Dal libro "La Cervelletta di Mimmo e con Mimmo" del prof.
Pietrangeli: “Ora, finalmente, entriamo nel Casale, attraversiamo
l'ampio porticato, contraddistinto da due ordini di volte: la prima
a “botte”, la seconda a “crociera” che introduce al grande cortile.
Portatevi in fondo al cortile; ora rivolgete lo sguardo verso la
Torre: magnifica... vero? E' una torre medievale che risale al 1200,
quando, intorno, non c'erano che boschi e superfici agricole.
E' alta 27 m. con lato di 7 m. .
Le torri medievali, espressione della potenza dell'aristocrazia
feudale, erano abitate dal 1° piano, a cui si accedeva attraverso
un ponte levatoio, che alcuni archeologi sostengono essere nel lato
opposto a quello che stiamo osservando. Nella generalità
dei casi una torre assolveva a tre funzioni, identificabili anche
nella struttura architettonica: la prima è quella di “semaforica”;
se guardate la sommità della torre, sotto i due merli centrali
guelfi, (quelli ghibellini sono a coda di rondine), ci sono due
anelli di pietra bianca e, sotto, delle mensole che servivano per
inserirci e sostenere delle fiaccole, utili per trasmettere, durante
la notte, messaggi di pericolo, di aggressione, d'incendio... alle
altre torri delle vicinanze: Tor Cervara, Tor Sapienza, Tor S, Eusebio
ecc..
Di giorno si può immaginare accogliessero bandiere o stendardi
e trasmettere messaggi diversi.
La seconda funzione è quella militare: sulla sommità
correva un ballatoio, di cui rimangono due sostegni in pietra bianca,
nel lato alla vostra sinistra, utilizzato per vedetta, ma anche
per offesa e difesa.
La terza funzione era quella “giurisdizionale”; indicava, cioè,
la proprietà.
Oltre ai merli, altri elementi architettonici della Torre, sono
costituiti dalla piccola costruzione “aggettante”, che fuoriesce,
cioè, dal corpo di fabbrica della Torre, a circa metà
della sua altezza: si tratta di una latrina che ricorda quelle che
i romani costruivano per i loro soldati lungo le mura. La lunga
scia disegnata sui mattoncini di tufo sottostanti alla latrina testimoniano
la funzione da questa esercitata successivamente alla sua costruzione.
L'altro elemento architettonico importante è dato dalla piccola
feritoia a “bocca di lupo” rastremata, cioè, verso l'interno
che rappresenta l'unica finestra originaria della Torre. Le altre
sono state ricavate successivamente.
Fino a qualche decennio fa, alla base della Torre c'era un grande
abbeveratoio per i numerosi animali “liberi” presenti nelle stalle
del Casale; si dice alimentato da una sorgente sotterranea al centro
del cortile. Una leggenda vuole che, all'interno della Torre, sia
stata tenuta prigioniera Beatrice Cenci.
Intorno al grande cortile quadrato, si possono osservare le aperture
che davano accesso ai diversi corpi di fabbrica delle stalle (doppi
verso l'A24 e via Tor Cervara) con i sottostanti fienili caratterizzati
da grandi finestroni, un tempo tutti aperti, poi molti di essi murati,
che servivano per far passare aria e luce ed essiccare ulteriormente
l'erba (il fieno) utilizzato per alimentare i numerosi animali.”
STORIA
DELLE TORRI ROMANE
La
Torre della Cervelletta insieme alle altre cinquanta torri della
città sono antiche costruzioni di un sistema difensivo emblema
dell'epoca medievale di Roma. Nate nell’VIII secolo allo scopo di
mettere un freno alle scorrerie dei saraceni e di altri predoni,
divennero nei secoli successivi un sistema di vedette per il controllo
dei terreni dell’Agro Romano che consentisse di avvistare le imbarcazioni
in avvicinamento e di trasmettere in breve tempo l’allarme mediante
segnali luminosi e di fumo. In questo modo tutto l’Agro, fino a
Torre Astura (Anzio), fu sorvegliato da torri, molte delle quali,
sebbene in un grave stato di degrado, sono ancora visibili. Molte
torri furono danneggiate o distrutte a causa di terremoti, altre
inglobate in palazzi rinascimentali o di età successive.
Con il passare del tempo, le torri divennero simbolo di prestigio
e di potere per le grandi famiglie baronali della nobiltà
romana. I combattimenti tra i vari signorotti locali si svolgevano
frequentemente intorno ad esse, avendo come obiettivo la loro conquista.
Nacquero quindi i borghi medievali che furono all’origine dei Comuni
e che videro protagoniste le casate degli Orsini e dei Colonna,
in costante conflitto. Nelle campagne abitava la popolazione rurale
che viveva delle risorse della terra, ed, in caso di pericolo, si
rifugiava nei borghi fortificati chiedendo la protezione dei signori
locali. Il territorio, infatti, era spesso insidiato dalla presenza
dei briganti che imperversarono nella campagna romana fino all’età
moderna.
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