14
maggio 2021 - Riceviamo e pubblichiamo il messaggio
di un nostro lettore: «In questo periodo la vegetazione
a Roma cresce quasi a vista d'occhio, non solo nei parchi
e nelle aiuole della città, ma anche sui cigli delle
strade, sui marciapiedi, lungo i muri e sui muri, persino
sui tetti. Piante selvatiche dappertutto. Le chiamano erbacce,
in realtà sono bellissime e utilissime. I tarassachi
dai piccoli soli gialli che ornano in questi giorni i marciapiedi
del quartiere Colli Aniene, dove abito, sono una gioia per
gli occhi. Via Francesco Compagna in questo periodo potrebbe
essere chiamata via del cardo, talmente è piena del
bel fiore. Sul ciglio di alcune strade hanno avuto tempo di
fiorire persino degli oleandri. Ma a dominare è il
tarassaco, chiamato anche dente di leone, soffione, e piscialetto
per le sue proprietà diuretiche e depurative. In via
Urbano Cioccetti, non ci crederete, ma sul marciapiede si
stende abbondantemente una siepe di more. E ci sono i papaveri
rossi e la cicoria e la rucola e tante altre piante delle
quali, ahimè, non conosco il nome. Il Comune di Roma
non taglia le piante spontanee per incuria, ma è un'incuria
che non mi sento di rimproverargli.
"Tutte
queste piante fanno parte della nostra natura urbana, aiutano
a rimuovere l’inquinamento, producono ossigeno e sono utili
agli insetti e agli uccelli”, ha dichiarato Sophie Leguil
a Mother Nature Network. La giovane etologa e botanica francese,
che vive a Londra, ogni volta che incontra una pianta selvatica
o dei fiori, spuntati ad esempio ai bordi di un marciapiede,
li fa notare ai passanti scrivendone il nome sul selciato
con un gessetto. Se venisse a Roma, nel mio quartiere, di
gessetti ne consumerebbe a centinaia, tante sono le varietà
di piante spontanee che vi crescono. Molti marciapiedi del
quartiere sono impraticabili a causa del selciato dissestato,
non per le piante spontanee. Ad ogni modo, viva le erbacce
e viva la primavera. Renato P.»