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dicembre 2021 - A partire da oggi pubblicheremo una
serie di articoli realizzati dai Docenti e dagli Allievi dell’Università
Popolare Michele Testa (UPMT). Questi articoli spazieranno
su vari argomenti: sulla condizione giovanile, su quella dell’infanzia,
sul lavoro, sulla sanità, sulla mobilità, sull’ecologia,
su una nuova pedagogia, sulla politica territoriale, sull’utopia,
sulla cultura, su una nuova educazione civica, sull’amministrazione,
sulla cooperazione. La cosa più bella e rivoluzionaria
dell’uomo è che ognuno metta a disposizione il suo
sapere e la propria cultura per l’umanità che verifica,
impara e applica.
Oggi pubblichiamo una parte del testo redatto dal Presidente
dell’UPMT Domenico Coratella che potrà essere letto
in maniera integrale nella pagina “Pubblicazioni”
dell’Università Popolare Michele Testa.
«Introduzione
- Prima di tutto: cos’è una cooperativa? E’ un’esperienza
che possiamo vivere ogni qualvolta ci si trova a lavorare
in un gruppo persone che hanno lo stesso scopo o lo stesso
traguardo da raggiungere, insomma quando si COOPERA.
Sono entrato, nel 1974, in un mondo e una realtà economica
che dalle regioni dell’Emilia, della Toscana, Umbria e della
Lombardia stava lentamente allungando le sua propaggini in
tutta Italia e soprattutto nel Lazio.
Ho assistito all’espansione di una forza economica, quella
legata all’intero Movimento Cooperativo, quello che oggi si
chiama “Alleanza delle Cooperative Italiane”, che ha raggiunto
il terzo posto nell’economia Nazionale.
Ho assistito alla crisi degli anni novanta che, in parte,
è stata crisi di identità e crisi dovuta a crescite
aziendali tumultuose, comunque non paragonabili alla contemporanea
crisi della partecipazione democratica all’interno della gestione
aziendale.
Ho assistito e ancora oggi vivo la difficile ripresa, non
solo economica ma anche dei valori precipui del produrre e
gestire collettivamente, tipici della Cooperazione.
La pandemia mondiale, il Covid-19, ha bloccato momentaneamente
questa ripresa e anzi, nella crisi economica mondiale che
ne è scaturita, LA COOPERAZIONE, io ritengo, potrà
essere UNA risposta che fa avanzare la coscienza dei “quei
lavoratori” che credono nel lavoro come risposta al loro bisogno
di dignità come esseri umani, inseriti in una comunità
di liberi e uguali.
L’obiettivo di queste righe è quello di suscitare una
coscienza COOPERATIVA, base di ogni organizzazione economica
e di lavoro o di associazionismo in genere.
L’argomento
è vasto e ho pensato di dividerlo in capitoli per rendere,
spero, la lettura più comprensibile e conseguente.
1. L’ORGANIZZAZIONE STATALE: il funzionamento della macchina
dello Stato e la burocrazia;
2. LA SCUOLA E LA CULTURA: cosa riformare e perché;
3. LA PANDEMIA: crisi umana ed economica ma nuova opportunità.
4. L’ECONOMIA: capitalismo liberale o liberista, regole o
anarchia;
5. LE BANCHE: il ruolo della banche nelle ultime crisi del
capitalismo liberista;
6. LE IMPRESE IN CRISI E I LAVORATORI NEI GUAI: prodotti scarsamente
competitivi, delocalizzazioni, difficoltà del credito.
Pagano sempre i lavoratori.
7. LA COOPERAZIONE: una soluzione possibile;
8. I LAVORATORI: imprenditori di se stessi;
9. LA RIVOLUZIONE DIGITALE: nuovo strumento di partecipazione
10. CONCLUSIONE.
L’organizzazione Statale
Come
sfrondiamo l’apparato dello Stato dagli orpelli ottocenteschi,
dalle incrostazioni burocratiche incomprensibili e come lo
incardiniamo sulla Costituzione?
Gli strumenti di rappresentanza che la Costituzione prevede
sono ancora validi? Dobbiamo immaginarne di nuovi e più
adeguati alla diversa e più diffusa capacità
dei singoli di partecipare alle decisioni collettive? Il Mandato
di rappresentanza ha bisogno d’intermediazioni o no?
Queste
domande hanno riempito e riempiranno pagine d’inchiostro di
politologi, giornalisti e filosofi, che stanno tentando di
dare risposte appropriate.
La
rivoluzione digitale, di cui noi cogliamo forse per intuito
la grande forza rivoluzionaria, deve, secondo me, ancora espandere
e permeare della sua speranza innovatrice l’intera umanità.
La sua carica egualitaria però già s’intravede
attraverso il possibile accesso al sapere e alla conoscenza,
di una parte sempre maggiore della popolazione mondiale, sia
umanistica sia scientifica.
E
mentre appaiono sempre più anacronistici quei movimenti
nazionali che, facendo forza sulle contraddizioni della mondializzazione,
spingono alla chiusura dentro confini non più contenibili,
proprio grazie alle tecnologie digitali ci accorgiamo che
la democrazia rappresentativa non basta più, almeno
per come l’abbiamo intesa dal dopoguerra a oggi, e che dobbiamo
farne quantomeno manutenzione.
L’urgenza
di questa manutenzione è sotto gli occhi di tutti.
