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dicembre 2023 - Il duemilaventitrè ci sta
per lasciare liberando il suo posto per il duemilaventiquattro.
Come sempre desidero fare un bilancio dell’anno trascorso
e gli auspici per quello che sta arrivando. Di solito mi occupo
soprattutto del territorio dove vivo, il Tiburtino, con tutti
i suoi problemi ancora irrisolti ma, quest’anno, mi vorrei
soffermare su quello che è accaduto nel mondo: guerre,
fenomeni climatici e povertà che generano migrazione
tra i popoli. Il clima di guerra che si respira nel mondo
ha fatto del 2023 un anno critico per tutti: prezzi alle stelle,
violenze inimmaginabili con immagini che non avremmo mai voluto
vedere e i soliti venditori di armi che si arricchiscono a
spese delle vittime. I politici sono diventati tutti guerrafondai
in nome di principi che hanno valore solo per loro. Un'unica
voce contraria, quella di papa Francesco, si alza a redarguirli
ben sapendo che le sue parole oltre a non essere ascoltate
saranno travisate dai tanti media e dalla stessa classe politica
mondiale che ci sta lentamente avvicinando a quella che fatalmente
potrebbe essere l’ultima guerra. “La guerra è un
sacrilegio, smettiamo di alimentarla!” ci diceva il Pontefice
oltre un anno fa. Un concetto che ha ribadito prima di queste
feste natalizie: “No alla guerra, follia senza scuse.
Non si vogliono armi ma pane”. Invece le armi continuano
a cantare il loro triste concerto vomitando numeri asettici
che invece sono persone che soffrono e muoiono. Tutto questo
giustificandolo con ideologie del passato che stanno tornando
in auge dimenticando i grandi danni che hanno fatto sui popoli.
Pace, pace, pace senza “se” e senza “ma”.
Poveri
e migranti. Quanti poveri genera l’idiozia della
guerra! Dovunque si volga lo sguardo, si appura come la violenza
colpisca per prime le persone indifese e più deboli.
Deportazione di uomini, donne e soprattutto bambini e bambine,
per sradicarli e imporre loro un’altra identità. Sono
milioni le persone costrette a sfidare ogni giorno il crepitio
delle armi. Convivono con la paura e la mancanza di cibo,
acqua, cure mediche e soprattutto degli affetti.
C’è poi un altro tipo di conflitto, molto più
sottile perché non si combatte con le armi, è
la “guerra economica” dove le nazioni più ricche non
intendono rinunciare ai propri privilegi e rendono ancora
più povere le nazioni che hanno pochissime risorse.
È la causa principale dei migranti economici ossia
masse di persone che si spostano da una nazione all’altra
o, peggio ancora, da un continente all’altro per inseguire
il loro sogno di vita e migliorare le condizioni precarie
in cui vivono solo per essere nati in un posto che, spesso,
assomiglia ad un inferno. Tra i motivi sociopolitici che spingono
le persone a scappare dal proprio paese ci sono le persecuzioni
etniche, religiose, razziali, politiche e culturali. Spesso
questa gente disperata trova la morte nel viaggio della speranza.
Secondo i dati di Missing migrants dell'Organizzazione internazionale
per le migrazioni (Oim), dall'inizio del 2023 sono morte 2.571
persone in mare. Ma il numero sembra sottostimato. Molti di
questi morti sono dovuti alla scarsa accoglienza di nazioni
egoistiche che voltano lo sguardo dall’altra parte per non
vedere questi sacrifici umani che altrimenti colpirebbero
le loro coscienze.
Il
riscaldamento climatico a cui assistiamo negli ultimi
decenni è anomalo perché innescato dall’uomo
e dalle sue attività. Si chiama effetto serra antropico
e si aggiunge all’effetto serra naturale. Il clima è
sempre cambiato, ma non così in fretta! Da circa 15
anni i dati prodotti da migliaia di scienziati in tutto il
mondo, analizzati e sistematizzati dall’Intergovernmental
Panel on Climate Change (IPCC), concordano nel dichiarare
che il global warming deriva dall’effetto serra antropico,
cioè innescato dalle attività dell’uomo. E se
l’uomo l’ha creato solo l’uomo può fermarlo ma ci deve
essere la volontà per farlo. Iniziamo col dire che
i nostri comportamenti giornalieri incidono sull’aumento delle
temperature per l’uso anomalo e inutile dell’energia elettrica
e per altro. A provocare più danni all’ecosistema è
soprattutto il consumo di carbone, petrolio e gas, che rappresentano
la maggior parte delle emissioni di gas serra. La riduzione
dei consumi di energia elettrica è il primo e più
concreto obiettivo. Cambiare i nostri comportamenti consumistici,
usati solo per soddisfare i bisogni indotti dalla pressione
della pubblicità e da fenomeni d'imitazione sociale
diffusi tra ampi strati della popolazione, è il primo
passo che ognuno di noi deve fare per tentare di salvare l’unico
pianeta che abbiamo a disposizione.
L’anno
che abbiamo passato se ne sta andando con tutte le sue negatività
ma purtroppo, nel futuro, non si vedono segnali nuovi. L’unica
cosa certa è che “il nuovo anno… tra un
anno passerà e io mi sto preparando a questa novità
(Lucio Dalla).