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Roma Est, impariamo a conoscerla – Parte terza: dall’antica Roma al medioevo

7 novembre 2022 - Proseguiamo con i nostri articoli per conoscere meglio il territorio dove viviamo attraverso le sue ricchezze e le sue criticità. Oggi tratteremo della sua storia a partire dalla preistoria fino al medioevo.
Dopo aver affrontato la storia del fiume Aniene, torniamo indietro di qualche passettino, circa duemila anni, ed arriviamo al periodo degli antichi romani, quando il tiburtino era un luogo di riposo e svago e numerose erano le ville patrizie che vi sorgevano. L'amenità del clima, la ricchezza d'acqua e, dal sec. 1° a.C., l'organizzazione del contado in grandi aziende agricole resero il territorio del tiburtino un luogo caratterizzato da numerose residenze dell'aristocrazia romana dove la più conosciuta è senz’altro la villa dell'imperatore Adriano. Ma non occorre arrivare fino alle pendici di Tivoli per trovare i segni della presenza romana. Numerosi sono i resti di ville di età imperiale romana lungo la via tiburtina e almeno due sono nel territorio di Colli Aniene. La prima sorgeva dove ora c’è la biblioteca comunale della Vaccheria Nardi. All’interno e all’esterno della biblioteca è ancora possibile osservare i resti di questo antico manufatto.
Vicino al Casale della Cervelletta possiamo trovare il secondo reperto storico di quel periodo. Su uno di questi “acervi”o piccoli colli, il Monte della Puletrara, a Nord rispetto al Casale, sorgeva una grande villa rurale romana risalente agli ultimi anni della Repubblica ed ai primi anni dell'Impero. Fino a qualche anno fa, si potevano scorgere ancora gli ingressi alle due grandi cisterne. Qualche studioso avanza l'ipotesi che anche il sito del Casale fosse una villa romana o un'appendice di essa.
Facciamo un altro saltino nel tempo e arriviamo al Medioevo quando questo territorio mutò aspetto ancora una volta. In questo lembo della campagna romana svettavano torri di avvistamento e di segnalazione e i campi erano attraversati da poche vie consolari che raggiungevano la città eterna. Della funzione di queste torri e dei villaggi che vi sorgevano intorno ne parleremo più approfonditamente nel capitolo dedicato al Casale della Cervelletta ossia del complesso monumentale più importante del tiburtino.
I reperti storici di età romana continuano ad affiorare nel territorio del tiburtino. L’ultimo ritrovamento, almeno per ora, è relativo ai resti di un ponte romano che sono venuti alla luce durante le indagini archeologiche condotte sotto la direzione della Soprintendenza speciale di Roma per i lavori del Comune di Roma di allargamento della Tiburtina, all'altezza dell'undicesimo chilometro della via moderna e al VII miglio di quella antica (2022).
La struttura, a una prima analisi di epoca imperiale, serviva alla antica Tiburtina ad attraversare il Fosso di Pratolungo, poco prima del punto in cui il corso d'acqua confluisce nell'Aniene.
Gli scavi, condotti con la direzione scientifica di Fabrizio Santi, archeologo della Soprintendenza Speciale di Roma, dalle archeologhe Stefania Bavastro e Mara Carcieri della Land Srl, hanno messo in luce la porzione centrale dell'arcata a tutto sesto del ponte realizzata con possenti blocchi di travertino messi in opera a secco, fissati tra di loro mediante incavi rettangolari e rinforzati esternamente da uno spesso strato di cementizio. L'arcata è stata rinvenuta priva della parte centrale: l'assenza della chiave di volta è da attribuire alla risistemazione dell'area in età medioevale e rinascimentale, quando il ponte venne parzialmente demolito e chiuso da due muraglioni di oltre tre metri di altezza. Tali strutture, rivestite con intonaco solo all'esterno, sembrano aver sostenuto una rampa funzionale ad attraversare il Fosso.
