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Il sorriso di Tullio Scatena – Ricordo ad un anno dalla scomparsa

8 luglio 2017 - Un anno fa ci ha lasciato per sempre un caro amico conosciuto nel quartiere per il suo buonumore e l’allegria: Tullio Scatena dei Guitti di Colli Aniene. Tullio ha lasciato nei nostri cuori un vuoto incolmabile ma nella nostra memoria resterà per sempre il l’immagine di quel sorriso amaro che portava sul palcoscenico e fuori di esso. Lo spessore dell’amico Tullio per questo quartiere, dal punto di vista morale e culturale, è così elevato che sentiamo il dovere di ricordarlo con alcune immagini ancora nitide nei nostri pensieri. Una brutta malattia lo ha consumato velocemente ma non è riuscita a cancellare quell’allegria che lo ha accompagnato nella vita. Oltre che attore protagonista è stato autore di commedie brillanti, ispirate dai fatti della vita, che ci hanno fatto riflettere su problemi sociali e drammi della povertà. Utilizzando l’arte teatrale riusciva a trasmettere messaggi importanti e seri attraverso la battuta comica e la risata. Ho più volte sostenuto che Tullio meritava palcoscenici più importanti che i piccoli teatri di periferia strappati di volta in volta alle resistenze di chi li gestiva. La spontaneità era la sua dote più rilevante che ammaliava gli spettatori e li coinvolgeva nelle storie partorite dalla sua prolifica testa. Ha riportato sul palcoscenico la romanità antica e mai volgare, in uno stile di vita che aiuta ad affrontare con ironia e comicità i grandi temi sociali e familiari dei nostri giorni. Più volte l’ho paragonato a celebri commediografi e sono certo che i suoi testi, un giorno, saranno mostrati a platee importanti. Questi testi che trovavano ispirazione tra la gente, nei loro discorsi, al mercato, nei bar, dove Tullio ricavava spunti e temi di interesse raccogliendoli in situazioni paradossali.
Di lui ricordiamo le opere più importanti. “È robba da matti!” - In questo lavoro l’autore mette in correlazione il livello di inquinamento urbano e la follia umana giungendo alla tesi paradossale che il primo sia conseguenza dell’altro. Si tratta logicamente di una “follia anomala”, che non ha nulla di normale, e sembra condizionare soprattutto i nostri governanti con i loro provvedimenti e le tasse demenziali. “Uno spicchio di Paradiso” - Due atti all’insegna del buon umore che portano lo spettatore a riflettere sui danni che stiamo portando al nostro pianeta in termini di inquinamento per i quali nemmeno i “marziani” hanno il coraggio di avvicinarsi a questo pianeta puzzolente. Ambientato in un bar di Piazza dei Miracoli dove i frequentatori abituali assistono ad un miracolo di “Giggetto”, chiamatelo come vi pare ma è sempre Lui, che infonde nuove speranze di sopravvivenza. "Il vento della vita" - l'autore mette in evidenza l'imprevedibilità della vita paragonando il destino al vento che, a volte, non sempre soffia nella direzione che vorremmo, sospingendoci in situazioni nelle quali non avremmo mai immaginato di trovarci. In sintesi...mai dire mai!... “C’è scappato er morto!” - La trama è incentrata sulle vicissitudini familiari di gente semplice e povera che cerca di sbarcare il lunario in questo grave momento di crisi economica che sta attraversando il nostro paese, contando sulla pensione sicura del nonno. Una storia dal finale sorprendente e paradossale che mette in evidenza l’ormai “vitale” importanza dei genitori nell’ambito della famiglia. Per dirla in parole povere, dal dopoguerra in poi, le generazioni sono sempre state autosufficienti ma oggi non è più così: se un giovane ha un padre e una madre pensionati INPS è fortunato, se poi ha pure un nonno e una nonna con la pensione è Superfortunato! “Tutti sul tetto” – E’ stato il cavallo di battaglia di Tullio. L’autore mette di fronte un padre ed una figlia in uno scontro generazionale ambientato nei giorni nostri. "Caro Babbo Natale..." - Una commedia divertente in cui la trama, oltre a far sorridere, stimola tanti spunti di riflessione su temi di attualità. “Che fate a Natale?” – l’autore mette in evidenza i primi sintomi della solitudine inevitabili con l'età che avanza.
E per chi vuole rivedere una sua esibizione in occasione dei 40 anni di Colli Aniene, potrà farlo attraverso questo link: “Herp!”.
Chiudiamo con le parole di Tullio che ogni volta ci ricordava le difficoltà per chi vuole fare arte nel nostro territorio: “Uno spazio, un po’ di gente … e per il resto non chiediamo niente!

