25
gennaio 2017 - La questione della qualità
del cibo nelle mense scolastiche è un dibattito sempre
aperto e molto delicato. I genitori chiedono da tempo una
qualità migliore del cibo che viene distribuito ogni
giorno nelle mense scolastiche della Capitale. Circa 260 milioni
di pasti sono prodotti ogni anno da un esercito di 37mila
lavoratori, spesso sconosciuti agli appaltatori e con pochi
controlli e alti rischi per la qualità dei cibi somministrati
ai bambini. Ma i menu scolastici da quali cibi dovrebbero
essere composti? Da quanti carboidrati, da quante proteine,
da quanti grassi? L’amministrazione Capitolina tenta di dare
una risposta a questi quesiti approvando la delibera con nuove
linee d’indirizzo per l’affidamento del servizio di refezione
scolastica nei nidi, nelle sezioni “ponte” e “primavera”,
nelle scuole d’infanzia comunali e statali, nelle primarie
e secondarie di 1° grado. Le regole valgono per il periodo
1° settembre 2017 – 31 luglio 2020. Novità principali,
la previsione di livelli qualitativi elevati come l’uso di
prodotti bio, la donazione delle derrate non consumate ad
enti caritatevoli, l’inserimento della “clausola sociale”.
Un provvedimento innovativo, afferma il Campidoglio in una
nota, con il quale “si è voluto perseguire un sostanziale
miglioramento della qualità del servizio, gestendolo
con un appalto centralizzato e prevedendo una strategia di
gara che si conformi a standard elevati”. Tra questi:
• l’inserimento dei nidi capitolini a gestione diretta;
• l’uso di prodotti biologici, Dop, Igp, equosolidali biologici
e a filiera corta locale;
• specifiche previsioni di tutela ambientale, in particolare
per il contenimento e la differenziazione dei rifiuti e degli
scarti alimentari;
• filiera corta: il ciclo di produzione, trasformazione e
confezionamento delle derrate alimentari dovrà svolgersi
entro 300 chilometri in linea d’aria dal Campidoglio;
• l’utilizzo di mezzi su ferro, vetture ibride o elettriche
per almeno il 50% del trasporto;
• la donazione delle derrate alimentari integre e non utilizzate
ad enti caritatevoli e la destinazione al consumo animale
o al compostaggio delle derrate cucinate e non consumate;
• l’inserimento della cosiddetta clausola sociale a tutela
dei lavoratori impiegati nel sistema di refezione attuale,
in ossequio alla normativa del settore relativamente agli
equilibri occupazionali.
Antonio
Barcella
www.collianiene.org
news@collianiene.org