Centri Sociali Anziani – La riapertura appare
un problema insormontabile
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23
settembre 2020 - Il primo di luglio scorso la sindaca
di Roma Virginia Raggi annunciava la graduale e controllata
riapertura dei Centri Sociali Anziani di Roma nel rispetto
delle indicazioni contenute nell’ordinanza regionale e solo
nei casi in cui fossero stati effettuati i necessari interventi
di prevenzione sanitaria. Proseguiva poi dicendo che i centri
sarebbero restati chiusi in tutti i casi in cui non fosse
possibile garantire le idonee misure di contenimento del contagio.
Evidentemente per la gran parte di detti centri la riapertura
alla frequentazione appare un problema insormontabile. Ad
esempio il Centro Sociale Anziani di Colli Aniene, a tutt’oggi,
risulta ancora chiuso e la richiesta da parte del Comitato
di Gestione per un sopralluogo, indirizzata al Municipio per
le verifiche di sicurezza, non ha ricevuto risposta.
Proviamo a capire bene che cosa sta accadendo e le motivazioni
dei ritardi. Le regole dettate dai decreti governativi su
indicazione del CTS (Comitato Tecnico Scientifico) per il
rispetto delle norme sanitarie valgono sia per il privato
(esercizi commerciali, stabilimenti balneari, etc) che per
il pubblico (scuole, municipi, centri sociali, etc). Nel caso
del privato, un imprenditore applica il protocollo assumendo
costi e rischi e valutando i ritorni economici. Nell’altro
caso, il pubblico, deve applicare rigidamente il protocollo,
assumendone i costi ma senza avere alcun tipo di ritorni.
Questo implica che i tempi per riaprire un determinato servizio
si allungano a dismisura per mancanza di risorse. E non si
può chiedere ai volontari del Centro o al Comitato
di Gestione di sostituirsi nelle responsabilità che
sono esclusiva competenza del proprietario (comune/municipio).
È importante inoltre sottolineare come, nel caso della
chiusura dei Centri Anziani, debba essere valutato l’impatto
sociale sui soggetti più fragili della nostra società
ossia le persone più a rischio di contrarre il virus
ma sono anche quelle che soffrono di più l’isolamento
imposto.
Per questo, occorre puntare ad una riapertura anche
solo parziale di questi importanti centri di aggregazione,
garantendo il distanziamento sociale e bloccando le attività
più a rischio come il ballo, la ginnastica e le carte,
ma permettendo di frequentare le attività culturali
e i corsi che le accompagnano. Non dimentichiamo che in questi
locali si svolgevano corsi di musica (fisarmonica, organetto,
percussioni, chitarra e piano), corsi di Storia dell'arte,
educazione civica, letteratura, poesia, scrittura creativa,
filosofia, laboratori di teatro e di artigianato artistico
di maglia, uncinetto e non solo. Corsi che sono proseguiti
on-line durante il lock down per la pandemia fino ad arrivare
alla pubblicazione del libro i Racconti della Pandemia scritto
da vari autori, tutti soci del centro.
Proprio il Centro Sociale di Colli Aniene inizia ad essere
in fermento e i frequentatori minacciano di portare la protesta
in strada organizzando corsi all’aperto.
Io da parte mia lancio una provocazione: visto che questo
centro è inserito all’interno dei locali della succursale
del Liceo Croce Aleramo (ex Salvemini), dove la carenza di
spazi sta lasciando a casa oltre la metà degli studenti
per le cosiddette “lezioni a distanza differite”, perché
non lasciare temporaneamente questi spazi alla scuola per
restituirli quando la situazione tornerà normalizzata?
Quantomeno si risolverebbe un problema.
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