Ancora
un ricordo di Tullio
Tra
le feste di compleanno che l’Associazione L’ANFITEATRO
organizza ad ogni primavera, quella dello scorso anno
è stata l’unica (se non ricordo male) nella quale
non sia stato presente Tullio Scatena con il suo gruppo
teatrale “I Guitti di Colli Aniene”.
Tullio non c’è più da un anno. Ma ci manca
da un secolo verrebbe da dire. E questo poiché
mi va di pensare che Tullio Scatena <<non ci ha
lasciato per sempre>>.
Certamente, come ci ricorda amorevolmente e realisticamente
Antonio Barcella, Tullio non è più tra
noi fisicamente da un anno, ma è veramente difficile
non sentirlo/vederlo tra noi; ascoltarlo e vederlo sul
palco a recitare.
Quel
suo recitare che lo distingueva poiché era più
un dialogare con gli attori evidentemente, ma soprattutto,
e non di rado, era un dialogare che tendeva rivolgersi
ad un pubblico con il quale c’era più di qualche
“complicità” culturale in senso antropologico.
Un dialogo non sempre e non soltanto verbale, ma totale
e, sempre di grande efficacia comunicazionale.
Tullio
voleva un pubblico sempre più coinvolto. Persone
con le quali si inerpicava su “percorsi” culturali tracciati
su di un crinale posto magistralmente tra il serio e
il faceto.
E Barcella le ha ricordate quasi tutte le sue produzioni
e le rappresentazioni con i suoi “Guitti”.
Ma
il senso profondo di quanto ho affermato circa questa
sua vocazione a stare in bilico tra il serio e i faceto,
l’abbiamo interamente riscontrata e mirabilmente da
lui espressa nel suo contributo (essenziale ma senza
la pretesa di essere centrale) alla realizzazione dell’evento
che dedicammo al contrasto del gioco d’azzardo. Una
problematica non certo <socialmente leggera>.
Evento denominato appunto <<LIBERIAMO IL GIOCO
DAL GIOGO DELL’AZZARDO>> che come Associazione
L’ANFITEATRO, unitamente ad altre associazioni di Colli
Aniene, promuovemmo di concerto con la Parrocchia Santa
Bernadette Soubirous il Giorno di Santo Stefano, non
ricordo più di quale anno. Ma non importa. Importa
che anche in quella occasione Tullio non tradì
la sua vocazione a saper stare in perfetto bilico su
quel “folle” crinale.
Ciò
che importa ancora di più, è che abbiamo
visto Tullio lottare come un leone contro la sua malattia.
E sembrava che ce l’avesse fatta; e ce l’aveva in qualche
modo anche comunicata quella che doveva essergli sembrata
una sua definitiva vittoria, distribuendo alle persone
a lui più vicine alcuni appunti al riguardo,
unitamente alla scrittura di un “pezzo” molto bello,
con il fine di comunicare al “mondo” che non ci si deve
arrendere, né rassegnare mai.
Ma
poi è andata come è andata. Ma anche qui,
per quanto mi riguarda Tullio e la sua “folle e talentuosa
vocazione” a stare in bilico su quel crinale, costituisce
una presenza incancellabile e non del tutto fantasmatica.
Una presenza che, in qualche misura, ci rimanda a Vasco
quando ci dice “…che la vita è un brivido che
vola via, è tutto un equilibrio sopra la follia…”.
Ciao Tullio. Arrivederci. (antono viccaro)
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