UPMT
– Prof. Nicola Marcucci: “È alto il rischio di abbandono
scolastico a causa della pandemia”
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17
gennaio 2022 - Proseguono gli articoli redatti dai
docenti dell’Università
Popolare Michele Testa per denunciare le criticità
sociali e del territorio. “Quest’articolo – annuncia
il prof. Nicola Marcucci, preside e docente della Facoltà
di Filosofia, scienze umane, sociali, politiche e ambientali
dell’Università Popolare Michele Testa - è
dettato da un unico intento: fare qualche proposta concreta
e aprire un dibattito con i lettori per confrontarci su una
problematica che se non affrontata in termini rigorosi per
non dire addirittura scientifici ci farebbe perdere molti
punti perfino sulla nostra credibilità di quartiere
modello. Mi spiego: le notizie che ci giungono da coloro che
seguono l’andamento dell’istruzione pubblica in Italia, in
tempi di pandemia, ci dicono che un giovane su 4, in aree
sviluppate, e addirittura 1 su 3, in quelle meno sviluppate
e anche deprivate culturalmente, è a rischio abbandono
scolastico, ma le probabilità che si tratti solo di
rischio non sono poche, dal momento che negli ultimi due anni,
metà della popolazione scolastica non è stata
messa in grado di seguire le lezioni a distanza, ed anche
per questo motivo, una considerevole parte della nostra gioventù,
ha gettato la spugna.
Voglio subito precisare che rischio abbandono non significa
dispersione scolastica, ma tra l’uno e l’altra la distanza
non è di poco conto.
Ritornando poi alla cronaca di quel che è successo
di diverso da scuola prima e scuola dopo, nei tempi del maledetto
virus, bisogna anche mettere in conto che negli ultimi due
anni il tempo scuola pomeridiano è stato del tutto
abolito.
Quindi il fattore rischio si somma anche al fattore precarietà
di ogni tipo, tanto che il disagio ha riguardato tutta la
popolazione scolastica che anche se non ha pagato il prezzo
in termini di bocciatura, in quanto la promozione non è
stata negata a nessuno, l’ha pagata in termini di mancata
formazione, ed ora ci troviamo con un deficit sviluppo cognitivo
e emotivo che ci farebbe pagare un prezzo troppo alto se non
corressimo ai ripari.
Ed, a questo punto, io mi domando: il nostro è un quartiere
modello in tante cose, ma potrebbe riconfermarsi affrontando
la problematica suddetta con le qualità dimostrate
in tante altre situazioni?
Di che si tratta? La mia proposta è di diventare una
comunità educante per cercare di rimediare ai guai
che ci sono piovuti addosso e per creare una sorta di autostrada
sicura perché tutta la nostra popolazione scolastica,
da quella che parte in questo momento a quella che è
già partita, arrivi al traguardo maturità senza
incidenti di percorso, senza che nessuno si perda per strada,
tutti sani e salvi al traguardo per essere immesso in un’attività
lavorativa o per proseguire gli studi.
Tutti educatori e tutti educandi, per rispondere positivamente
alla sfida del Covid 19.
Chi scrive conosce molto bene la problematica di uno stato
di precarietà nel percorso scolastico avendolo conosciuto
nel periodo della guerra, in un piccolo paese agricolo, in
cui i miei genitori hanno fatto il diavolo a quattro per trovare
qualche esperto in grado di prepararmi per affrontare l’esame
di terza media a coronamento di tre anni di studio. Miracolo,
promosso anche con buoni voti,ma ho pagato un prezzo altissimo
avendo perso quasi 5 anni per poter recuperare in quanto non
avevo acquisito quelle competenze che di solito si acquisiscono
in tempi di normalità.
Sappiamo che i nostri giovani hanno perso qualcosa anche senza
essere bocciati, ma per fare un paragone non è la stessa
cosa essere promossi sì legalmente, ma solo con il
voto di consiglio o tenuto conto delle circostanze attenuanti.
Se la sono meritata la promozione i nostri giovani? La stragrande
maggioranza, senz’altro sì, ma a tutti è mancato
qualcosa, quel quid dovuto a tanti fattori che non enumeriamo
per non tediare i lettori.
