31
maggio 2023 - Ieri sera presso il Centro Sociale
Anziani di via Ruini si è svolto il primo incontro
tra l’assessora alle Politiche Sociali Giovanna Sammarco e
una vasta rappresentanza delle organizzazioni territoriali
in previsione dell’elaborazione del nuovo Piano Sociale Municipale.
L’argomento è complesso e non è facile affrontarlo
senza una documentazione preparatoria o attraverso una esposizione
accompagnata da alcune slides. Il messaggio è arrivato
poco chiaro, almeno per me, ma teniamo conto che si tratta
ancora di un progetto “work in progress” ossia in fase di
progettazione. Allora riportiamo quanto abbiamo recepito,
confrontandolo con la documentazione presentata da altri municipi,
e vi rimandiamo ai prossimi incontri per chiarire i tanti
punti ancora non chiari. Se poi, l’assessora Giovanna Sammarco
vorrà intervenire su quanto riportiamo saremo felici
di ospitare i suoi interventi.
La crisi economica, dovuta prima alla pandemia e alimentata
successivamente dalla guerra in Ucraina, ha strutturalmente
modificato la vita e i bisogni delle comunità territoriali.
I problemi si presentano in modo nuovo, con la cronicizzazione
di specifici bisogni e l’avvento di nuovi bisogni sociali.
Di conseguenza si debbono individuare nuove le risposte che
sorgono in ogni territorio.
Le comunità locali possono diventare ambiti privilegiati
di analisi e sperimentazione di soluzioni innovative e adeguate
per fronteggiare questi problemi, se si creano le condizioni
per connettere tra loro le conoscenze, le risorse e le possibili
risposte.
La sfida del Welfare odierno è intesa proprio come
“l’insieme di tutte le istituzioni nazionali e locali” ed
è disegnata allo scopo di contrastare le fragilità
dei cittadini.
1) L’invecchiamento della popolazione porta con sé
l’aumento di casi di malati cronici, con patologie multiple
(ipertensione, disturbi cognitivi, poli artrosi, diabete ecc...).
Questo
fenomeno concentra la spesa sanitaria e socio-assistenziale
su una parte di popolazione con patologie croniche e solleva
problemi di sostenibilità dei modelli universalistici
di finanziamento della sanità e dell’assistenza.
2) Anche i fenomeni delle nuove e vecchie povertà pongono
il problema di quale possa essere il modello di finanziamento
delle politiche di coesione sociale sinora praticate.
La
permanenza di tassi di disoccupazione a due cifre ed il basso
tasso di popolazione attiva frenano la produttività
e, conseguentemente, la competitività, la crescita
e il potenziale di entrate tributarie, incidendo sulla possibilità
di sostenere la previdenza, gli ammortizzatori sociali e i
servizi per le persone non autosufficienti, che appunto sono
variabili determinanti la coesione sociale.
Pertanto i sistemi scolastici, i modelli di relazioni industriali,
i sistemi delle politiche del lavoro e di protezione sociale
devono progressivamente mutare il loro modo di interpretare
queste trasformazioni, abilitando le innovazioni e sostenendo
chi rimane ai margini.
Si
rileva un progressivo “scivolamento” verso situazioni di indigenza
di persone che mai si erano trovate in questa condizione e
che, quindi, vivono al limite della soglia di povertà.
La
Regione Lazio, con la Legge 10 agosto 2016, n. 11, "Sistema
integrato degli interventi e dei Servizi Sociali della Regione
Lazio" ha approvato una Legge quadro dei Servizi Sociali
e nel 2017 la Giunta Regionale, con Delibera 14 febbraio 2017,
n. 57, ha approvato lo Schema di Piano Sociale Regionale,
sul quale Roma Capitale ha espresso, ai sensi dell'art. 47
della stessa L. R. n. 11/2016, il proprio parere tecnicoamministrativo.
L'articolo 26, comma 6, dello Statuto di Roma Capitale, approvato
con Deliberazione dell’Assemblea Capitolina n. 8/2013, prevede
che "la Giunta Capitolina, anche al fine di garantire
i livelli minimi essenziali delle prestazioni in tutto il
territorio di Roma Capitale, eserciti funzioni di indirizzo
e coordinamento, in relazione ai servizi di competenza dei
Municipi, attraverso direttive e provvedimenti che fissino
criteri gestionali omogenei e generali".
L’isolamento sociale, il depauperamento dei rapporti sociali
connesso anche a problemi economici, le dipendenze, il disagio
abitativo, sono parte di tutte queste fragilità che
allontanano l’individuo dal suo mondo sociale e rendono quasi
impossibile, in certi casi, rivolgersi ai servizi e chiedere
aiuto.
Per far fronte a questa complessità, il Servizio Sociale
territoriale, essendo luogo di prossimità, deve organizzarsi
in modo da essere in grado il più possibile di intercettare
il latente e di essere aperto e vicino ai cittadini, soprattutto
ai più difficilmente raggiungibili.
Pertanto, si ribadisce il concetto che il lavoro di rete tra
servizi rappresenta l’intreccio funzionale più efficace,
poiché è dalla condivisione dei saperi e dalle
letture del mondo sociale, provenienti da attori differenti
(Municipio, ASL, Terzo settore, società civile), che
è possibile ricostruire più fedelmente il quadro
dei bisogni del territorio.
Il
Piano Sociale Municipale è un documento programmatico
e di progettazione che si inserirà all’interno del
Piano Sociale Cittadino. E’ stato fornito ai Municipi, per
la stesura del Piano, anche un indice di riferimento, con
l’indicazione della linea da seguire. Nello specifico, la
proposta di schema del Piano Sociale Municipale è stata
così strutturata: