Lettore:
"Le attività antropiche nel parco della Cervelletta"
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2
marzo 2023 - Riceviamo e volentieri pubblichiamo
un messaggio ricevuto da un nostro lettore: «Da
diversi giorni non mi recavo al parco della Cervelletta, nella
riserva naturale Valle dell'Aniene. Questa mattina ci sono
tornato e a dare un certo fastidio ai miei occhi, è
stata la presenza di una sorta di croci di legno. Un piccolo
cimitero? No. Si tratta di targhe lasciate dai bambini di
una scuola del quartiere di Colli Aniene, in ricordo delle
talee piantate. Sicuramente una lodevole iniziativa far crescere
nuovi alberi, ma mi chiedo perché si chiama riserva
naturale, se l'uomo interviene continuamente a modificarla.
Ovviamente non faccio affermazioni, ma solo domande, giacché
non sono un botanico. E' solo un mio modo di sentire. Preferirei
che nella zona non vi fossero attività antropiche,
che tutto fosse lasciato in mano alla natura. C'era un uomo,
ad esempio, tutto intento a recidere i rami dell'edera che
si attorcigliavano attorno al tronco di un pioppo. Anche questa
lodevole iniziativa? Leggo su Internet: "Sfatiamo un
mito della scarsa conoscenza botanica e della cattiva gestione
selvicolturale: l’edera non si nutre della linfa dell’albero,
è un rampicante (come la vite) e ricerca nella pianta
ospite solo il sostegno, un tutore cui avvolgersi. Tagliare
l’edera è sbagliato per numerose ragioni. Eccole: –
la copertura di foglie che avvolge i tronchi offre una eccellente
“coibentazione” agli alberi, proteggendoli dalle temperature
rigide; – l’edera opera la selezione naturale del bosco. La
possiamo definire come il “lupo degli alberi”, perché
con il suo peso, contribuisce a far cadere gli esemplari meno
resistenti o malati. Accelera così il processo di maturazione
e di rinnovo del bosco. Le piante morte che cadono al suolo,
diventano alimento per innumerevoli insetti xilofagi e funghi
che si nutrono del legno in decomposizione sino al completamento
del ciclo biologico; – I
suoi fiori, sono di enorme importanza per le api...".
Insomma, io ho nostalgia delle mie passeggiate di molti anni
fa nel parco della Cervelletta, quando l'edera cresceva dove
le pareva e piaceva, quando non c'erano targhe, non c'erano
cestini per i rifiuti, non c'era l'utilissima passerella di
legno che evita d'infangarsi le scarpe d'inverno, e ai lati
del sentiero si potevano vedere in grande quantità
le rane verdi. Renato Pierri»
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