L'area della Cervelletta si trova tra l'A24 (Roma-L'Aquila), Via
di Tor Cervara, il collettore di Roma Est ed il piano di zona n°
15 (Colli Aniene). Si raggiunge: a piedi nel Parco, da via Spataro
o da via M. Cingolani; in auto, dalla A 24 o da via di Tor Cervara,
inserendosi in via della Cervelletta, all'altezza del cavalcavia
sulla A 24. Il percorso pedonale, per un tratto rettilineo, segue
il “sentiero natura” denominato “Via delle Iris”, che è contrassegnato
da tre cartelloni informativi sulla flora e sulla fauna dell'area
palustre. Attraverso il portale in legno che porta la scritta “Parco
della Cervelletta” si scende nella zona golenale dell'Aniene (che
dista circa 1,500 Km); si percorre “Via delle Iris”, che fioriscono
dalla seconda metà di aprile, ornando, in modo meraviglioso,
i canali, che sono serviti , in passato, durante gli anni dell'attività
agricola, per irreggimentare le acque, utilizzate, tra la fine dell'Ottocento
e i primi decenni del Novecento, anche per le marcite (risaie).
Percorrendo questo sentiero, soprattutto in primavera, si possono
osservare anche alcune essenze arboree ed erboree tipiche delle
zone palustri: farfaracci, ranuncoli, borragine, lenticchiette d'acqua,
ortiche, tarassachi, cicute, tife, iris, cannucce palustri, ebbi...;
pioppi bianchi, pioppi neri, pioppi cipressini, olmi, robinie, sambuchi...
Se si è fortunati si possono fare incontri emozionanti con
animali e uccelli particolari: il martin pescatore, il pendolino,
l'anatra selvatica, l'airone cinerino, la gallinella d'acqua, il
gheppio, la poiana, la volpe, l'istrice, il tasso, il granchio d'acqua
dolce, la nutria, la tartaruga palustre...
Era
il tempo intenso dei lavori agricoli e le voci di centinaia di operai
macilenti strappavano il pane alla terra (stanziali, stagionali,
“capannari”), confondendosi con i mesti canti delle donne intente
a lavare i panni o seguire, con il faticoso chiacchiericcio, il
movimento rumoroso di centinaia di animali (mucche, cavalli, muli)
nelle vallate circostanti il Casale.
Alla fine del primo tratto (3° pannello: uccelli e mammiferi)
si può girare: a destra e raggiungere, dopo averlo aggirato,
il monumentale Casale, risalendo dall'anfiteatro naturale; oppure
a sinistra per “via del Ponte del lavatoio”, sulla destra del quale,
in basso, su una lastra di cemento che costeggia il “Fosso della
Cervelletta”, si possono ancora osservare gli incavi, dove le donne
che vi si recavano per lavare i panni, depositavano il sapone. Un
po' più avanti, oltre il “Ponte”, si può ammirare
ancora l'esempio di una bella “chiusa” dei primi del '900, utilizzata,
come molte altre scomparse, per l'irrigazione degli orti e delle
marcite (risaie).
Tornando indietro, a sinistra si percorre “via del vecchio fienile”,
di cui rimangono, a causa di un rogo, solo le colonne di mattoni.
Risalendo, a destra, ci si inserisce in “via della Cervelletta”,
che porta al Casale.
Il Casale si raggiunge anche in auto: attraverso la via Tiburtina
ci si inserisce in via di Tor Cervara, che si percorre fino alla
confluenza su via della Cervelletta all'altezza del cavalcavia sulla
A 24; oppure percorrendo (soprattutto per chi viene dal centro)
la A 24 (autostrada Roma-L'Aquila, uscita per di Tor Cervara), prima
strada a destra (via Raffaele Costi); in fondo, a destra, Via di
Tor Cervara; e, immediatamente dopo, il cavalcavia sulla A 24, a
sinistra, via della Cervelletta e, a 150 metri, il Casale.
