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La nostra terra dei fuochi - Libertà di respirare aria e non diossina!

29 maggio 2017 - Per tutta la notte un forte odore acre di plastiche bruciate si è sparso per Colli Aniene, Ponte Mammolo e Tor Cervara lasciando la solita sensazione di un territorio abbandonato al suo destino. Due squadre dei vigili del fuoco e due autobotti con circa 15 unità, per tutta la notte, hanno lavorato per domare le fiamme, probabilmente divampate dalla combustione di alcune sterpaglie che ha successivamente coinvolto una grossa discarica posta accanto ad un vecchio casale nei pressi di via di Tor Cervara, nelle vicinanze del depuratore. Il rogo è stato segnalato intorno alle 16,30 e ha prodotto una grossa nube nera che si è poi diretta verso il nostro quartiere. In via precauzionale è stato chiuso un tratto di via di Tor Cervara tra la Tiburtina e la A24. Tutto questo segue l’enorme rogo di Pomezia di alcuni giorni fa. Non osiamo neppure immaginare cosa sia bruciato ieri sera ma il forte odore di plastiche che ancora si avverte questa mattina ci fa temere che si tratti di diossina. Una sostanza composta di vapori di cloro altamente inquinante e un cancerogeno riconosciuto. I danni causati dalle diossine sono di diversa natura. In primo luogo, nell’esposizione acuta e a grandi quantità si producono ulcerazioni della pelle, ed è la pelle il primo bersaglio anche delle esposizioni meno forti, con una malattia chiamata cloracne, molto caratteristica perché si manifesta inizialmente con lesioni simili a grandi “punti neri”. L’incenerimento dei rifiuti che contengono cloro (alcuni tipi di plastica o la carta sbiancata chimicamente) emette diossina: per legge gli inceneritori devono usare speciali filtri. La soglia massima di tollerabilità è stata infatti fissata dall’Organizzazione mondiale della Sanità in un trilionesimo di grammo al giorno per kg di peso.
I quotidiani principali parlano solo di grosso incendio di sterpaglie ma la puzza di plastica bruciata è inconfondibile e questa mattina si avvertiva distintamente. Ormai siamo diventati esperti su quanto ci costringono a respirare ogni giorno. I continui roghi tossici prodotti dalle discariche poste vicino ai numerosi campi rom della zona est della capitale continuano ad essere ignorati come frutto di un effetto collaterale di un problema sociale che non si intende affrontare. Le numerose denunce vengono per lo più archiviate come “atto ad opera di ignoti” quando i responsabili si conoscono benissimo. Purtroppo in Italia manca completamente la cultura dell’ambiente e ci si scandalizza solo quando il reato assume proporzioni intollerabili.

Antonio Barcella
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