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I progetti cosiddetti “inutili” della pubblica amministrazione

12 novembre 2021 - Quando un progetto realizzato da una pubblica amministrazione non trova il consenso dei cittadini o peggio ancora si rivela uno spreco previsto di pubblico denaro o viene realizzato in un contesto non adatto, non si può definirlo “un bene della comunità”. È chiaro il riferimento all’annunciato “murale di piazzale Loriedo” ma non è il solo caso sul nostro territorio dove l’amministrazione di prossimità “sbaglia” le sue previsioni e crea opere inutili che spesso non sono neanche annesse al patrimonio di Roma Capitale. È un caso piuttosto frequente che un progetto viene mandato in esecuzione solo perché ci sono fondi in un certo capitolo di spesa o quelle opere sono finanziate da altre amministrazioni (europea, statale, regionale) senza preoccuparsi se quella realizzazione porta un beneficio o un valore aggiunto ai cittadini o al territorio. Quello che stiamo scrivendo è suffragato dai fatti, vicini o lontani che siano, e siamo certi che il denaro utilizzato per quelli che definiamo “sprechi” poteva essere utilizzato per altre opere migliorative della vita del quartiere.

Tanto per rinfrescare la memoria e per non ripetere gli errori del passato, ecco alcuni progetti realizzati sul nostro territorio che si sono rivelati un vero e proprio fallimento:

Ciclabile di viale Bardanzellu – Un progetto che fu ostacolato fin dall’inizio da parte dei residenti per come era concepito e non certo per la sua utilità. I cittadini dimostrarono che per arrivare da viale Togliatti all’ingresso del Parco Naturale della Cervelletta potevano essere disegnati percorsi meno invadenti e pericolosi. Prima di questo progetto esistevano già problemi di viabilità e sicurezza concentrati nella prima inversione di marcia su viale Bardanzellu e nell’incrocio di viale Bardanzellu con via Balabanoff. La costruzione della ciclabile avrebbe accentuato questi problemi aumentando notevolmente la pericolosità per la viabilità. Alla fine il progetto della ciclo-pedonale di viale Bardanzellu fu modificato creando scivoli e punti di accesso sui marciapiedi laterali affinché il denaro pubblico già stanziato arrivasse alla ditta appaltatrice dei lavori. In questo modo ci ritroviamo un moncone di opera che un giornale ha definito “la pista ciclabile più corta del mondo”.

Percorso ginnico attrezzato nei pressi del Casale della Cervelletta – Era il 2013 quando ci fu segnalata una nuova storia di spreco di denaro pubblico nell’area naturalistica della Cervelletta. Ci riferiamo al percorso ludico-ginnico attrezzato (vedi foto) posto sotto l’area degradata delle stalle che pochi mesi dopo la sua costruzione era già completamente invaso da sterpi ed erbacce visto lo scarso uso da parte dei residenti. Ricordiamo che quando l’area fu “attrezzata” rimasero sorpresi anche i membri dell’associazione che custodiva il Casale e l’area dell’oasi naturalistica perché si faticava a capirne le possibilità di utilizzo per la sua locazione lontana dal quartiere e di difficile impiego. Dopo pochi mesi dalla realizzazione le panchine finirono soffocate da un groviglio di rovi ed erbacce che impedivano perfino il tentativo di raggiungerle.

Illuminazione Parco Baden Powell - L’impianto fotovoltaico realizzato nel parco nell’anno 2002 con tecnologia ecologica sperimentale e finanziato con il denaro pubblico attraverso un progetto della giunta Veltroni non è mai stato preso in carico dal Patrimonio di Roma Capitale e, quindi, la sua manutenzione non rientra nella responsabilità di alcun ente. Una storiaccia di sprechi e “mala gestione” in cui un bene pubblico fu abbandonato all’incuria e al degrado fino al suo spegnimento pressoché totale.

Rifacimento campi da bocce nel parco Baden Powell – Nel 2012 ben 30.000 € di denaro pubblico furono sperperati per il rifacimento di due inutili campi da bocce nel Parco Baden Powell mai utilizzati dai residenti e sui quali crescevano folte erbacce. Un progetto che fu immediatamente contestato dai residenti che avrebbero preferito che l’amministrazione pubblica impiegasse quei fondi per altre necessità dello stesso parco come l’asfaltatura dei vialetti o per il ripristino dell’impianto di illuminazione. I cittadini ancora si chiedono come sia possibile investire i pochi soldi pubblici disponibili su un’opera del tutto inutile. Pochi giorni dopo l’approntamento dei lavori e una spesa di 30.000 € i due campi di bocce tornarono al degrado preesistente.

