7
maggio 2020 - In questa emergenza abbiamo visto di
tutto, dal coraggio del personale sanitario che ha combattuto
il virus in prima linea negli ospedali, alla solidarietà
dei cittadini e delle associazioni di volontariato, per passare
alla scuola che si è dovuta reinventare in pochi giorni
portando il suo insegnamento nelle case attraverso il web,
alle forze dell’ordine e della croce rossa su cui si può
sempre contare, ai tanti che non hanno abbandonato il loro
posto di lavoro non facendo mai mancare cibo e generi di prima
necessità e a tanti altri che ogni giorno si sacrificano
per il bene della comunità.
Ma dietro tutto questo c’è un’altra Italia, quella
delle contraddizioni, che ha dimostrato tutto il dilettantismo
di chi lancia proclami senza avere idea di che cosa sta dicendo.
Non voglio fare nomi e cognomi, tanto tutti ricordiamo benissimo
chi ha sostenuto a febbraio che l’Italia poteva stare tranquilla
per il Coronavirus quando questo già circolava in Lombardia
e mieteva vittime. Nessuno può scordare poi le tante
persone che andavano in televisione a sostenere che questo
virus era poco di più di una semplice influenza. E
che dire dei tanti giornalisti televisivi che ci raccontavano
che la mascherina da infermiere era del tutto inutile smentiti
poi dai provvedimenti successivi che la imponevano a tutti.
Ora
nuove contraddizioni nascono sulle aperture che le regioni
stanno mettendo in campo: dove il virus è più
attivo per contagi e vittime ci sono più aperture che
nel resto d’Italia dove il virus è presente appena.
Stesso errore del passato che ha imposto un lockdown uguale
per tutti quando si potevano fare scelte diverse isolando
le regioni colpite duramente. Poi l’ultima situazione ridicola
che per decreto nella fase 2 ha permesso di andare a trovare
i congiunti fino al sesto grado di parentela mentre non si
da la possibilità di andare nelle seconde case. Scusatemi
un attimo ma indicatemi voi se è più facile
o meno contagiare qualcuno andando a trovarlo nella sua casa
o andare nella propria casa deserta e disabitata in campagna,
al mare o in montagna?
Qualche
giorno fa il Televideo RAI ha pubblicato un articolo che evidenziava
come nella città di Roma i decessi di quest’anno sono
stati circa il 10 % in meno dello stesso periodo della media
degli ultimi 5 anni. Questo dato riguarda la nostra città
in piena pandemia. Ma allora, forse, sarebbe stato il caso
di istituire meno restrizioni alla libertà delle persone
nelle aree dove i focolai epidemici sono stati veramente pochi?
Forse, questo governo si è fidato troppo dei santoni
(consulenti) che hanno prospettato scenari apocalittici senza
pensare ai danni economici che ne scaturivano.
E
che dire poi dei tanti italiani all'estero abbandonati all'isolamento
negli alberghi perchè chi governa qui da noi non è
in grado di organizzare un volo di stato per recuperarli?
Ci sono famiglie con bambini in attesa di rientrare a casa
e nessuno si preoccupa di tutelare i minori che non vedono
l'ora di tornare nel proprio ambiente e riabbracciare il proprio
mondo. Sono stati lasciati alla mercè dei cosiddetti
"voli umanitari" che fanno pagare un biglietto il
doppio di quelli di linea oppure sono costretti ad acquistare
biglietti di business class che arrivano anche al triplodi
quello che avevano preventivato. Spesso queste persone sono
all'estero per lavoro, che ora hanno perso, o per motivi molto
importanti come l'adozione di un bambino.
Si potrebbe continuare all’infinito perché è
nella natura dell’uomo contraddirsi o cambiare parere in corsa
soprattutto prendendo decisioni legate alla troppa fretta
o non conoscendo proprio la materia ma non dobbiamo neppure
dimenticare che questi “presunti errori” sono costati vite
umane.
Forse è arrivato il momento di dire basta anche a quello
slogan tambureggiante che sostiene “Andrà tutto bene”.
Scusate ma con trentamila morti che cosa è andato bene?