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novembre 2021 - Quando un progetto realizzato da
una pubblica amministrazione non trova il consenso dei cittadini
o peggio ancora si rivela uno spreco previsto di pubblico
denaro o viene realizzato in un contesto non adatto, non si
può definirlo “un bene della comunità”. È
chiaro il riferimento all’annunciato “murale
di piazzale Loriedo” ma non è il solo caso sul
nostro territorio dove l’amministrazione di prossimità
“sbaglia” le sue previsioni e crea opere inutili che spesso
non sono neanche annesse al patrimonio di Roma Capitale. È
un caso piuttosto frequente che un progetto viene mandato
in esecuzione solo perché ci sono fondi in un certo
capitolo di spesa o quelle opere sono finanziate da altre
amministrazioni (europea, statale, regionale) senza preoccuparsi
se quella realizzazione porta un beneficio o un valore aggiunto
ai cittadini o al territorio. Quello che stiamo scrivendo
è suffragato dai fatti, vicini o lontani che siano,
e siamo certi che il denaro utilizzato per quelli che definiamo
“sprechi” poteva essere utilizzato per altre opere migliorative
della vita del quartiere.
Tanto
per rinfrescare la memoria e per non ripetere gli errori del
passato, ecco alcuni progetti realizzati sul nostro territorio
che si sono rivelati un vero e proprio fallimento:
Ciclabile
di viale Bardanzellu – Un progetto che fu ostacolato
fin dall’inizio da parte dei residenti per come era concepito
e non certo per la sua utilità. I cittadini dimostrarono
che per arrivare da viale Togliatti all’ingresso del Parco
Naturale della Cervelletta potevano essere disegnati percorsi
meno invadenti e pericolosi. Prima di questo progetto esistevano
già problemi di viabilità e sicurezza concentrati
nella prima inversione di marcia su viale Bardanzellu e nell’incrocio
di viale Bardanzellu con via Balabanoff. La costruzione della
ciclabile avrebbe accentuato questi problemi aumentando notevolmente
la pericolosità per la viabilità. Alla fine
il progetto della ciclo-pedonale di viale Bardanzellu fu modificato
creando scivoli e punti di accesso sui marciapiedi laterali
affinché il denaro pubblico già stanziato arrivasse
alla ditta appaltatrice dei lavori. In questo modo ci ritroviamo
un moncone di opera che un giornale ha definito “la pista
ciclabile più corta del mondo”.
Percorso
ginnico attrezzato nei pressi del Casale della Cervelletta
– Era il 2013 quando ci fu segnalata una nuova storia di spreco
di denaro pubblico nell’area naturalistica della Cervelletta.
Ci riferiamo al percorso ludico-ginnico attrezzato (vedi foto)
posto sotto l’area degradata delle stalle che pochi mesi dopo
la sua costruzione era già completamente invaso da
sterpi ed erbacce visto lo scarso uso da parte dei residenti.
Ricordiamo che quando l’area fu “attrezzata” rimasero sorpresi
anche i membri dell’associazione che custodiva il Casale e
l’area dell’oasi naturalistica perché si faticava a
capirne le possibilità di utilizzo per la sua locazione
lontana dal quartiere e di difficile impiego. Dopo pochi mesi
dalla realizzazione le panchine finirono soffocate da un groviglio
di rovi ed erbacce che impedivano perfino il tentativo di
raggiungerle.
Illuminazione
Parco Baden Powell - L’impianto fotovoltaico realizzato
nel parco nell’anno 2002 con tecnologia ecologica sperimentale
e finanziato con il denaro pubblico attraverso un progetto
della giunta Veltroni non è mai stato preso in carico
dal Patrimonio di Roma Capitale e, quindi, la sua manutenzione
non rientra nella responsabilità di alcun ente. Una
storiaccia di sprechi e “mala gestione” in cui un bene pubblico
fu abbandonato all’incuria e al degrado fino al suo spegnimento
pressoché totale.
Rifacimento
campi da bocce nel parco Baden Powell – Nel 2012
ben 30.000 € di denaro pubblico furono sperperati per il rifacimento
di due inutili campi da bocce nel Parco Baden Powell mai utilizzati
dai residenti e sui quali crescevano folte erbacce. Un progetto
che fu immediatamente contestato dai residenti che avrebbero
preferito che l’amministrazione pubblica impiegasse quei fondi
per altre necessità dello stesso parco come l’asfaltatura
dei vialetti o per il ripristino dell’impianto di illuminazione.
I cittadini ancora si chiedono come sia possibile investire
i pochi soldi pubblici disponibili su un’opera del tutto inutile.
Pochi giorni dopo l’approntamento dei lavori e una spesa di
30.000 € i due campi di bocce tornarono al degrado preesistente.
Albergo
diffuso nel parco naturale della Cervelletta – L’albergo
diffuso era uno dei progetti che doveva essere realizzato
a ridosso del Casale della Cervelletta nel 2014 ed era stato
già finanziato con i fondi POR (Programmi Operativi
Regionali Fondi Europei). I lavori prevedevano il restauro
e risanamento conservativo delle strutture della Tenuta della
Cervelletta e la costruzione di un una reception, uno spazio
ludico e una grande struttura museale recuperando parte delle
strutture fatiscenti. Due milioni di euro tornarono alla Comunità
Europea per incapacità di portare i lavori in esecuzione.
