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dicembre 2010 – Nell'incontro del 17 marzo 2006 presso
la scuola di via F. Santi 65, Caradonna (presidente V Municipio),
Calamante (Assessore alla mobilità), Esposito (assessore
all’ambiente) e Vento (presidente dell’ATAC) cercarono di convincere
i cittadini della bontà del progetto sulla nuova viabilità
di Viale P. Togliatti: quello attuale. I cittadini manifestarono
in quella occasione il loro disaccordo ma nessuno ascoltò.
Quattro anni di grida di dolore per il famigerato “corridoio”! Quattro
anni di brutti incidenti! Quattro anni di comitati e firme dei cittadini
per evitare o almeno alleviare lo scempio! Nessuno ha ascoltato:
i nostri sordi governanti hanno perseverato nel loro “progetto”
massacratore fino al suo completo compimento. Progettisti, ingegneri,
architetti, costruttori, esperti di viabilità e vivibilità,
tutti concordi nel realizzare lo scempio. E lo hanno fatto! Oggi
il risultato è sotto gli occhi di tutti a disprezzo di chi
gridava “fermatevi”. La giustificazione riteniamo sia una sola,
quella di sempre: il denaro.
La storia nasce nel lontano 1954. Una delibera del consiglio Comunale
parlava di una linea tramviaria di superficie (detta “Linea D”),
lungo l’aiuola divisoria centrale del Viale. Seguirono decenni di
silenzio fino ad arrivare al Piano Regolatore del 2003. Quell’anno
l’idea trovò nuova vita e fu ribattezzata “Linea Togliatti”.
Si prevedeva ancora il passaggio nel centro della zona verde di
una linea tramviaria. Poi ancora l’oblio. Arriviamo al Febbraio
2006. Al Consiglio Comunale fu presentata una delibera di iniziativa
popolare (N.37), tramite la raccolta di oltre 10.000 firme (con
l’appoggio di oltre quaranta associazioni, tra cui Italia Nostra
ed il WWF), la quale ottenne l’approvazione all’unanimità
del Consiglio. Nonostante il progetto fosse stato approvato all’unanimità
dal Consiglio comunale, sull’asse di Viale Togliatti si è
visto realizzare un progetto completamente diverso: una corsia preferenziale
per i mezzi pubblici, e, sull’asse centrale, parcheggi a spina ed
una pista ciclabile, interrotta, per altro, dai due grandi incroci
con viale Bardanzellu e via Franceschini e oltretutto inutile. Di
tale progetto è veramente difficile capire l’utilità
e, pur sforzandoci di farlo, non si comprende affatto il suo significato!
La corsia preferenziale, ottenuta “scippando” una corsia ad entrambi
i sensi di marcia, ha causato una serie di incidenti stradali, maggiore
intensità del traffico e un conseguente aumento dell’inquinamento
nonché, dulcis in fundo, la pericolosità degli scambi
di carreggiata per le auto e per i mezzi pubblici. Altre conseguenze
da non sottovalutare sono: le tante immondizie lasciate nei giardini
e sulla pista ciclabile, la pericolosità dei canali di scolo
che mancano delle grate rimosse dai nomadi e mai rimpiazzate, la
superficie mattonata del parcheggio che è un vero attentato
ad ogni pedone in particolare anziani e donne. Persino chi
prima, in Municipio difendeva “quest’opera”, ora si è ricreduto.
I nostri governanti non dormono mai e hanno deciso di rivedere tutto
il “corridoio della mobilità” rifacendolo totalmente e, questa
volta, al centro del viale per tutta la sua estensione, come il
buonsenso da sempre avrebbe dovuto suggerire, ma il progetto è
a dir poco demenziale. Una nuova revisione che partorisce un’ipotesi
di progetto talmente avveniristico che ha dell’incredibile: una
monorotaia sollevata di 6 metri da terra. Per questa occasione si
sono incontrati architetti e urbanisti di fama “mondiale”, italiani
e stranieri per parlare con le autorità capitoline e i cittadini
(nessuno di Colli Aniene). Francesco Coccia, Direttore
del dipartimento dell'assessorato ai Lavori pubblici e alle Periferie
ha illustrato questa idea rivoluzionaria: “Una monorotaia su gomma
tra la ferrovia interna e il GRA per tutti i quartieri principali
della periferia romana”. Il primo tratto si chiamerebbe 'Gronda
Orientale', realizzabile in 3-4 anni e costerebbe, per otto chilometri,
circa 500 milioni di euro (Abbiamo fatto attente ricerche e il costo
massimo sostenuto per progetti simili è esattamente la metà).
