3
settembre 2020 - Stiamo assistendo da alcuni giorni
all’accentuarsi di uno strano fenomeno: la negazione
della pandemia. Negare l’esistenza del virus ed assumere
comportamenti tali da danneggiare la comunità può
portare a gravi conseguenze dopo che i nostri sacrifici hanno
riportato la situazione della nazione ad una pseudo normalità.
Il fenomeno del negazionismo ha radici nel passato e segue
una corrente di pensiero revisionista che, utilizzato a fini
ideologici-politici, nega fatti storici e scientifici accertati
contro ogni evidenza e testimonianza. Negare l’olocausto,
mettere in discussione la sfericità del globo terrestre
o sostenere che l’uomo non ha mai raggiunto la superficie
lunare sono solo alcune delle tesi sostenute da persone facilmente
condizionabili da dicerie e fake. Questi soggetti mettono
in discussione qualsiasi documento riconosciuto valido da
esperti, storici e scienziati spesso andando incontro a grossissime
cantonate. Per i negazionisti la verità è quasi
sempre inaccettabile ed è più facile per loro
trovare una argomentazione di comodo o sostenere tesi radicali
che vanno contro la autenticità storica. Per sostenere
i loro ragionamenti distorcono la realtà, mettono in
giro falsità e dileggiano i loro avversari. Spesso
cambiano il loro modo di pensare e le loro idee, per comodità,
di fronte a platee diverse o negando quanto sostenuto di fronte
ad un soggetto culturalmente più elevato e in grado
di dimostrare quanto siano strampalate quelle tesi,
Purtroppo, le fandonie raccontate dai negazionisti in questo
periodo producono seri danni e non è più possibile
tollerare atteggiamenti e comportamenti che aggravano la pandemia.
Lo stato dovrebbe chiedere i danni a chi, come un untore con
tesi negazioniste, diffonde volontariamente il virus oppure
veicola altre persone alla disobbedienza civile facendo propagare
la malattia e le conseguenti morti.
La
visione del negazionismo di Nicola Marcucci, professore e
filosofo di Colli Aniene – “Caro Antonio, vuoi
sapere cosa io ne pensi dei negazionisti?
I negazionisti, come i nichilisti negano la realtà
sostanziale dell’essere, del mondo e delle cose, così
li definisce W. Hamilton.
Ma, a mio avviso, bisogna correggerlo.
Io li definisco fuori di sè, fuori del mondo, fuori
della storia, fuori dello spazio, fuori del tempo, sono acefali,
esseri puramente organici
Sono inessenziali
I negazionisti, nel negare il covid-19 negano la realtà
e negando la realtà negano se stessi, perché
non si può negare la cosa che si prende in esame, in
quanto che, nel momento in cui prendi in esame qualcosa, la
cosa esiste ed è preesistente.
I negazionisti non puoi nemmeno catalogarli come dotati di
capacità di dubbio (vedi Cartesio), perché non
sono metodici ma sistematici e i sistematici non raggiungeranno
mai la verità in fatto di conoscenza, perché
i negazionisti non conoscono nemmeno se stessi.
Nell’atto conoscitivo (gnoseologico) si presuppone un soggetto
conoscente ed una cosa oggetto da conoscere.
Essi i negazionisti non sono in grado di capire, conoscere,
perché la cosa da conoscere esiste ma manca il soggetto
conoscente, in quanto privo della facoltà di conoscere,
in quanto essi stessi se ne sono privati, se ne privano e
se ne priveranno.
Vogliamo provare a giudicare i negazionisti dal punto logico
applicando loro il famoso sistema delle categorie, da quelle
aristoteliche a quelle kantiane ed hegeliane?
Cosa sono le categorie, sono predicati ultimi e più
generali che si possono applicare a qualsivoglia cosa:
per
Aristotele sono 10 ed hanno una funzione
logica e ontologica:
1. Sostanza, i negazionisti sono privi di una sostanza determinata
perché ne negano l’esistenza
2. Qualità, essendo fatti di materia organica-vegetale,
occorrerebbe interrogare chi li abbia potuti assaggiare
3. Quantità, chi li avrà mai contati?
4. Relazione, essi sfuggono ad ogni relazione
5. Luogo, per vedere dove siano, bisognerebbe interpellare
la rubrica “Chi l’ha visti?”
6. Tempo: ne sono fuori, sempre perché essi, negando
la realtà, hanno negato anche il tempo
7. Posizione: in nessuna, perché io li immagino a forma
di palla
8. Condizione: di putrefazione
9. Azione, inattivi
10. Passione, subiscono tutte le pernacchie della storia e
della società
per
Kant, le categorie non designano più
i modi essere della realtà , ma il nostro modo di conoscerla
e sono funzioni a priori dell’intelletto
1. Quantità (unità, pluralità, totalità)
2. Qualità (realtà, negazione, limitazione)
3. Relazione (sostanza e inerenza, causalità e dipendenza,
azione reciproca)
4. Modalità (possibilità e impossibilità,
esistenza e non esistenza, necessità e contingenza)
5. Per giudicarli alla maniera kantiana, diciamo che per
6. Quantità, occorrerebbe sapere quanti siano gli imbecilli
al mondo
7. Qualità, la stessa dei vuoti a perdere
8. Relazione, si parlano tra loro
9. Modalità, in che modo si relazionino tra loro, bisognerebbe
chiederlo solo a loro
Il
più facile viene ora. È il modo in cui potrebbero
essere considerati dal maestro della dialettica, G.F.
Hegel.
Ora il grande filosofo di Stoccarda, concepisce la realtà
in modo dialettico, dinamico, e non statico, alla maniera
aristotelica: i negazionisti, all’interno delle famose triadi,
rappresentano il negativo, rispetto al positivo. Ergo, nella
sintesi scompaiono completamente. Dunque, non esistono.
Non parliamo poi di Marx ed Engels che, all’interno
della loro sintesi materialista, fanno diventare i negazionisti,
negazione della negazione, dunque uno zero negato da un altro
zero, quindi sotto ZERO.
Li vogliamo far giudicare da Nietscke? Il filosofo dei nichilisti?
Ma come potrebbe fare il povero filosofo dell’oltre-uomo a
giudicare il nulla?. Il teorico del Nulla che giudica il Nulla?
Una contraddizione in termini".