Albergo diffuso nel parco naturale della Cervelletta – L’albergo diffuso era uno dei progetti che doveva essere realizzato a ridosso del Casale della Cervelletta nel 2014 ed era stato già finanziato con i fondi POR (Programmi Operativi Regionali Fondi Europei). I lavori prevedevano il restauro e risanamento conservativo delle strutture della Tenuta della Cervelletta e la costruzione di un una reception, uno spazio ludico e una grande struttura museale recuperando parte delle strutture fatiscenti. Due milioni di euro tornarono alla Comunità Europea per incapacità di portare i lavori in esecuzione. Il progetto prevedeva, attraverso interventi di restauro e risanamento conservativo di alcuni manufatti, la realizzazione all’interno del complesso, di una struttura ricettiva–didattica (7 camere con bagno), con finalità di sensibilizzazione ambientale. Le camere avrebbero dovuto essere utilizzate per campi scuola e altre iniziative culturali analoghe. Furono anche eseguiti lavori propedeutici al progetto di rinforzo della collina tufacea, costati circa cinquecentomila euro, poi dimostratisi uno spreco perché il progetto non fu mai portato a termine per i già citati motivi che ne impedirono la messa in esecuzione.

Casale storico della Cervelletta – Questo complesso monumentale del XVI secolo con torre medioevale era il vanto dei quartieri limitrofi (Tor Cervara, Tor Sapienza, Colli Aniene). Divenne patrimonio pubblico della Regione Lazio attraverso l’ente Roma Natura e del Comune di Roma (1997/2001), in seguito alle lotte dei cittadini, prevalentemente di Colli Aniene. Nel corso del tempo è diventata una delle pagine più brutte della storia di questo territorio a causa di scelte sbagliate di chi avrebbe dovuto tutelare questo bene della comunità e non lo ha certo fatto. Il Casale è chiuso per motivi di sicurezza da circa due anni. Per ottenere la proprietà di questo monumento storico il Comune di Roma diede in cambio alla Società proprietaria dei lussuosi appartamenti in zone centrali della città. Dette permute si sono rivelate un autentico “spreco” visto che l’amministrazione capitolina non ha ancora varato un progetto definitivo per restituire “il Colosseo di Roma Est” alla comunità.

Spostamento strisce pedonali in viale Franceschini – Si tratta di una vicenda recente che riflette il pressappochismo con cui vengono approntati i progetti dal burocrate di turno. Il 15 marzo 2017 i residenti di Colli Aniene restarono sconcertati dalla nuova opera messa in campo dall’amministrazione di prossimità: il passaggio pedonale di una delle due carreggiate di viale Franceschini fu spostato di circa 40 metri, da un solo lato della strada, facendo terminare l’attraversamento in una porzione del giardino spartitraffico in cui non c'era la stradina ma solo erba e sterrato. Nell’altro lato della carreggiata le “zebre” rimasero posizionate dove erano in precedenza costringendo i malcapitati che volevano attraversare il grosso viale a percorrere una porzione di strada a ridosso dei veicoli parcheggiati continuamente sfiorati delle automobili che in quel punto sopraggiungevano a forte velocità. Fu subito chiaro che detto attraversamento diventava una BARRIERA INSORMONTABILE PER I PORTATORI DI HANDICAP e costituiva un vero pericolo per gli altri pedoni. Per di più, l’attraversamento del “biscotto” non aveva altra alternativa che l’erba con i relativi problemi di sicurezza dovuti al terreno scivoloso e fangoso in caso di pioggia e scarsamente illuminato. Grazie alle nostre segnalazioni al Comando di Polizia Municipale e all’assessorato competente del IV Municipio le “nuove strisce pedonali” vennero cancellate e fu ripristinata la situazione precedente ma lo spreco di denaro rimane. A distanza di quasi cinque anni da questa operazione, non furono approntate più altre modifiche a dimostrazione del “grave errore compiuto”.

L’area attrezzata lungo il fiume Aniene poco prima di Ponte Mammolo – Tra i progetti “inutili” annoveriamo l’area attrezzata lungo il fiume Aniene, posta tra l’impresa di Ciocchetti Marmi e Ponte Mammolo. I lavori risalgono nel periodo tra il 2010 e il 2012. Doveva essere un luogo dove poter consumare un breve pasto osservando da vicino il lento scorrere di un fiume inquinato nella speranza vana di non essere assaliti da nugoli di zanzare o da altri tipi di insetti. Era facile prevedere che un posto così deserto, dalla rigogliosa vegetazione mai curata e poco accogliente fosse notato dai soliti predoni a caccia di trofei come panchine e gazebi. Gli arredi urbani sparirono all’improvviso, probabilmente in una delle oscure notti invernali, ma le persone si accorsero dei furti solo in seguito ad un rogo di erbacce che colpì l’area nel 2013. L’ennesima spesa di denaro pubblico che poteva essere risparmiata.

Abbiamo provato a darvi un quadro esemplificativo importante di quello che accade sul territorio quando i progetti sono gestiti male o non gestiti affatto. Siamo pressoché sicuri che in molte di queste situazioni non esista dolo ma comporta comunque un danno economico per la comunità. Prima di rendere un progetto esecutivo su un territorio, andrebbero quantomeno interpellati i residenti che conoscono meglio di tutti la realtà dove vivono.

Antonio Barcella
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