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gennaio 2017 - I Romani passarono alla storia, non
solo per i loro successi militari, ma per le opere di ingegneria
muraria che ancora resistono all’usura del tempo: acquedotti,
dighe, ponti, e anfiteatri. Una capacità che ormai
sembra perduta dai loro eredi a giudicare dai muri che cadono
dopo qualche decina d’anni dalla loro costruzione o all’orribile
spettacolo fatto di crepe e ferri scoperti negli edifici scolastici
del nostro territorio.
È passato pochissimo tempo da quando, grazie alle nostre
insistenze, l’amministrazione di prossimità dava l’incarico
di riparare il muro caduto nel Parco Livio Labor e riapriva
il passaggio pedonale per disabili chiuso da oltre un anno.
Solo due o tre mesi e lo stesso parco torna all’attenzione
generale per una grossa fenditura in un muro di contenimento
che rappresenta un pericolo per chi vi transita vicino.
In seguito alla segnalazione di un’associazione del territorio,
Roma Civitas Opus, il muro lesionato è stato transennato
ed è in attesa di verifica da parte degli organi competenti.
Speriamo che anche questa volta non si ricominci con il solito
balletto sulle responsabilità che ha procrastinato
di oltre un anno l’intervento precedente.
Quello che si chiedono i residenti sono i motivi per i quali
le opere pubbliche reggano così poco all’usura del
tempo. Si tratta di cedimenti strutturali imprevedibili o
sono stati utilizzati materiali troppo economici per resistere
ai normali fenomeni meteorologici ?
Attendiamo speranzosi gli interventi necessari sperando in
un recupero complessivo del parco, oggi fortemente interessato
dal degrado e dall’abbandono, in modo da poterlo riconsegnare
al territorio come un vero luogo di aggregazione.