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Una storia alla “Don Camillo e Peppone” per le campane della chiesa Sant’Igino Papa

10 gennaio 2017 - Vi ricordate la storia fatta di rivalità e dispetti tra Don Camillo e Peppone uscita dalla penna dello scrittore e giornalista Giovannino Guareschi ? Un episodio di questi giorni ce l’ha molto ricordata. Abbiamo atteso un po’ a raccontare una vicenda che con un po’ di buonsenso poteva essere tranquillamente evitata. Premetto che vivo un po’ troppo lontano dalla parrocchia di Sant’Igino per esprimere un parere diretto ma a giudicare da quanti si sono accodati ad un post pubblicato su Facebook, che lamentava il disturbo continuo delle tre campane della chiesa che suonano all'impazzata fin dalle prime ore del mattino, un fondo di verità deve pur esserci. Da quanto è stato scritto sembra che il parroco di detta parrocchia non abbia dato molto peso alle segnalazioni di disturbo eccessivo riportate da alcuni residenti. La domanda che sorge spontanea è: “questo rumore rientra nei limiti fissati dalla legge oppure no?” Ricordiamo che esiste una normativa sul suono della campana e sull'inquinamento acustico in generale, che deve essere rispettata anche dalle chiese, la soglia di tolleranza del livello di decibel e' fissata da un Decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri del 11/11/1997 . Bisogna altresì evidenziare che la Chiesa Sant’Igino Papa è praticamente inglobata nei palazzi adiacenti, motivo per il quale, pur rientrando nei termini fissati dalla legge potrebbe arrecare lo stesso disturbo ai palazzi confinanti. E allora? Forse con un po’ di buonsenso si potrebbe attenuare la diatriba. Il parroco potrebbe diminuire il tempo di martellamento, evitando che la campana suoni a tutto volume anche tre volte in mezz' ora, e i residenti dovrebbero mostrare una maggiore tolleranza e capire le ragioni che inducono un luogo di culto a “chiamare” a raccolta i parrocchiani.
L’amico Carabetta sulle pagine di “Abitare a…” ha usato la consueta ironia per commentare l’episodio raccontando come il papa Pio IX provvide ad azzittire le campane di Roma dimostrando diligenza e sensibilità alle necessità dei suoi sudditi. Ma forse non c’è bisogno di risalire al 1846 per capire che la diatriba sul disturbo delle campane è un fatto usuale che trova tanti riscontri nella cronaca italiana.

Ricordiamo invece che, secondo la massima della Sentenza della Corte di Cassazione, sez. I, n. 2316/1998, «…il rumore prodotto dal suono delle campane di una chiesa, mentre al di fuori del collegamento con funzioni liturgiche può dar luogo al reato previsto dall’art. 659 c.p. non diversamente da quello prodotto da qualsiasi altro strumento sonoro, nell’ambito delle funzioni liturgiche — la cui regolamentazione, nel vigente diritto concordatario, é riconosciuta alla Chiesa cattolica — integra il predetto reato solo in presenza di circostanze di fatto che comportino il superamento della soglia della normale tollerabilità e in assenza di specifiche disposizioni emanate dall’autorità ecclesiastica intese a recepire tradizioni e consuetudini atte a meglio identificare, in relazione alla non continuità del suono e al suo collegamento con particolari “momenti forti” della vita della Chiesa, il limite della normale tollerabilità».
In poche parole, se è controversa la materia in merito al suono prodotto nell’ambito dell’attività liturgica, non lo è quella relativa al rintocco delle ore: ricade nell’ambito dell’inquinamento acustico ed è un diritto chiedere la riduzione del suono prodotto all’interno dei limiti massimi consentiti.
(fonte https://www.uaar.it/laicita/campane/)

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