Lascio a voi calcolare quanto costerebbe l’opera completa. L´Osservatorio
Regionale Trasporti, che non più di qualche settimana fa
era stato convocato, presso la sede dell´assessorato della
Mobilità , ha sottolineato in una nota che, in quella sede,
era stata presentata una diversa soluzione per risolvere i problemi
del corridoio della mobilità della Togliatti con l´impiego
di materiale rotabile innovativo (e utilizzabile anche su altre
linee) dotato di batterie, risolvendo in tal modo il problema dell´impatto
visivo di una linea aerea nella zona dell´attraversamento
dell´Acquedotto Felice che interseca la Palmiro Togliatti.
L´Osservatorio Regionale Trasporti ritiene che una strategia
basata sull´integrazione tramviaria in tutta la città,
riporterebbe la capitale all´interno di quel percorso virtuoso
di potenziamento del trasporto pubblico in sede fissa, cosa che
il "treno volante" non garantirebbe assolutamente in quanto
dotato di una tecnologia incompatibile con tutte le esistenti (metro,
tram, ferrovie). Noi del CdQ abbiamo poi notato il particolare fermento
che anima l’ordine degli ingegneri di Roma sull’argomento “monorotaia”.
Essi presentarono un primo studio al Comune di Roma già nel
2008. Si riuniscono per ridiscuterne a Luglio di quest’anno e a
Novembre presentano una nuova revisione. In Italia abbiamo pochi
ma significativi esempi di monorotaie: quella del 1961 a Torino,
ora dismessa; la minimetro di Perugia, poco utilizzata; la monorotaia
di Venezia, sottoutilizzata. Anche se la riqualificazione urbana
e la riorganizzazione infrastrutturale, relativamente al sistema
di trasporto pubblico locale, è un obiettivo da perseguire,
non si può però prescindere da salvaguardare la qualità
di vita del cittadino. Un tale progetto innovativo su monorotaia,
ha la necessità di mostrare coerenza e compatibilità
generale, mediante una valutazione d’impatto ambientale ed una valutazione
ambientale strategica secondo le normative vigenti, in quanto comporta
anche una variante urbanistica al piano regolatore. L’elaborazione
del rapporto ambientale al piano, se il progetto dovesse prendere
corpo, dovrebbe considerare per ogni tratto, e da noi a Colli Aniene
è complesso, tutte le caratteristiche ambientali della zona,
gli impatti significativi derivanti dall’attuazione dell’intervento,
la verifica con gli strumenti di programmazione territoriale, e
le misure di mitigazione e compensazione da adottare. Immaginate
che concentrazione di cantieri (e per quanti anni!) qui nel tratto
di Colli Aniene, per costruire le stazioni ed erigere i vari piloni
in cemento armato che dovrebbero portare la monorotaia. Immaginate
quali potrebbero essere i costi nascosti come manutenzione e ricambi.
Immaginate il degrado ambientale e strutturale per l’affaccio ravvicinato
delle residenze e, fine non ultimo, quale potrebbe essere poi il
suo reale utilizzo sull’esperienza già maturata in progetti
simili in Italia. Ma siamo sicuri che ci serva una tale opera fuori
misura? Non era meglio spendere i soldi pubblici una sola volta
in modo corretto senza chiedere ancora altra moneta da investire
in un nuovo progetto ancora più assurdo, dai connotati faraonici,
perseverando così nell’intramontabile logica dello spreco
infinito? I cittadini chiedono tutti di essere coinvolti in queste
scelte determinanti per la loro vita e chiedono partecipazione ed
ascolto a chi governa questa città. Il loro destino non può
continuare ad essere quello di subire scelte fatte da altri che
curano sempre ed esclusivamente interessi personali.
Vincenzo Barsanti
www.collianiene.org
comitato@collianiene.org