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gennaio 2021 - L'adolescenza è una fase della
crescita nella quale il ragazzo o la ragazza iniziano a subire
le modifiche somatiche e psicologiche e a perdere le caratteristiche
dell'infanzia. La sessualità ha raggiunto la forma
erotica, il pensiero ha maturato le forme logiche, l'egocentrismo
infantile è superato. Queste nuove strutture sono però
appena abbozzate; ora hanno bisogno di essere consolidate.
Ciò avviene nell'arco di tempo che va dai 15 ai 20
anni. La fragilità somatica e psicologica del soggetto,
in questa fase, è evidente e facilmente spiegabile
se si tiene conto del lavoro per il consolidamento delle sue
strutture fisico-psichiche che in lui si va compiendo. I ragazzi
all'età di circa 12-13 anni possono presentare cambiamenti
in gusto, aspetto e carattere. Generalmente è proprio
in questo periodo che i ragazzi hanno bisogno di un supporto
che li aiuti a superare i disagi a cui vanno incontro. Come
può influire la pandemia su ragazzi di questa età?
Difficile dirlo perché ogni individuo reagisce in maniera
diversa. Ma certamente ci sono aspetti comuni come l’isolamento,
il senso di inquietudine, la mancanza del contatto fisico
con gli amici e quella benedetta mascherina che genera una
sensazione di soffocamento. In quest’epoca di restrizioni
e di contatti limitati tra le persone, le relazioni virtuali
stanno sostituendo quelle reali, con ulteriori rischi di malessere
fisico e mentale, specie nei giovani, oltretutto maggiormente
abituati all’uso delle tecnologie per la comunicazione.
L'impatto della pandemia è stato dunque – e lo è
tuttora – assai drammatico per bambini e adolescenti, travolti
da cambiamenti radicali che potrebbero avere conseguenze da
non sottovalutare sulla futura vita da adulti. Una delle peggiori
eredità del coronavirus potrebbe essere una vera e
propria onda di stress post-traumatico, come sottolineato
dal Consiglio Nazionale dell'Ordine degli Psicologi, pertanto
si dovranno prendere tutte le iniziative possibili per tutelare
la salute mentale delle persone, soprattutto delle più
fragili. Studi in tutto il mondo stanno misurando gli effetti
della pandemia su bambini e adolescenti. Quella prevedibilità
nei comportamenti che era una forza stabilizzante per i minori
è stata interrotta dall'epidemia.
Quali consigli possiamo ottenere da un esperto? Ci ha risposto
la dr.ssa Rossella Calzetta Psicologa e Psicoterapeuta
iscritta all’Ordine Psicologi Lazio e docente del Corso di
Psicologia del benessere per l’Università
Popolare Michele Testa:
«Le
richieste di aiuto, che pervengono nei nostri studi sono tantissime
in questo periodo. Su molte testate in questi giorni, è
apparso l’articolo allarmante di Stefano Vicari, responsabile
del Servizio neuropsichiatria del Bambin Gesù che registra
l’occupazione del 100 % dei posti disponibili per i ricoveri
psichiatrici.
In realtà la pandemia ha contribuito a far scivolare
una coperta che riusciva a celare solo in parte problematiche
più gravi che riguardano l’età evolutiva. La
maggior parte delle richieste di aiuto che ci arrivano riguardano
problematiche di ansia (di tipo fobico) e di gestione della
rabbia. Oggi accentuate dall’isolamento.
Dunque, le problematiche sono sempre le stesse.
Gli adolescenti, per natura, si ritrovano a nuotare in acque
incerte. Incerte, perché in quel periodo cambiano i
punti di riferimento, ma allo stesso tempo, hanno bisogno
di confrontarsi con il mondo esterno. Cambiano gli affetti,
cambia il loro corpo, si devono discostare dalle loro figure
di riferimento per cercare la loro individualità. Qualcuno
fa bracciate più energiche e più fluide, qual
altro arranca. E’ più incerto, ha bisogno di più
tempo. Ecco, questa società non concede tempo, ne’
eroga boe per potersi sorreggere e riprendere fiato.
La nostra società risulta incapace di lanciare ciambelle
di salvataggio per chi è in difficoltà. Allora
succede che qualche adolescente si rinchiude, immerso ed intrappolato
nella propria angoscia, e qualcun’altro preferisce assumere
identità negative devianti piuttosto che “non essere”
nessuno (vedi il fenomeno delle piazze e del Pincio).
La pandemia ha aumentato il “non esserci”. Non ci sono i confronti
scolastici, non ci sono gli spazi associativi o le palestre.
Sappiamo che la socializzazione è l’antidoto all’alienazione,
alla violenza. La pandemia ha solo messo ulteriormente a fuoco
il problema dell’alienazione. L’aiuto può arrivare
da una società che eroga boe. Mi riferisco a boe, come
quella della Cultura, che aiuta a sviluppare le potenzialità
e a diminuire le disuguaglianza. La boa dello Sport, come
crescita sociale e non solo agonistico. La boa dell’Arte,
musica, teatro e arti figurative, che aiutano ad esprimere
parti interne e nascoste, dando libero sfogo alle emozioni
e alla creatività.
L’aiuto viene da una società che accompagna e stimola
i ragazzi ad esprimersi, a gridare la loro individualità,
a fare qualcosa di “speciale” e non solo una società
che si preoccupa ipocritamente quando la sofferenza è
già emersa. Come per altri frangenti, con questa pandemia
noi oggi paghiamo il prezzo di tutto ciò che non siamo
stati in grado di capire e poi risolvere prima.
“La gioia risiede nella lotta, nello sforzo e nella sofferenza
dell’impegno, non nella vittoria in se”
Mahatma Gandhi»