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gennaio 2017 - Vi ricordate la storia fatta di rivalità
e dispetti tra Don Camillo e Peppone uscita dalla penna dello
scrittore e giornalista Giovannino Guareschi ? Un episodio
di questi giorni ce l’ha molto ricordata. Abbiamo atteso un
po’ a raccontare una vicenda che con un po’ di buonsenso poteva
essere tranquillamente evitata. Premetto che vivo un po’ troppo
lontano dalla parrocchia di Sant’Igino per esprimere un parere
diretto ma a giudicare da quanti si sono accodati ad un post
pubblicato su Facebook, che lamentava il disturbo continuo
delle tre campane della chiesa che suonano all'impazzata fin
dalle prime ore del mattino, un fondo di verità deve
pur esserci. Da quanto è stato scritto sembra che il
parroco di detta parrocchia non abbia dato molto peso alle
segnalazioni di disturbo eccessivo riportate da alcuni residenti.
La domanda che sorge spontanea è: “questo
rumore rientra nei limiti fissati dalla legge oppure no?”
Ricordiamo che esiste una normativa sul suono della campana
e sull'inquinamento acustico in generale, che deve essere
rispettata anche dalle chiese, la soglia di tolleranza del
livello di decibel e' fissata da un Decreto
della Presidenza del Consiglio dei Ministri del 11/11/1997
. Bisogna altresì evidenziare che la Chiesa Sant’Igino
Papa è praticamente inglobata nei palazzi adiacenti,
motivo per il quale, pur rientrando nei termini fissati dalla
legge potrebbe arrecare lo stesso disturbo ai palazzi confinanti.
E allora? Forse con un po’ di buonsenso si potrebbe attenuare
la diatriba. Il parroco potrebbe diminuire il tempo di martellamento,
evitando che la campana suoni a tutto volume anche tre volte
in mezz' ora, e i residenti dovrebbero mostrare una maggiore
tolleranza e capire le ragioni che inducono un luogo di culto
a “chiamare” a raccolta i parrocchiani.
L’amico Carabetta sulle pagine di “Abitare a…” ha usato la
consueta ironia per
commentare l’episodio raccontando come il papa Pio IX
provvide ad azzittire le campane di Roma dimostrando diligenza
e sensibilità alle necessità dei suoi sudditi.
Ma forse non c’è bisogno di risalire al 1846 per capire
che la diatriba sul disturbo delle campane è un fatto
usuale che trova tanti riscontri nella cronaca italiana.
Ricordiamo
invece che, secondo la massima della Sentenza della Corte
di Cassazione, sez. I, n. 2316/1998, «…il rumore prodotto
dal suono delle campane di una chiesa, mentre al di fuori
del collegamento con funzioni liturgiche può dar luogo
al reato previsto dall’art. 659 c.p. non diversamente da quello
prodotto da qualsiasi altro strumento sonoro, nell’ambito
delle funzioni liturgiche — la cui regolamentazione, nel vigente
diritto concordatario, é riconosciuta alla Chiesa cattolica
— integra il predetto reato solo in presenza di circostanze
di fatto che comportino il superamento della soglia della
normale tollerabilità e in assenza di specifiche disposizioni
emanate dall’autorità ecclesiastica intese a recepire
tradizioni e consuetudini atte a meglio identificare, in relazione
alla non continuità del suono e al suo collegamento
con particolari “momenti forti” della vita della Chiesa, il
limite della normale tollerabilità».
In poche parole, se è controversa la materia in merito
al suono prodotto nell’ambito dell’attività liturgica,
non lo è quella relativa al rintocco delle ore: ricade
nell’ambito dell’inquinamento acustico ed è un diritto
chiedere la riduzione del suono prodotto all’interno dei limiti
massimi consentiti. (fonte https://www.uaar.it/laicita/campane/)