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novembre 2021 - Come riportato in un altro articolo,
ieri, presso la sala Falconi di Colli Aniene, si è
svolto l’evento di inaugurazione
dell’anno accademico 2021-2022 dell’Università Popolare
Michele Testa (UPMT). Nel corso dell’evento il rettore
dell’UPMT Antonio Barcella, come è tradizione, ha tenuto
la Lectio Magistralis scegliendo come argomento “Il
Bene Comune”. Ecco il testo integrale della sua relazione:
«Una comunità, più o meno grande,
non può prescindere dalla gestione del bene comune.
Nell'accezione popolare viene definito bene comune (o proprietà
collettiva o patrimonio ad uso civico), uno specifico bene
che è condiviso da tutti i membri di una collettività.
Molte sono le definizioni di bene comune e si differenziano
lievemente nell'ambito delle varie materie: filosofia, etica,
scienza politica, religione e giurisprudenza. Partiamo dal
concetto filosofico dove il bene comune è spesso relativo
e variabile nel tempo e nelle scuole di pensiero. Esso, secondo
alcune correnti filosofiche esprime un'idea, un'entità
o altro, che giova all'intera collettività.
Il concetto di “bene comune” nasce dal mondo greco antico
dove il grande filosofo Aristotele considera “beni” i fini
che l’uomo persegue nel suo agire. E considera che il fine
più alto che l’uomo possa perseguire è la costruzione
della polis, ossia della città, cioè la politica
e di conseguenza il bene comune. In tutto il mondo greco,
e non solo, per i filosofi, avere a cuore la vita della polis
era di primaria importanza; l’uomo che non si interessava
della cosa pubblica, lo si appellava con il termine di “idiota”.
Dal punto di vista storico, il valore di bene comune viene
ereditato dalla civiltà romana nel significato di “bene
della collettività”. La res publica. Ma non viene approfondito,
tranne una certa attenzione che vi dedicano, in particolare,
Cicerone e Seneca.
Ritornerà al centro dell’interesse popolare nel XIII
secolo, grazie a Tommaso d’Aquino, che lo riprende da Aristotele
e ne farà il perno della sua visione dell’uomo e della
comunità umana. Una visione che caratterizzerà
fortemente tutta l’epoca medievale.
A
parte le nozioni storiche e filosofiche, vorrei invece soffermarmi
sul concetto politico e popolare del “bene comune” con chiari
riferimenti al nostro vivere quotidiano e al nostro territorio.
L’amministrazione pubblica e di prossimità ha come
obiettivo primario il perseguimento di questo valore senza
cadere in tentazioni ideologiche o personalistiche. Il bene
della collettività deve essere tradotto e sviluppato
all’interno di ogni aspetto della vita sociale e dell’ordinamento
dello Stato coinvolgendo i cittadini nelle soluzioni più
adeguate. Strade, marciapiedi, edifici scolastici, monumenti,
alberature e giardini pubblici non possono essere abbandonati
al loro destino ma deve essere varato un chiaro programma
di manutenzione che anticipi i problemi per non arrecare danni
alla cittadinanza. Ad esempio, per quanto riguarda l’ultima
consiliatura del IV Municipio possiamo portare come cattivi
esempi di gestione il Casale della Cervelletta e l’area verde
pubblica di piazzale Loriedo dove, una certa miopia politica
e una rigidità che non ha precedenti, ha portato alla
chiusura di entrambi questi patrimoni popolari simboli del
quartiere. Per fortuna, grazie alla socialità presente
nei quartieri, l’amministrazione pubblica è stata incitata
e sollecitata ad avviare un percorso che aveva come obiettivo
la restituzione di questi beni alla cittadinanza… anche se
ciò è avvenuto solo in parte. Sempre sul nostro
territorio possiamo trovare esempi positivi di collaborazione
cittadini/istituzioni, ad esempio, sulla gestione del verde
pubblico dove l’azione popolare si è letteralmente
sostituita all’amministrazione di prossimità curando
da sola e adottando circa il 70/80 % di giardini e parchi.
Un esempio positivo che resta difficile replicare su strade
ed edifici scolastici dove occorrono investimenti molto più
sostanziosi della pura azione di volontariato. Per conservare
e tutelare il bene comune deve scattare una logica diversa
tra le persone: “la logica del noi”. Bisogna uscire dagli
egoismi e dalle ambizioni personali per entrare in una dimensione
diversa nella quale regna il principio degli interessi collettivi
e comunitari. E qui una grossa risorsa per tutti è
il mondo del volontariato.
Il VOLONTARIATO - I volontari sono una risorsa
immensa, preziosa, non possono essere lasciati alla finestra
a guardare da spettatori e devono essere impiegati in ruoli
di affiancamento, non di sostituzione, dell'Amministrazione.
Come ha ricordato il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella
Il volontariato è un’energia irrinunciabile della società,
e senza di esso non si sarebbe potuto far fronte alle emergenze
generate dalla pandemia. Sono infatti 6,3 milioni i volontari
attivi in Italia di cui oltre 4 milioni sono operativi in
organizzazioni strutturate. Si tratta di una rete sociale
animata da un volontariato esteso indispensabile per costruire
quel cambiamento nelle priorità del nostro vivere civile
per non farci trovare impreparati di fronte alle nuove domande
sociali e per garantire la qualità della nostra democrazia
sempre più bisognosa di un’educazione al bene comune.