I continui lavori tra età repubblicana e quella medievale e rinascimentale dimostrano la grande frequentazione della tiburtina in tutte le epoche ma in particolare di quella imperiale romana. L’asse viario di questa strada era affiancato da necropoli, mausolei, impianti termali e ville. Il futuro ci riserverà nuovi importanti ritrovamenti? Non si può escludere nulla, ma la vera domanda da porsi è se un reperto presente nella periferia della città abbia o meno lo stesso valore di quelli ubicati al centro della città. A giudicare dalla recente storia del Casale e della Torre della Cervelletta, la risposta è certamente negativa.
L’antico ponte Mammolo - Non tutti sanno che, percorrendo via degli Alberini da via Compagna o scendendo la scala che da viale Palmiro Togliatti scende verso l’Aniene costeggiando lo stabilimento Ciocchetti Marmi, si arriva al vecchio Ponte Mammolo. In parte inghiottito dalla vegetazione e senza alcun cartello di riferimento turistico è pressoché impossibile notare quel reperto che è un pezzo di storia di questo territorio. È posizionato sul fiume Aniene circa 400 metri prima di quello riedificato da papa Pio IX nel 1853 che consente ora alla via Tiburtina il passaggio del flusso veicolare. Ma torniamo al nostro manufatto storico originale che ebbe diverse traversie e fu più volte ricostruito. L’ultimo episodio vide come protagonista l’esercito francese che lo distrusse durante l'assedio della Repubblica Romana (1849) . Da quel momento il ponte fu abbandonato, lasciando solo i ruderi attualmente visibili su via degli Alberini. Su quei piloni passa oggi l'acquedotto dell'Acqua Marcia che in origine raccoglieva l'acqua dell'alto bacino dell'Aniene portandola a Roma. Il nome antico era Pons Mammeus o Pons Mammi attribuitogli per via del restauro voluto da Giulia Mamea, madre di Alessandro Severo, oppure derivato da marmoreus, perché il ponte era ricoperto di travertino.
Originariamente era costituito da 2-3 arcate di cui la centrale più grande delle laterali, in opera quadrata di tufo e travertino; a lato del ponte è stata rinvenuta una banchina, sulla quale si sono poi impostate strutture medievali. Una tradizione vuole che su questo ponte passò Annibale durante il suo avvicinamento all'Urbe. Nel VI secolo fu distrutto da Totila durante la guerra gotica, e successivamente ricostruito da Narsete.
Secondo i disegni del catasto Alessandrino il ponte medievale era protetto da torrioni. Nel 1111 sul ponte o nei pressi avvenne l'incontro tra l'imperatore Enrico V e papa Pasquale II durante la lotta per le investiture. Nel 1133 papa Innocenzo III passò di qui al ritorno dalla Francia, accompagnato da Lotario II con la moglie Richenza. Con una bolla del 1363 vi fu concesso il passaggio di carri e la numeratio pecudum. Nel 1433 fu occupato da Antonio da Pontedera, genero di Niccolò Fortebraccio, mentre nel 1485 fu occupato da Paolo Orsini per via della sua posizione strategica.
Nonostante tutte le traversie storiche, questo reperto è ancora presente a Colli Aniene e andrebbe valorizzato per l’importanza storica che ha rappresentato.
Un capitolo a parte lo meritano il Casale della Cervelletta e la sua torre medievale, posti nella zona umida tra i quartieri di Colli Aniene, Tor Sapienza e Tor Cervara. Per la loro importanza storica e per le note vicissitudini gli dedicheremo tutto il prossimo articolo.

Bibliografia:
Dall’ecosistema ager all’ecosistema urbs: il territorio di Roma (Regione Lazio)
Wikipedia
www.annazelli.com
Antonio Barcella – Corso Storia del territorio dell’Università Popolare Michele Testa
Abitare A

Antonio Barcella
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