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maggio 2021 - Il sostegno dato dai cittadini al Casale
della Cervelletta come luogo del cuore del FAI, ponendolo
al primo posto di Roma e del Lazio per la seconda edizione
consecutiva, permetterà di partecipare al bando per
il finanziamento di un progetto volto al recupero del bene.
Oltre ventunomila firme che permetteranno di aggiudicarsi
la somma di 30.000 (trentamila) euro messa a disposizione
dal FAI se saremo in grado di presentare un progetto concreto
e realizzabile a breve. Il progetto deve essere indirizzato
verso il recupero e il restauro del bene storico o per la
sua valorizzazione e deve contribuire alla riapertura del
monumento ai visitatori. Tutto molto bello ma ci sono altri
requisiti che, già per l’edizione precedente, furono
disattesi e non fu possibile impiegare il contributo messo
a disposizione nel bando. Il più importante di detti
requisiti è che il progetto deve avere l’approvazione
della proprietà, in questo caso il Comune di Roma,
che deve cofinanziare il progetto per almeno il 20% del suo
valore. Inoltre deve esserci l’autorizzazione della sovrintendenza
ai beni culturali con le richieste protocollate. Tutto facile
se fossimo in un piccolo comune della provincia del Lazio
ma tutto difficile in una città come Roma. Con i tempi
biblici con cui viaggia la burocrazia nella Capitale si rischia,
per la seconda volta, di perdere il contributo del FAI.
Il progetto di restauro/riqualificazione/ingegneria naturalistica
richiesto dal FAI deve essere ineccepibile sul piano tecnico.
Si prendono in considerazione il respiro del progetto (es.
l’abbattimento di barriere architettoniche non è un
intervento rilevante), l’uso di materiali innovativi, il coinvolgimento
scientifico di enti quali Università, la reale incidenza
nel cambio/miglioramento di destino/fruibilità del
Bene, ecc.
Soprattutto l’ultimo punto deve essere documentato da un reale
impegno del proprietario (il Comune di Roma) a stilare un
progetto di riapertura del Casale, ossia quel cronoprogramma
che noi associazioni abbiamo più volte chiesto e mai
ottenuto. La fruibilità del Bene, per il FAI, è
giustamente un elemento fondamentale. L’intervento può
essere un lotto di un cantiere più ampio, ma deve essere
in sé significativo (es. lotto conclusivo di un cantiere,
oppure primo lotto che permette di innescare un circuito virtuoso,
oppure piccolo intervento ma di rilievo simbolico).
Per il finanziamento del progetto si valuta inoltre la partecipazione
di più realtà del territorio all’intervento,
una condizione sulla quale garantiamo noi associazioni. Le
partnership devono essere concrete, il ruolo di ogni partner
deve essere attestato chiaramente specificandone le azioni
ai fini dell’intervento attraverso l’attestazione di un impegno.
Questo del resto è l’elemento più semplice sul
quale c’è già l’adesione delle associazioni
territoriali fra cui l’Associazione Vivere a Colli Aniene
che ha già sottoscritto il proprio impegno.
Per
concludere: il FAI mette a disposizione un tesoretto per un
piccolo progetto: riusciremo a cogliere questa occasione o
tutto finirà con un nulla di fatto come l’edizione
precedente dei Luoghi del cuore del FAI ? Noi possiamo garantire
che faremo la nostra parte, sul resto dobbiamo necessariamente
vedere il bicchiere mezzo pieno sperando che il meccanismo
non si inceppi nel pantano della burocrazia.
Comunque
vada, la kermesse del FAI è stato un elemento più
che positivo per accendere i riflettori sul recupero del Colosseo
di Roma Est (come è stato battezzato il Casale della
Cervelletta). Ora tutti noi dobbiamo fare in modo che quel
riflettore non si spenga.