D’altra parte le organizzazioni di volontariato, per loro
natura, continuano ad avere delle caratteristiche che potrebbero
avere ancora appeal su adolescenti e giovani. Essi, pur diffidenti
verso gli adulti, sono interessati a provare, a fare concretamente,
a sentirsi protagonisti. Le associazioni e i comitati sul
territorio si dedicano a “cose speciali” e gli adolescenti
che sono coinvolti hanno la possibilità di sentirsi
responsabili, di essere trattati da grandi facendo leva sul
loro desiderio di far parte del mondo degli adulti. Occorre
raccogliere questa grande potenzialità e fare sinergia
tra generazioni diverse con l’unico obiettivo di lavorare
per la collettività.
La partecipazione dei cittadini alla gestione del bene comune
(cittadinanza attiva) è previsto anche dalla Costituzione
in attuazione degli articoli 118 comma 5 e 117 comma 6: “Stato,
Regioni, Città metropolitane, Province e Comuni favoriscono
l'autonoma iniziativa dei cittadini, singoli e associati,
per lo svolgimento di attività di interesse generale,
sulla base del principio di sussidiarietà”. La partecipazione
ad attività di cura, gestione condivisa e di rigenerazione
dei beni comuni urbani è aperta a tutti. In realtà,
e parlo per esperienza personale, il principio di sussidiarietà
difficilmente viene applicato dalle amministrazioni pubbliche,
sindaci ed assessori, perché ritenuto quasi di ostacolo
alla loro azione.
Il VANDALISMO - Il vandalismo è un
fenomeno urbano che inevitabilmente segue il degrado e distrugge
il bene comune. Scritte sui muri, deturpazione e danneggiamento
di beni condivisi, distruzione di arredi nei parchi, dimostrano
come l’ incuria e la trascuratezza siano fenomeni che alimentano
i disadattati a rovinare, distruggere, guastare senza necessità
e senza ragione, per il solo gusto perverso o per sciocca
e malintesa ostentazione di forza. Il vandalismo si accanisce
soprattutto sui beni comuni della collettività, su
quelle strutture godibili gratuitamente da tutti. Ma a dare
impulso al vandalismo è soprattutto l’incapacità
a comprendere la bellezza e l’utilità delle cose che
si distruggono. Se, oltre all’ inciviltà, si aggiunge
la complicità di chi non riesce ad amministrare al
meglio un territorio, il tutto diventa un cocktail micidiale
che va tutto a danno dei residenti. Generalmente si tratta
di un fenomeno presente nell’età adolescenziale che
porta i ragazzi a unirsi in branco per sfregiare e rovinare
tutto quello che incontrano sul loro cammino solo per creare
un diversivo alla monotonia di tutti i giorni. La noia e l'incapacità
di gestire la solitudine li porta a compiere un atto vandalico
di cui non comprendono la vigliaccheria. Solo in gruppo riescono
a sfogare questi bassi istinti ed è l'unico modo che
conoscono per liberarsi dall'energia negativa che li assale.
Sono gli stessi che sempre in branco, spesso, sono autori
di episodi di prevaricazione e bullismo nelle scuole e sui
social network. Il vandalismo è un reato anche se qualcuno
crede che sia stato depenalizzato. Il danno volontario di
una automobile, di una statua o di un muro posizionati in
luogo pubblico si configura come danneggiamento aggravato
che, invece, a differenza di quello «semplice»,
è tuttora un reato.
IL
CLIMA COME BENE DELL’UMANITÀ – Sostenere che
il clima possa essere considerato un bene comune, sembra apparentemente
un concetto arduo da sostenere ma i potenziali cambiamenti
climatici a cui stiamo assistendo lo rendono degno di appartenere
a questa categoria. Non si può assistere impunemente
ad un fenomeno che sta portando il pianeta vicino al baratro.
Hanno ragione i nostri giovani a pretendere un’inversione
radicale sull’uso dei combustibili fossili. Il clima è
un bene comune che va tutelato e preservato per lasciare ai
nostri figli e nipoti un pianeta come lo abbiamo ricevuto
in eredità dai nostri padri. I cambiamenti climatici
dipendono soprattutto dalle azioni dei governi, dalle amministrazioni
pubbliche e dai comportamenti di tutti noi. Ognuno può
e deve fare la sua parte per invertire questo trend pericoloso
ad iniziare dal produrre meno rifiuti, utilizzare l’acqua
senza sprechi e limitare l’accensione di impianti di riscaldamento
e climatizzazione. Purtroppo, il clima non ha confini e questo
rende più difficili le soluzioni che devono essere
necessariamente globali e concordate. Come dicono i ragazzi,
non esiste un pianeta B e dobbiamo evitare con tutte le nostre
forze che ci si avvii sulla via del “non ritorno”.
CONCLUSIONI
– Si potrebbe continuare a parlare di questa materia per ore
ed ore, visti i molteplici aspetti che la caratterizzano,
ma dobbiamo necessariamente arrivare ad una conclusione. Da
pochi giorni sono state rinnovate le amministrazioni locali
e di prossimità della Capitale. Non voglio entrare
sulle scelte degli elettori ma voglio lanciare un appello
alla cittadinanza, al mondo del volontariato costituito da
singoli cittadini, associazioni e al mondo politico che dovrà
governare questa città per i prossimi anni. Tutti insieme
ci troveremo a dover affrontare problemi e difficoltà
enormi per far ripartire Roma. Ascoltando i cittadini e rendendoli
parte attiva si potranno creare i presupposti per migliorare
la gestione del Bene Pubblico e avvicinare Roma alle metropoli
del Nord Europa. Solo attraverso la collaborazione cittadini/istituzioni,
che può passare anche attraverso una critica aspra
ma costruttiva, si potrà recuperare il ruolo che questa
città merita ed ha meritato da vari millenni.»