La tecnologia può sopperire alla mancanza del vaccino
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16
aprile 2020 - In un contesto pandemico come quello
attuale, dove la sanità pubblica ha mostrato i suoi
limiti per il numero eccessivo di malati da coronavirus da
curare contemporaneamente e il governo e le imprese stanno
studiando come gestire le riaperture e pianificare il futuro,
non c’è dubbio che la tecnologia ha già dato
un aiuto straordinario e potrebbe darne ancora di più
in futuro. Qualche esempio? L’utilizzo dello smart working
per i dipendenti delle aziende e del settore pubblico è
stato un cambiamento radicale, pur conoscendo che si tratta
di una soluzione di emergenza che non potrà protrarsi
a lungo. Le lezioni didattiche via web hanno sopperito in
parte alla chiusura delle scuole. Le comunicazioni tra le
persone si sono moltiplicate costringendo molti a sperimentare
nuove applicazioni che in futuro potrebbero rivelarsi utili.
Ora che ci dobbiamo spostare verso la seconda fase dell’epidemia,
con la riapertura graduale del mondo economico e produttivo,
la prima domanda da porsi è: “La tecnologia può
sopperire alla mancanza del vaccino ?”. Il controllo dell’infezione
e dei focolai epidemici è il primo scoglio da affrontare
e risolvere. Va fatto attraverso una raccolta veloce dei dati
e l’analisi del gran volume di informazioni che si raccolgono
in una nazione grande come la nostra. Il problema è
che per queste due informazioni occorrono tempo e strumenti
adeguati e bisogna fare i conti con il rispetto della privacy.
Vorresti sapere se nel tuo palazzo qualcuno è
stato contagiato dal Covid-19? Prima di entrare in un esercizio
commerciale vorresti essere informato se il luogo è
sicuro? Domande semplici ma risposte complicate
e difficili.
Ci sono due diritti in ballo che vanno entrambi tutelati:
1. In Italia il diritto alla salute è riconosciuto,
dagli articoli 2 e 32 della Costituzione, come diritto fondamentale
sia per i singoli che per la collettività. Lo Stato
ha l’obbligo di tutelare la collettività intera su
questo punto e di salvaguardare la salute dei singoli individui.
2. Il diritto alla privacy in Italia è inteso come
il diritto alla protezione dei dati personali soprattutto
per quanto riguarda lo stato di salute, le scelte politiche
e l’orientamento sessuale di ogni cittadino.
L’ampio uso di telefonici cellulari può risolvere in
parte il problema. Sfruttando questo mezzo di comunicazione
si può raccogliere una quantità enorme di dati
ed incrociarli con quelli già in carico allo Stato.
Lo strumento può fornire l’indicazione circa gli spostamenti
delle persone contagiate e , in caso di un nuovo contagio,
può indicare chi sia venuto in contatto con la persona
colpita dal virus permettendo un rapido intervento sul nuovo
focolaio epidemico. Attraverso lo stesso apparecchio può
essere inviata la messaggistica che avvisa le persone dell’avvenuto
contatto con il virus e di sottoporsi al tampone o ad altri
mezzi diagnostici. Sembrerebbe una misura piuttosto semplice
e di facile applicazione. Ma il nostro governo sembra orientato
ad un’applicazione tecnologica più complessa e cervellotica
che prevede soluzioni basate su tecnologie spaziali, come
comunicazioni e navigazione satellitari per le quali è
stato già emesso un bando da 2,5 milioni di euro dal
ministro per l'Innovazione Tecnologica e la Digitalizzazione.
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