“Questo
8 marzo così diverso” di Anna Maria Virgili
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6
marzo 2025 - Come ogni anno celebriamo questa giornata
per richiamare l’attenzione e sottolineare l'importanza delle
lotte per la conquista dei diritti delle donne, per ricordare
la storia dell’esclusione, le rivendicazioni sociali, economiche,
politiche percorse nei secoli per l'uguaglianza di genere,
contro le discriminazioni e le violenze contro le donne.
Questo 8 marzo appare diverso dagli altri, cade in un momento
della nostra storia che ci mette davanti a scenari di guerra,
di sopraffazione, con la prospettiva di un riarmo scriteriato,
prioritario rispetto al bene comune. La cultura dominante
di guerra e di violenza si focalizza sulla militarizzazione
in ogni ambito, sulla priorità di un scellerato riarmo
che ha radici storiche che risiedono nell’ordine simbolico
patriarcale imperniato sulla gerarchizzazione, sull’affermazione
di una virilità aggressiva che legittima socialmente
la violenza contro le donne, portando a percepire come necessario
e giusto l’ordine materiale e mentale della guerra. Il patriarcato
non è un’ esclusiva maschile, ci sono donne infatti,
capi di governo, che portano l’elmetto a dimostrazione che
non basta il genere.
La guerra rende così ancor più evidente l’incapacità
di accettare l’esistenza nel mondo del diverso da sé,
di più soggetti dialoganti fra loro: nodi cruciali
del nostro tempo fatto di particolarismi, nazionalismi, integralismi,
separatismi, dietro la cui mitologia si trascinano interi
paesi in guerra.
Questo 8 marzo appare diverso dagli altri. Se lo si vuole
celebrare davvero, si lavori per la pace, per il benessere
dei popoli, per una Europa che guarda all’uguaglianza e alla
solidarietà. Forse lo slogan più adatto
potrebbe coniugare una proposta antica del femminismo con
la necessità dell’oggi:”giù le armi,
fuori la guerra dalla storia” (Anna Maria Virgili).
Che
cosa aggiungere a quanto scritto da Anna Maria? Riporto soltanto
quanto ho dichiarato nel libro "In
volo tra fantasia e realtà": Sulla
guerra ho una posizione precisa: pace, pace, pace senza “se”
e senza “ma”. In guerra muoiono tanti ragazzi che spesso hanno
meno di vent’anni, ai quali è stato imposto l’utilizzo
di un’arma che uccide altri giovani soldati incolpevoli come
loro. In guerra muoiono tanti bambini a cui viene negato un
futuro. In guerra muoiono persone giovani e anziane sotto
le bombe cosiddette intelligenti costruite da guerrafondai
veramente ottusi. In guerra non muoiono i politici
che l’hanno imposta ai popoli in nome di principi
a cui non credono neanche loro. Le vere ragioni per le quali
si combatte una guerra è l’avidità di denaro
e la sete di potere. (Antonio Barcella)
“Mettete
dei fiori nei vostri cannoni” cantavano i Giganti
nel 1967.
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