Ancora un ricordo di Tullio

Tra le feste di compleanno che l’Associazione L’ANFITEATRO organizza ad ogni primavera, quella dello scorso anno è stata l’unica (se non ricordo male) nella quale non sia stato presente Tullio Scatena con il suo gruppo teatrale “I Guitti di Colli Aniene”.
Tullio non c’è più da un anno. Ma ci manca da un secolo verrebbe da dire. E questo poiché mi va di pensare che Tullio Scatena <<non ci ha lasciato per sempre>>.
Certamente, come ci ricorda amorevolmente e realisticamente Antonio Barcella, Tullio non è più tra noi fisicamente da un anno, ma è veramente difficile non sentirlo/vederlo tra noi; ascoltarlo e vederlo sul palco a recitare.

Quel suo recitare che lo distingueva poiché era più un dialogare con gli attori evidentemente, ma soprattutto, e non di rado, era un dialogare che tendeva rivolgersi ad un pubblico con il quale c’era più di qualche “complicità” culturale in senso antropologico. Un dialogo non sempre e non soltanto verbale, ma totale e, sempre di grande efficacia comunicazionale.

Tullio voleva un pubblico sempre più coinvolto. Persone con le quali si inerpicava su “percorsi” culturali tracciati su di un crinale posto magistralmente tra il serio e il faceto.
E Barcella le ha ricordate quasi tutte le sue produzioni e le rappresentazioni con i suoi “Guitti”.

Ma il senso profondo di quanto ho affermato circa questa sua vocazione a stare in bilico tra il serio e i faceto, l’abbiamo interamente riscontrata e mirabilmente da lui espressa nel suo contributo (essenziale ma senza la pretesa di essere centrale) alla realizzazione dell’evento che dedicammo al contrasto del gioco d’azzardo. Una problematica non certo <socialmente leggera>. Evento denominato appunto <<LIBERIAMO IL GIOCO DAL GIOGO DELL’AZZARDO>> che come Associazione L’ANFITEATRO, unitamente ad altre associazioni di Colli Aniene, promuovemmo di concerto con la Parrocchia Santa Bernadette Soubirous il Giorno di Santo Stefano, non ricordo più di quale anno. Ma non importa. Importa che anche in quella occasione Tullio non tradì la sua vocazione a saper stare in perfetto bilico su quel “folle” crinale.

Ciò che importa ancora di più, è che abbiamo visto Tullio lottare come un leone contro la sua malattia. E sembrava che ce l’avesse fatta; e ce l’aveva in qualche modo anche comunicata quella che doveva essergli sembrata una sua definitiva vittoria, distribuendo alle persone a lui più vicine alcuni appunti al riguardo, unitamente alla scrittura di un “pezzo” molto bello, con il fine di comunicare al “mondo” che non ci si deve arrendere, né rassegnare mai.

Ma poi è andata come è andata. Ma anche qui, per quanto mi riguarda Tullio e la sua “folle e talentuosa vocazione” a stare in bilico su quel crinale, costituisce una presenza incancellabile e non del tutto fantasmatica. Una presenza che, in qualche misura, ci rimanda a Vasco quando ci dice “…che la vita è un brivido che vola via, è tutto un equilibrio sopra la follia…”. Ciao Tullio. Arrivederci. (antono viccaro)

 

Antonio Barcella
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