecc. ecc.
Senza dubbio questa sarebbe la strada migliore, ma sarebbe possibile praticarla economicamente?
Il caso attuale è una emergenza, per cui ogni struttura sovradimensionata (attendendo un’emergenza che ci auguriamo non debba mai più arrivare) sarebbe oltremodo costosa ed inutile.
Questo non vuol dire che non si debbano ricercare soluzioni idonee ad impatto economico sostenibile!
Abbiamo visto che uno dei problemi essenziali è la dipendenza dall’estero di forniture tecniche e sanitarie (dovuta alla globalizzazione che ha reso non competitive le ditte italiane), bene questo è un problema che deve essere risolto!
Come? I trattati internazionali impongono gare d’appalto aperte a tutte le ditte del Globo ma ci sono, tuttavia, settori industriali (strategici) che consentono particolari procedure d’acquisto. Occorrerà pertanto creare un organismo industriale statale che, selezionati i criteri strategici, metta in atto una industrializzazione efficace a sopperire particolari esigenze nei vari settori.
Cosa vuol dire questo? Aggirare la globalizzazione? No! Vuol dire creare un tessuto industriale non di mercato ma che possa diventare operativo in ventiquattrore in caso di necessità!
Faccio un esempio: Tute sterili, mascherine, ecc. Si creano diversi stabilimenti atti alla produzione di questi strumenti (non sono unità produttive in quanto non immettono sul mercato i loro prodotti) gestiti da un ente statale (esercito, protezione civile, od altro) che deve solo provvedere alla manutenzione dei macchinari ed all’istruzione del personale (quantitativamente idoneo a far lavorare gli impianti 365 giorni su 365, 24 ore su 24). Si vede bene che una simile struttura può essere messa in moto in qualsiasi momento e per qualsiasi evenienza straordinaria.
Analogamente potrebbe accadere che ci fossero, sul territorio, ditte italiane atte alla produzione di strumentazione tecnica indispensabile (macchinari ospedalieri, farmaci, ecc.) in questo caso quello che mancherebbe sarebbe la possibilità di far funzionare le strutture a ritmo elevato (365/365-24/24) questo pertanto dovrebbe essere compito sempre di quell’ente statale di cui abbiamo ipotizzato che dovrebbe farsi carico di addestrare quelle unità lavorative idonee a sostenere la produzione di quelle ditte in caso di necessità!
Abbiamo detto che una carenza è stata quella dei posti letto; orbene questa evenienza sarebbe facilmente vanificata se si dotasse l’esercito di strutture da campo (idonee quantomeno per tutto il contingente operativo: 30.000 uomini) facilmente trasformabili sia in unità abitative (in caso di calamità) sia in strutture infermieristiche.
(Si tenga presente che l’esercito già di per se avrebbe la necessità di simili strutture per essere veramente operativo, come avrebbe la necessità di quantomeno 100.000 tute anti NBC; tute che sarebbero state estremamente utili nel caso di cui stiamo parlando)!
Altra carenza evidenziata dal Coronavirus è quella di dottori, infermieri e tecnici; indispensabile apriori è quindi l’abolizione del numero chiuso per le facoltà di medicina ecc. anzi, auspicabile l’amplificazione di suddetti corsi onde avere una riserva idonea (inquadrabile nella croce rossa, nella difesa civile, ecc,) atta a fornire il supporto necessario nei casi di necessità.
Potrebbe essere questa la soluzione?
Non lo so ma penso che potrebbe essere uno spunto valido per poterci lavorare sopra.
Quello che so per certo è che il Coronavirus ci ha offerto una opportunità di riflessione che non dobbiamo perdere!
" (Maurizio Stasi)

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