7 aprile 2020 - Quando sono venuta ad abitare a Colli Aniene
non sapevo neppure dell'esistenza della Cervelletta, quando per
un attacco di curiosità, un giorno mi sono ripromessa di
fare un bel giro nel bosco che mi circondava.
Inoltrandomi
nel bosco, ricordo che era di primavera. Mi accolse un grande appezzamento
di gigli gialli e tante nutrie che distese in terra stavano prendendo
il sole.
Saltellando
tra una pozzanghera e l'altra sono arrivata ad un casale che sembrava
uscito da una fiaba. Era appunto il casale della tenuta della Cervelletta,
così chiamato perché sembra che in
antichità
fosse popolato da cervi ed addirittura si potrebbe ipotizzare una
derivazione dal latino “acervus”, ossia cumulo, sorta di scaglie
alte venticinque metri formate da i rifiuti di una lavorazione di
tufo.
Il
posto fu per tanti anni proprietà degli Sforza poi passò
di famiglia in famiglia fino ad arrivare ai Serviati. In seguito
il medico Angelo Celli vi impiantò una prima stazione sperimentale
contro la malaria a base di chinino. Entrare nel casale mi sembrò
di sognare. Un posto magico, così ben conservato nel suo
aspetto medievale ed inserito in una città moderna come Roma
non è cosa di poco conto.
Attraverso
tre piccole scale ho avuto accesso ad una stanza immensa con grandi
finestroni nella quale ho immaginato dame e cavalieri. Le donne
intente ai lavori muliebri e gli uomini a esercitazioni militari.
Frecce, balestre, armature, spade ed altro appese ai muri. La volta
a botte precedeva una grande stanza con volta a crociera dove erano
le stanze private. Ora tutto questo sta andando in rovina.
Ci
vorrebbe un grande restauro per salvare almeno il bellissimo portone
sul quale troneggia lo stemma degli Sforza.
Ci
sarebbe molto da dire in quanto ad arte nel castello sovrastato
da una torre orlata da merli guelfi. E' per questo che vogliamo
salvare il posto, ma non solo.
Che
cosa ne vogliamo fare di questo gioiello una volta salvato e restaurato?
Un bel centro di studi, un luogo di incontro di cultura, una biblioteca,
un centro per ascoltare della buona musica, un centro di aggregazione
dove tutti possano godere il bello del bello.
Alba
Geri
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