Il progetto prevedeva, attraverso interventi di restauro e
risanamento conservativo di alcuni manufatti, la realizzazione
all’interno del complesso, di una struttura ricettiva–didattica
(7 camere con bagno), con finalità di sensibilizzazione
ambientale. Le camere avrebbero dovuto essere utilizzate per
campi scuola e altre iniziative culturali analoghe. Furono
anche eseguiti lavori propedeutici al progetto di rinforzo
della collina tufacea, costati circa cinquecentomila euro,
poi dimostratisi uno spreco perché il progetto non
fu mai portato a termine per i già citati motivi che
ne impedirono la messa in esecuzione.
Casale
storico della Cervelletta – Questo complesso monumentale
del XVI secolo con torre medioevale era il vanto dei quartieri
limitrofi (Tor Cervara, Tor Sapienza, Colli Aniene). Divenne
patrimonio pubblico della Regione Lazio attraverso l’ente
Roma Natura e del Comune di Roma (1997/2001), in seguito alle
lotte dei cittadini, prevalentemente di Colli Aniene. Nel
corso del tempo è diventata una delle pagine più
brutte della storia di questo territorio a causa di scelte
sbagliate di chi avrebbe dovuto tutelare questo bene della
comunità e non lo ha certo fatto. Il Casale è
chiuso per motivi di sicurezza da circa due anni. Per ottenere
la proprietà di questo monumento storico il Comune
di Roma diede in cambio alla Società proprietaria dei
lussuosi appartamenti in zone centrali della città.
Dette permute si sono rivelate un autentico “spreco” visto
che l’amministrazione capitolina non ha ancora varato un progetto
definitivo per restituire “il Colosseo di Roma Est” alla comunità.
Spostamento
strisce pedonali in viale Franceschini – Si tratta
di una vicenda recente che riflette il pressappochismo con
cui vengono approntati i progetti dal burocrate di turno.
Il 15 marzo 2017 i residenti di Colli Aniene restarono sconcertati
dalla nuova opera messa in campo dall’amministrazione di prossimità:
il passaggio pedonale di una delle due carreggiate di viale
Franceschini fu spostato di circa 40 metri, da un solo lato
della strada, facendo terminare l’attraversamento in una porzione
del giardino spartitraffico in cui non c'era la stradina ma
solo erba e sterrato. Nell’altro lato della carreggiata le
“zebre” rimasero posizionate dove erano in precedenza costringendo
i malcapitati che volevano attraversare il grosso viale a
percorrere una porzione di strada a ridosso dei veicoli parcheggiati
continuamente sfiorati delle automobili che in quel punto
sopraggiungevano a forte velocità. Fu subito chiaro
che detto attraversamento diventava una BARRIERA INSORMONTABILE
PER I PORTATORI DI HANDICAP e costituiva un vero pericolo
per gli altri pedoni. Per di più, l’attraversamento
del “biscotto” non aveva altra alternativa che l’erba con
i relativi problemi di sicurezza dovuti al terreno scivoloso
e fangoso in caso di pioggia e scarsamente illuminato. Grazie
alle nostre segnalazioni al Comando di Polizia Municipale
e all’assessorato competente del IV Municipio le “nuove strisce
pedonali” vennero cancellate e fu ripristinata la situazione
precedente ma lo spreco di denaro rimane. A distanza di quasi
cinque anni da questa operazione, non furono approntate più
altre modifiche a dimostrazione del “grave errore compiuto”.
L’area
attrezzata lungo il fiume Aniene poco prima di Ponte Mammolo
– Tra i progetti “inutili” annoveriamo l’area attrezzata lungo
il fiume Aniene, posta tra l’impresa di Ciocchetti Marmi e
Ponte Mammolo. I lavori risalgono nel periodo tra il 2010
e il 2012. Doveva essere un luogo dove poter consumare un
breve pasto osservando da vicino il lento scorrere di un fiume
inquinato nella speranza vana di non essere assaliti da nugoli
di zanzare o da altri tipi di insetti. Era facile prevedere
che un posto così deserto, dalla rigogliosa vegetazione
mai curata e poco accogliente fosse notato dai soliti predoni
a caccia di trofei come panchine e gazebi. Gli arredi urbani
sparirono all’improvviso, probabilmente in una delle oscure
notti invernali, ma le persone si accorsero dei furti solo
in seguito ad un rogo di erbacce che colpì l’area nel
2013. L’ennesima spesa di denaro pubblico che poteva essere
risparmiata.
Abbiamo
provato a darvi un quadro esemplificativo importante di quello
che accade sul territorio quando i progetti sono gestiti male
o non gestiti affatto. Siamo pressoché sicuri che in
molte di queste situazioni non esista dolo ma comporta comunque
un danno economico per la comunità. Prima di rendere
un progetto esecutivo su un territorio, andrebbero quantomeno
interpellati i residenti che conoscono meglio di tutti la
realtà dove vivono.