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aprile 2024 - “Racconti
e leggende all’ombra della Cervelletta” è il settimo
libro scritto da Antonio Barcella. Un libro che raccoglie
diciotto racconti brevi, accomunati dal fatto di essere ambientati,
appunto, nella Cervelletta, all’ombra della torre medievale,
nel casale seicentesco, nel borghetto e nel parco naturale
circostante.
L’autore dispiega il suo talento narrativo attraverso una
scrittura densa, essenziale, fluida per rappresentare personaggi
molto lontani l’uno dall’altro, tra reale e immaginario.
Nei racconti ritroviamo infatti molti personaggi storici,
come Scipione Borghese, Angelo Celli, Anna Fraentzel, Pier
Paolo Pasolini, ma anche persone comuni come contadini, cacciatori,
partigiani, briganti.
Con destrezza da giocoliere, utilizzando diversi registri
narrativi, Antonio disegna un album di abbaglianti quadretti
a colori. Il filo conduttore è la memoria. Questi racconti,
oltre ad essere una piacevole lettura, hanno principalmente
il merito di riportare alla luce fatti e personaggi veri o
verosimili, legati alla storia della Cervelletta, monumento
che purtroppo oggi molte persone tendono a considerare solo
come un vecchio rudere, dimenticando che fino a pochi anni
fa il casale e la campagna circostante pullulavano di vita.
Per
comprendere meglio questo
libro abbiamo rivolto alcune domande all’autore.
Come
è nata l’idea di questo libro che sembra diverso dai
libri precedenti?
«Sì,
è vero, prima di questo libro avevo pubblicato solo
un’altra antologia di racconti. L’ispirazione è venuta
pensando a quanti personaggi “storici” sono passati sotto
la Torre della Cervelletta ed ho provato ad immaginare alcuni
episodi della loro vita cercando di non tradire la storia.
È solo scrittura creativa ispirandosi ad alcuni fatti
e personaggi.»
Quanto è importante la Cervelletta per questo
territorio?
«L’importanza
della Cervelletta è stata misurata durante due edizioni
dei Luoghi del cuore del FAI quando questo complesso monumentale
è arrivato al primo posto di Roma e al primo posto
del Lazio, grazie ad una valanga di voti dei cittadini. Del
resto, se vogliamo comprendere meglio la rilevanza di questo
luogo basta pensare che la Torre della Cervelletta esisteva
già quando i barbari, i saraceni e tutti gli altri
nemici di questa città tentavano di conquistarla, c’era
già quando Scipione Borghese l’ampliò con il
progetto del Casale, c’era già quando le famiglie nobili
romane mandavano i propri rampolli a caccia di cervi, c’era
già quando Angelo Celli la trasformò in una
stazione di lotta alla malaria, c’era già quando Anna
Fraentzel ideò le scuole contadine, c’era già
quando Michele Testa attuò la bonifica dei terreni,
c’era già quando Pier Paolo Pasolini attraversava questi
luoghi creando il suo romanzo più famoso "Ragazzi
di vita". Io mi sono ispirato alle loro vite romanzando
alcuni episodi che potrebbero essersi svolti. Ad esempio,
per il racconto su Michele Testa, fondatore di Tor Sapienza,
mi sono ispirato al suo diario che grazie a Nicola Marcucci
ho avuto modo di leggere. È un fatto vero che Michele
Testa, ateo convinto, ad un certo punto della sua vita, ebbe
una crisi religiosa. Io ho solo romanzato quel momento. Stessa
cosa per Angelo Celli e Anna Fraentzel che proprio nel Casale
della Cervelletta hanno portato la storia con la lotta alla
malaria e le scuole contadine.»
C’è
qualche racconto nel libro che scaturisce esclusivamente dalla
sua creatività?
«Certamente.
Uno di questi è il racconto “Messe nere alla Cervelletta”
che mi è stato ispirato da un volto scolpito sul tronco
di un albero che era alquanto inquietante. In questo episodio
mi sono riallacciato ad un racconto che avevo scritto per
il “Canto del Male”.»
La
Storia, quella con la S maiuscola, trova spesso spazio nei
suoi libri anche se a volte viene solo sfiorata…
«È vero, la storia mi ha sempre appassionato,
fin da quando ero bambino. A parte il libro “Fuga
oltre le Colonne d’Ercole” che è un romanzo totalmente
storico, mi piace trovare spunto da alcuni episodi del passato
e romanzarli con una mia interpretazione e integrarli nella
trama del racconto. Classici esempi di questo sono “Il
quinto evangelista” e “Tre
nel sessantotto”. Il primo è un genere poliziesco
dove il protagonista attraverso una indagine su un omicidio
viene condotto a porsi la domanda "Chi era veramente
Gesù?". Il secondo è una storia d’amore
che si svolge in quell’anno magico che è il sessantotto
con i suoi risvolti politici e sociali.»
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