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maggio 2017 - Per tutta la notte un forte odore acre
di plastiche bruciate si è sparso per Colli Aniene,
Ponte Mammolo e Tor Cervara lasciando la solita sensazione
di un territorio abbandonato al suo destino. Due squadre dei
vigili del fuoco e due autobotti con circa 15 unità,
per tutta la notte, hanno lavorato per domare le fiamme, probabilmente
divampate dalla combustione di alcune sterpaglie che ha successivamente
coinvolto una grossa discarica posta accanto ad un vecchio
casale nei pressi di via di Tor Cervara, nelle vicinanze del
depuratore. Il rogo è stato segnalato intorno alle
16,30 e ha prodotto una grossa nube nera che si è poi
diretta verso il nostro quartiere. In via precauzionale è
stato chiuso un tratto di via di Tor Cervara tra la Tiburtina
e la A24. Tutto questo segue l’enorme rogo di Pomezia di alcuni
giorni fa. Non osiamo neppure immaginare cosa sia bruciato
ieri sera ma il forte odore di plastiche che ancora si avverte
questa mattina ci fa temere che si tratti di diossina. Una
sostanza composta di vapori di cloro altamente inquinante
e un cancerogeno riconosciuto. I danni causati dalle diossine
sono di diversa natura. In primo luogo, nell’esposizione acuta
e a grandi quantità si producono ulcerazioni della
pelle, ed è la pelle il primo bersaglio anche delle
esposizioni meno forti, con una malattia chiamata cloracne,
molto caratteristica perché si manifesta inizialmente
con lesioni simili a grandi “punti neri”. L’incenerimento
dei rifiuti che contengono cloro (alcuni tipi di plastica
o la carta sbiancata chimicamente) emette diossina: per legge
gli inceneritori devono usare speciali filtri. La soglia massima
di tollerabilità è stata infatti fissata dall’Organizzazione
mondiale della Sanità in un trilionesimo di grammo
al giorno per kg di peso.
I quotidiani principali parlano solo di grosso incendio di
sterpaglie ma la puzza di plastica bruciata è inconfondibile
e questa mattina si avvertiva distintamente. Ormai siamo diventati
esperti su quanto ci costringono a respirare ogni giorno.
I continui roghi tossici prodotti dalle discariche poste vicino
ai numerosi campi rom della zona est della capitale continuano
ad essere ignorati come frutto di un effetto collaterale di
un problema sociale che non si intende affrontare. Le numerose
denunce vengono per lo più archiviate come “atto ad
opera di ignoti” quando i responsabili si conoscono benissimo.
Purtroppo in Italia manca completamente la cultura dell’ambiente
e ci si scandalizza solo quando il reato assume proporzioni
intollerabili.
Antonio
Barcella
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