Geologicamente il territorio si è formato circa 700.000 anni
fa, quando erano attivissimi i vulcani dei Colli Albani, che hanno
riempito le profonde depressioni vallive che caratterizzavano l'area.
Il
grande fiume Aniene e i suoi affluenti, scorrendo per migliaia di
anni hanno formato l'attuale morfologia, creando “monticoli”, (acervi)
e, riaprendo le valli, la più significativa delle quali è
quella dell'Aniene.
Di queste lontane ere rimangono testimonianze evidenti nelle cave
di tufo e pozzolane diffusissime nei dintorni. Particolarmente interessanti
quelle di Tor Cervara (“Laghetti sportivi”), alcune delle quali
risalenti al periodo dei romani.
Il paesaggio corrusco e bagliori, attraversato da remote esplosioni
continue, mefitiche - e cenere e lapilli di fuoco piovevano sulla
terra. - Il fuoco divorava le foreste, il terrore irretiva animali
e cose. - Seguivano diluvi devastanti e prendeva corpo sinuoso il
dio Anio - e la terra creava l'assetto avvenire.
Nelle zone circostanti il Casale, circa 300.000 anni fa, sono vissuti
animali straordinari, come l'elephas antiquus, il rinoceronte, l'ippopotamo,
gli orsi...
Una splendida testimonianza di questa presenza la offre il museo
pleistocenico di via Casa de' Pazzi - Via Galvani, dove possiamo
ammirare resti fossili straordinari, come zanne di elephas lunghe
più di tre metri. Tra gli altri resti fossili, importantissimo
risulta l'osso parietale di un homo preneanderthaliano, risalente
a circa 150.000 anni fa.
Non si capiscono i motivi che rendono indisponibile alla fruizione,
da parte dei cittadini, di questo sito museale straordinario, quasi
unico nel suo genere, a Roma.
Erano gli anni lontani delle drammatiche lotte per la sopravvivenza
e della precarietà assoluta e “l'homo lupus”, fu costretto
a condividere ed organizzare la propria vita con gli altri, creando,
attraverso la “social catena”, la Civiltà.
Le prime testimonianze della presenza dell'uomo in queste zone,
dove si recava per cacciare e raccogliere frutti selvatici, risalgono
al 7°-8° secolo a.C.
In
questo periodo i romani hanno iniziato a sfruttare le cave di tufo
per costruire edifici pubblici e privati.
L'elemento geologicamente più importante è costituito
dalla rupe tufacea, sulla quale sorgono la stupenda Torre medioevale,
il monumentale Casale e il “Borgo rurale”, costituito da diverse
costruzioni utilizzati, in passato, per scopi diversi e che oggi
risultano, nella maggior parte dei casi, in condizioni decisamente
precarie.
Secondo una convinzione radicata, il nome “Cervelletta” può
derivare dal fatto che, nel medioevo, nella zona, esisteva una vasta
riserva di cervi. Il cervo è anche il simbolo dei Trinitari
che, nel Medioevo, hanno posseduto il sito.
Comunque il termine latino “cervus” significa anche palo di sostegno,
in ricordo, forse, delle antiche palafitte? Secondo una ipotesi
più moderna e più accreditata il nome deriverebbe
dal termine latino “acervus”, che, in italiano significa mucchio,
colle, monticolo, piccola collina; non a caso il nome del quartiere
limitrofo è quello di “Colli Aniene”. Anche se privo di colli,
sbancati all'atto della sua edificazione, il quartiere è
circondato da numerose collinette costituite da pietra tufacea e
da strati di pozzolane, chiaramente di origine vulcanica.
Su uno di questi “acervi”, il Monte della Puletrara, a Nord rispetto
al Casale, sorgeva una grande villa rurale romana risalente agli
ultimi anni della Repubblica ed ai primi anni dell'Impero. Fino
a qualche anno fa, si potevano scorgere ancora gli ingressi alle
due grandi cisterne.
