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Salvare il pianeta dai fenomeni climatici estremi dipende anche dai nostri comportamenti

7 dicembre 2023 - Ecco un articolo che non mi renderà simpatico alla maggioranza dei lettori perché attaccherà le nostre abitudini, le nostre tradizioni e i nostri comportamenti che vanno contro la tutela dell’ecosistema dove viviamo. Del resto, la storia del Grillo Parlante ci insegna che la verità è scomoda e si rischia di essere schiacciati da chi quella verità non la vuol sentire. Il riscaldamento climatico a cui assistiamo negli ultimi decenni è anomalo perché innescato dall’uomo e dalle sue attività. Si chiama effetto serra antropico e si aggiunge all’effetto serra naturale. Il clima è sempre cambiato, ma non così in fretta! Da circa 15 anni i dati prodotti da migliaia di scienziati in tutto il mondo, analizzati e sistematizzati dall’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC), concordano nel dichiarare che il global warming deriva dall’effetto serra antropico, cioè innescato dalle attività dell’uomo. E se l’uomo l’ha creato solo l’uomo può fermarlo ma ci deve essere la volontà per farlo. Quella volontà che non abbiamo riscontrato nel vertice mondiale della Coop28 tenuto a Dubai nei giorni scorsi. Già la scelta di tenere questo vertice in casa dei produttori di petrolio era presagio di un fallimento che non può essere ignorato. È come tenere un congresso sul Paradiso a casa del diavolo. Ma lasciamo la politica da parte, tanto da quella direzione è difficile aspettarsi qualcosa di buono per via dei troppi interessi che ballano sui tavoli. Iniziamo dai nostri comportamenti giornalieri che incidono sull’aumento delle temperature per l’uso anomalo e inutile dell’energia elettrica e per altro. A provocare più danni all’ecosistema è soprattutto il consumo di carbone, petrolio e gas, che rappresentano la maggior parte delle emissioni di gas serra. La riduzione dei consumi di energia elettrica è il primo e più concreto obiettivo. Nel nostro piccolo potremmo fare tanto su questo punto ma invece proprio in questo periodo notiamo una corsa ostinata, una vera gara a chi usa più lampadine, verso l’illuminazione natalizia di case e balconi. Oltretutto una cosa che non rientra nelle nostre tradizioni ma è di importazione d’oltre oceano… cioè una vera americanata. Quando vedo cascate di luci nei balconi e nei negozi mi sembra di vedere quei film demenziali americani in cui ci sono due persone che si sfidano all’illuminazione estrema delle proprie case per poi ritrovarsi alla fine con un pugno di macerie. L’emulazione di questi comportamenti ci porteranno più velocemente verso le macerie della Terra senza che nessuno tenga conto che non abbiamo un pianeta in sostituzione del nostro.

Parliamo poi dei fuochi artificiali, grandi produttori di inquinamento da polveri sottili e di CO2, ormai presenti in tutto il periodo dell’anno. Ormai non passa sera che non si sentano nella notte esplosioni gioiose di spettacoli pirotecnici per un compleanno o un annuncio di matrimonio. Un’abitudine sempre più diffusa che va a danno dell’ambiente e a cui neppure le parrocchie riescono a rinunciare. Chissà cosa ne pensa il Santo Padre, un ecologista convinto, delle sue pecorelle disubbidienti. Ma il danno più grande che riusciamo a fare è nella notte di Capodanno quando ci scateniamo con i “botti”. La SIMA (Società Italiana di Medicina Ambientale) ha analizzato la questione ambientale: «Considerato che i botti di fine anno generano una impennata dell’inquinamento dell’aria: durante tutto l’anno i fuochi d’artificio sono responsabili di circa il 6% di PM10 presente nelle città italiane. ma nella sola notte di Capodanno le polveri sottili registrano un incremento abnorme, raggiungendo valori medi su 24 ore quasi tripli rispetto al normale limite giornaliero, fissato a 50 microgrammi per metro cubo ed un livello pari a 1.000 microgrammi per metro cubo nella prima ora dopo la mezzanotte (con un aumento del +1900% rispetto ai valori massimi di legge)». Tradotto in poche parole riusciamo a farci male da soli solo per il gusto di festeggiare un mondo che va in rovina. Ma i botti vogliono dire anche più rifiuti: la stima conservativa della SIMA è che «Circa 60.000 involucri – pari a circa 3-6 tonnellate – di botti e fuochi esplosi la notte di Capodanno rimangano nelle strade e nelle piazze delle nostre città. Si tratta peraltro di rifiuti difficili da differenziare perché composti per il 70% da cartone, plastica, legno o argilla ed il restante 30% da polvere pirotecnica (in massima parte nitrato di potassio, zolfo e carbone, con aggiunta di metalli pesanti, magnesio e rame)». Lo smaltimento di questi rifiuti genera tanta altra CO2 nell’aria con le conseguenze che tutti conosciamo.
Ma se non sappiamo rinunciare a queste piccole cose, pensate se possiamo accettare l’unico pseudo provvedimento ecologico varato e poi ritirato dall’amministrazione capitolina in merito alla circolazione nella ZTL. Quando i provvedimenti ci toccano da vicino diventiamo all’improvviso tutti negazionisti e allora riteniamo giusto che non si impedisca ad automobili targate “Cartagine 14” con le loro puzzolenti ed inquinanti marmitte di circolare liberamente continuando ad ignorare quello che sta accadendo al pianeta.
Per oggi ci fermiamo qui, attendiamo pure tutti i commenti dei negazionisti ad oltranza, ma auspico che qualcuno cominci a riflettere se vogliamo veramente salvare l’ecosistema o vogliamo un futuro da fantascienza catastrofista. Per me va bene tutto… tanto io non ci sarò.

 

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