Il populismo più arretrato e la demagogia di movimenti,
che spesso e volentieri ripercorrono territori della destra
più oltranzista che ha prodotto solo disgrazie e lutti,
hanno, in situazioni di “passaggio” e “confusione”, sempre
più presa in una popolazione di proposito spaventata
dalla mancanza di “sicurezze” garantite fino agli anni ottanta.
Pare
ovvio, a questo punto, che il problema è culturale.
E ogni cambiamento culturale non può prescindere da
una maggiore attenzione e da un sensibile investimento nel
“Sistema Scolastico”. Non potrebbe essere diversamente, ogni
trasformazione della società DEVE iniziare da lì.
Il cambiamento inizia sui banchi di scuola e dobbiamo immaginare
un nuovo metodo d’insegnamento partendo dai Nidi per arrivare
alle Università.
La
scuola e la cultura
Davvero
noi dobbiamo immaginare un nuovo metodo? Sicuramente un aggiornamento
dell’insegnamento elementare, medio e medio superiore, magari
recuperando alcune certezze del recente passato coniugandole
alle moderne tecniche di comunicazione, è necessario
e doveroso (molti esperti del settore sono concordi con questa
necessità). Ma se rivolgiamo la nostra attenzione ai
nidi e alle università (alla qualità intrinseca
dell’insegnamento e non alla possibilità economica
dell’accesso), ci accorgiamo che non abbiamo molto da cambiare
e che anzi, in molte circostanze (i nidi di Reggio Emilia
e Modena), abbiamo fatto avanguardia nel mondo.
Questa avanguardia DEVE diventare norma e prassi in tutto
il Paese.
Le
nostre Università, malgrado le difficoltà spesso
anche solo logistiche, per non parlare di quelle burocratiche,
continuano a sfornare studenti che, se in Italia hanno una
grave difficoltà ad occupare le posizioni apicali,
all’estero hanno un riconoscimento universale tale che li
ritroviamo nelle Scienze, nella Ricerca, nell’Arte e nelle
discipline Umanistiche, a dirigere organizzazioni e teams
ai massimi livelli mondiali.
Il
“sistema scolastico” quindi, nel suo complesso, con modifiche
anche nei contenuti, negli accessi intermedi, è un
sistema che ha un solo punto debole: il suo sfruttamento universale.
Tutti i nati sul territorio Italiano DEVONO poter accedere
a questo “sistema” a prescindere dalle possibilità
economiche e devono poterne usufruire almeno fino ai 18 anni,
corrispondenti alla fine della media superiore.
L’insegnamento fino a quell’età potrà e dovrà
essere il più completo e multisettoriale possibile
e consentire una crescita e una base culturale sostanziosa
per i passi successivi.
A
questo punto, per scelta libera e individuale, senza ostacoli
di nessuna natura, tutti coloro che, anche su indicazione
degli insegnanti, vorranno continuare con gli studi universitari
dovranno poterlo fare anche attraverso il sostegno economico,
perché è “interesse comune” che questo avvenga.
D’altra parte, tutti coloro che al contrario vorranno intraprendere
carriere immediatamente produttive, attraverso corsi e master
di specializzazione, potranno realizzare le loro aspettative
con l’assistenza dello Stato, qualora non si avessero le disponibilità
economiche.
In
una società dove l’accesso alla Cultura è patrimonio
di tutti perché alla base c’è un sistema scolastico
non discriminatorio e assolutamente paritario (dal punto di
vista dell’accesso), si svilupperà una coscienza dell’inclusione
che è fondamento di ogni organizzazione sociale.
Organizzazione che ponga lo sviluppo dell’Essere Umano al
centro, e quell’immenso organismo vivente che è l’Universo,
come cornice del quadro meraviglioso che siamo chiamati a
dipingere, vivendo ogni giorno, la nostra vita.
La
pandemia
La
“Nuova Consapevolezza”, acquisita nel tempo con questa organizzazione
scolastica, potrà avere delle accelerazioni dovute
ad avvenimenti assolutamente inaspettati. In questo momento
il mondo si trova esattamente in uno di quei frangenti dove
ci si rende conto che o “ci si salva tutti insieme o non si
salva nessuno”. La pandemia scatenata dal Covid-19 ha colto
di sorpresa praticamente tutti gli Stati e i loro governi.
Gli apparati di comando si sono trovati a gestire un problema
che si era già presentato ai primi del novecento ma
con una diffusione di scambi internazionali di cose e persone
mille volte amplificati. E per quanto incredibile sia, invece
di tornare istintivamente a proteggere ognuno i propri confini
e il proprio “particolare”, si è percepito al contrario
che il mondo è interconnesso, che non esistono confini
che proteggono, colori di pelle che preservano, ricchezze
che discriminano. Cogliere da questi avvenimenti e far avanzare,
nella coscienza individuale, le soglie dell’inclusione e la
consapevolezza di un destino comune, è compito dei
politici più avveduti ma anche di ogni uomo di buona
volontà.
Per
il principio di realtà, non possiamo prescindere dall’attuale
organizzazione socio-economica per modificarla e adeguarla
alla nostra idea di convivenza. Tralascio l’analisi di come
ci siamo trovati a questo punto: mediamente, noi che privilegiamo
il primato dell’eguaglianza su quello dell’individualità,
ci riconosciamo in una lunga lotta di liberazione (da quando
l’uomo ha preso coscienza della sua “persona”) dall’oppressione
del più forte, del più furbo, del più
ricco… (Segue) – di Domenico Coratella»
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la lettura)