Qualche studioso avanza l'ipotesi che anche il sito del Casale fosse
una villa romana o un'appendice di essa.
Era la vita, 2000 anni fa, alla villa romana, sul Colle della Poletrara...-“Ave,
domine...!” -"Ave...!” ... era il saluto consueto e il robusto
carro, carico di derrate alimentari prodotte nella villa, si perdeva
rumoroso sull'acciottolato di basoli, percorrendo il diverticolo
che collegava la villa con la via Collatina, mentre una matrona
avanzava, proveniente, all'altro lato, dalla Via Tiburtina per un
incontro d'amore.
Dal
fondo della valle proviene il muggito dei buoi e il belato degli
ovini, mentre gli schiavi asserviti al massacrante lavoro agricolo
stanno raggiungendo i loro miseri giacigli.
Dopo la fine dell'Impero romano, si afferma il lungo periodo medievale,
dominato dall'aristocrazia feudale. Di questo periodo storico l'elemento
più significativo è rappresentato dalla bellissima
Torre del 1200...e il ricordo va a quel terribile giorno in cui
la nobildonna Isabella aveva invitato, per un intrattenimento conviviale,
la famiglia dei duchi Alvari di un feudo vicino.
Mentre a pranzo discutevano piacevolmente, la voce allarmata della
vedetta, dalla sommità della Torre, annunciava un incendio
spaventoso che distrusse tutti i raccolti, provocando una devastante
carestia che segnò profondamente la vita dei feudi, condannando
inesorabilmente alla fame e, quindi, alla morte, sopratutto i figli
dei servi-contadini (servi della gleba).
Con le crisi del Feudalesimo e l'avvento delle Signorie prima e
del Principato poi, intorno alla Torre, venivano addossandosi delle
costruzioni; le prime, ad opera degli Sforza, risalgono alla seconda
metà del '500. Nel 1606 gli Sforza cedono la proprietà
della tenuta (di circa 264 ettari) agli Alvari che, però,
abbandonano a se stessa la Cervelletta che, nel 1628, venne acquistata,
ad un'asta, dal Cardinale Scipione Borghese, il quale, nel 1629,
costruì la parte anteriore del Casale ed iniziò la
costruzione di alcune stalle e fienili.
L'ultima famiglia, nobile perché imparentata con i Borghese,
che ha avuto in possesso la Cervelletta fino al 1951 e che ha ultimato
la costruzione del Casale e del nucleo circostante (il “borgo rurale”),
è stata quella dei Salviati. Degli originali 264 ettari,
a causa dell'abbandono dell'agricoltura, causato dal boom economico
degli anni '50 - '60 - '70 e della devastante antropizzazione del
territorio che ne è seguito, utilizzato per le costruzioni
residenziali della 167, rimanevano circa 40 ettari che furono frazionati
e venduti a due finanziarie edilizie.
La “Magis” ha acquistato la sezione a ridosso del Piano di zona
n° 15 (Colli Aniene), alla “Tirrena” andò quella attigua
a via di Tor Cervara, che, oltre al complesso monumentale del Casale,
al “Rimessino” e a circa 20 ettari di terreno, conteneva anche il
“borgo rurale”.
E' assolutamente necessario, a questo punto, ricordare il contributo
di quanti, con l'ingegno, l'opera e, talvolta, la loro vita, hanno
reso possibile la vitalità e la straordinaria produttività
della grande azienda agro-zootecnica della Cervelletta. In primo
luogo: le famiglie Bonfichi e Secondi, provenienti questa dalla
Lombardia (Carlo, Mino, Luigi) dei fattori e collaboratori Pietro,
Natale, Silvio con le loro infaticabili compagne e le centinaia
di operatori agricoli provenienti dalle zone circostanti."
Dal
libro “La Cervelletta di Mimmo e con Mimmo” del prof. Pietrangeli
www.collianiene.org