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Viaggio nella memoria – La battaglia di San Basilio del 1974

6 dicembre 2016 - Il prossimo 10 dicembre su RAI 3 nella trasmissione “Fuori Orario” andrà in onda il documentario "San Basilio, storie de Roma". Il progetto si sviluppa a partire da alcune realtà del territorio che cercano di ricostruire, attraverso la ricerca storica e la sua riattualizzazione, la storia di una borgata simbolo della città di Roma. Il progetto nasce come iniziativa di commemorazione della morte del giovane Fabrizio Ceruso e della “Battaglia” di San Basilio nel 1974. L’episodio va inquadrato nel periodo storico di quegli anni, denso di forti contrapposizioni, movimenti e proteste. Nei primi giorni di settembre di quell’anno, al termine di un ciclo di lotta per la casa che portò all’occupazione di migliaia di stabili in città, a S. Basilio la polizia intervenne per sgomberare 150 famiglie che da più di un anno avevano occupato alcuni appartamenti IACP in via Montecarotto. Al di là delle motivazioni, condivisibili o meno, che portarono alla protesta, il quartiere visse giorni di drammatici, durante i quali, l’8 settembre, Fabrizio venne ucciso dal fuoco della polizia.

A partire da questo episodio – scrive in un comunicato stampa l’organizzazione Progetto San Basilio - è sorta l’esigenza di riscoprire la memoria collettiva ormai insabbiata, quando non dolosamente cancellata, e farla rivivere non come rito di consuetudine ma come strumento di organizzazione di una comunità per affrontare bisogni, problemi e contraddizioni più che mai attuali.

Il progetto, nel suo piccolo, costituisce un tentativo di narrazione della storia pubblica (public history) dal basso, ovvero la storia applicata e diffusa al di fuori degli ambiti tradizionali, in grado di utilizzare diversi linguaggi e strumenti per raccontare, e soprattutto far raccontare, la storia da e per contesti diversi dal mondo accademico. Questo approccio consente di analizzare il giacimento storico di un territorio e/o di una comunità locale, quasi sempre assente dalla storiografia ufficiale, e di far emergere il suo patrimonio immateriale di memorie, traducendole in iniziative pratiche per la sua conoscenza.

La narrazione della storia dal basso è una pratica per nulla scontata.
E’ evidente, e in tal senso il caso di Ceruso a San Basilio è emblematico, come chi “scriva” materialmente la storia operi un sistematico svuotamento delle memorie collettive all'interno della società, specialmente in relazione ad episodi di particolare rilevanza come la rivolta del settembre 1974. Rimozione attuata sia attraverso i mass media, veri artefici della (de)costruzione dell’immaginario collettivo, sia attraverso l’odierna mercificazione e massificazione di tutti gli aspetti culturali e scientifici, non ultima proprio la storia.
Il mondo accademico, ipotetico custode del sapere storico in tutte le sue forme, è sempre più lontano dalle istanze sociali e sempre più attento alle esigenze del mercato. In questo senso, raccontare la storia dal basso può assumere un valore importante, sia per recuperare e restituire al sapere collettivo aspetti che fanno indelebimente parte della propria identità, sia come metodo sperimentale di narrazione storica.

Da questi spunti abbiamo cercato di ricostruire la storia delle borgate romane, e di San Basilio in particolare, evidenziando la reazione con cui quella comunità si oppose alla sottrazione di bisogni primari, in primis quello della casa ma non solo. Non si tratta di idolatrare una realtà che, di certo, presentava mille problemi e contraddizioni. Si tratta, piuttosto, di porsi alcuni interrogativi: che ruolo svolge la storia della città di Roma, e soprattutto delle sue borgate, dentro a esplosioni di rabbia popolare così marcati? E’ possibile trovare una chiave di riattualizzazione di quegli avvenimenti? E’ possibile tracciare una linea tra eventi di più di 40 anni fa ed oggi? Che senso ha raccontare la storia dal basso, e soprattutto farla raccontare a chi l'ha vissuta in prima persona e non da specialisti del settore?

A queste e molte altre domande proviamo a rispondere nel documentario, autoprodotto senza alcun finanziamento, non certo con l'obiettivo di esaurire gli argomenti ma di fornire spunti di riflessione ed attivazione.

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