Noi pensiamo ad una mobilitazione di tutti i cittadini per
evitare anche l’altro rischio a cui vogliamo solo accennare:
è che l’abbandono scolastico è l’anticamera
per essere arruolati dalla malavita organizzata, Anche qui
non c’è un’equazione assoluta tra abbandono e arruolamento,
ma almeno il cinquanta per cento di quelli che non continuano
il percorso scolastico è abile e arruolabile.
Rispetto a quanto detto finora, occorrerebbe una svolta nella
politica scolastica del governo. Ci sono proposte anche molto
interessanti da parte di molti educatori e associazioni, riguardante
l’estensione dell’obbligo scolastico dall’asilo nido alla
maturità.
Bisogna anche indicare almeno un’esperienza ed un impegno
attivo di qualche associazione operante anche sul nostro territorio:
penso alle scuole della pace della Comunità di S. Egidio,
con una proposta interessante riguardante l’istituzione dello
“school facilitator” sia pure a titolo sperimentale.
Ma se è vero l’adagio che ci ammonisce di stare molto
accorti perché mentre si aspetta il medico il malato
muore, ovvero ci ammonisce a non aspettare la manna dal cielo,
occorre che ogni cittadino dica in che cosa si possa impegnare
in quest’opera di recupero. Abbiamo bisogno di tutti e nessuno
dovrà esimersi di portare non solo per mano il bambino
a scuola ma preoccuparsi anche per i numerosi aspetti di carattere
istruttivo, educativo e formativo. Purtroppo la nostra scuola
non è in condizione di svolgere questi tre ruoli. La
principale agenzia formativa è in crisi, ma sono in
crisi anche le due rimanenti, ovvero quella della famiglia
e quella della società.
L’Università Popolare Michele Testa si mette al servizio
di queste problematiche avendo risorse per il sostegno e recupero
scolastico, insieme ad altre competenze psico-pedagogiche.
Ma occorrono uomini e mezzi per assolvere ad altre necessità.
Ci spieghiamo meglio, l’università suddetta non vuole
solo assolvere al compito di pronto soccorso che è
anche necessario se non indispensabile. Noi ci proponiamo
di creare un Osservatorio per monitorare anche le condizioni
in cui l’insegnamento-apprendimento si svolge. Purtroppo le
condizioni di partenza e l’ambiente socio-economico e culturale
in cui l’educando nasce, vive e si sviluppa non sono uguali
per tutti. Occorrerebbe quanto meno assicurare ad ogni educando
tutti i diritti che la nostra Costituzione prevede formalmente.
Il diritto all’istruzione, educazione e formazione, cosiddetto
diritto allo studio, all’abitare, ad una alimentazione sana,
ad un trasporto sicuro, alla sanità sono garantiti?
Noi poveri addetti ad un servizio sia pure di qualità,
come quello della divulgazione culturale, non siamo in grado
di fare. Sicuramente eserciteremo il diritto e l’obbligo di
denunciare ma occorrono altre risorse.
La comunità educante è il punto di partenza
perché il nostro continui ad essere un modello di comunità
che molti quartieri di Roma ci invidiano. Sono state censite
30 e più risorse di qualità, alcune di assoluta
eccellenza. Sollecitiamo tutte a correre ai ripari.
Perché, da ultimo, non dobbiamo tirarci indietro dicendo
che il fenomeno suddetto non ci riguarda, sapete che non è
vero perché le scuole sono inter-quartieri limitrofi,
riguardano più quartieri.
Sui tempi, non ce n’è da perdere
Potenzialmente abbiamo risorse non solo potenziali di un quartiere
che già di per sé è di quelli virtuosi
anche tenuto conto che è nato da una cooperativa i
cui valori fondamentali sono la solidarietà e la fratellanza.
Un’ultima cosa vogliamo rammentare, che accanto alla crisi
scolastica, siamo in presenza di un altro fenomeno quanto
meno sconcertante, quello del calo demografico, tanto che
a detta del vice parroco di Colli Aniene, si sono moltiplicati
i funerali ma si sono dimezzate le nascite. Anche rispetto
a questa altra sciagura, vogliamo almeno tutelare al meglio
la nostra gioventù?
Ci attendiamo di ricevere da voi tutte le proposte collaborazioni
di cui le circostanze richiedono e buon lavoro a tutte/i.
Nicola
Marcucci,
Preside della Facoltà di Filosofia, scienze umane,
sociali, politiche e ambientali dell’Università
Popolare Michele Testa"
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