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luglio 2017 - Tiburtino III diventa territorio di
scontro politico con due manifestazioni pro e contro i centri
di accoglienza migranti che si sono svolte venerdì
scorso e l’occupazione da parte di alcune famiglie senza casa
dell’ex Centro Migranti Sprar, appena liberato. In realtà
questo territorio avrebbe bisogno di altre lotte che diventare
obiettivo di confronto e scontro in merito ad un presidio
umanitario che mediamente ospita circa 40 transitanti in attesa
di essere ricollocati in altre nazioni. Se pensiamo soltanto
a quanto è costato lo schieramento di forze dell'ordine
per evitare lo scontro fisico trale due fazioni e il volo
di un elicottero per controllare il territorio, ci chiediamo
se quel denaro avrebbe potuto essere utilizzato per uno scopo
più adeguato.
In un comunicato di qualche giorno fa, l’Amministrazione capitolina
dichiara di aver dato mandato al Dipartimento Politiche Sociali,
Sussidiarietà e Salute di predisporre tutti gli atti
necessari affinché l’attività del presidio umanitario
di via del Frantoio possa proseguire. I due centri Sprar (Sistema
Protezione Richiedenti Asilo e Rifugiati), situati anch’essi
in via del Frantoio, verranno invece chiusi entro il 30 giugno
e saranno trasformati gradualmente in uno spazio di aggregazione
culturale e sociale per l’area del Tiburtino III, come indicato
dal Municipio. E’ quanto prevede una direttiva emanata dall’assessora
alla Persona, Scuola e Comunità Solidale Laura Baldassarre.
“Si tratta di una scelta che mette a sistema, in modo
virtuoso, elementi diversi. Prosegue l’attività umanitaria
del presidio – spiega l’assessora – perché
la nostra politica intende mettere sempre le persone al centro.
Allo stesso tempo vogliamo decongestionare un’area della città
che presenta da tempo un’elevatissima densità in termini
di accoglienza”.
“Ma non ci limitiamo a questo: garantiamo un’alternativa
valida, di qualità e aperta a tutti, investendo con
forza sul profilo culturale e sociale in quartieri che ne
hanno grande bisogno. Nel complesso – conclude –
mettiamo in campo una soluzione operativa, concreta ed incisiva
che riunisce, in modo organico, necessità diverse ma
compatibili”.
Antonio
Barcella
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