Lettore: “Modi diversi per la misurazione
della temperatura corporea nei supermercati per Covid”
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18
novembre 2020 - Come è nostra prassi, diamo
spazio ai nostri lettori per esprimere il proprio pensiero.
Ecco il testo del messaggio ricevuto oggi in redazione: “Mi
sono spesso lamentato (si fa per dire) della strana abitudine
diffusissima a Roma di chiamarti ‘caro’, anziché ‘signore’
come sarebbe più semplice e naturale. Non so, forse
io mi ci sono fissato un po', certo è che se per una
vita entrando in un negozio, in un ambulatorio, in un ufficio
postale, ti sei sempre sentito chiamare signore (buongiorno
signore, desidera signore, in che cosa posso servirla, signore?),
poi ti suona strano, innaturale, sentirti chiamare caro e
sentirti dare del tu, specialmente se hai una certa età,
la barba bianca, e a darti del tu e a chiamarti caro è
una persona giovane. Ma non volevo lamentarmi (si fa sempre
per dire) ancora di questo fenomeno. Volevo raccontare della
maniera garbata, gentile, usata da un giovin signore, guardia
giurata, per invitare i clienti ad entrare in un grande supermercato
sulla via Tiburtina, a Roma, dopo la misurazione della temperatura
corporea. Mi viene incontro, la guardia giurata, avvicina
l'apparecchio alla mia fronte e, constatato che non ho febbre,
mi dice: ‘Vai’. Ora, è anche vero che la mascherina
nasconde quasi per intero la mia barba bianca, ma che io sia
un uomo di una certa età, anzi, un signore di una certa
età, è ugualmente evidente. Due volte ci sono
stato nel supermercato, e per due volte il giovin signore,
guardia giurata, mi ha intimato il suo ‘vai’. Devo dire, però,
per amore della verità, che non dappertutto è
così. In un altro supermercato sempre di Roma, dopo
la misurazione della temperatura, l'addetto mi ha invitato
ad entrare con un ‘prego’. E mi è bastato. Anche troppo.
Non potevo pretendere aggiungesse ‘signore’. Non esageriamo.
Renato P.”
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